6 maggio 2020
Provoca apprensione anche in Italia l’annuncio dato da ArcelorMittal France di voler spegnere un altoforno e diverse cokerie nello stabilimento di Fos-Sur-Mer, nei pressi di Marsiglia (nella foto di testa).
«2.500 lavoratori temono si possa replicare quanto è avvenuto negli anni scorsi per il sito di Florange, dove alla fermata parziale e temporanea degli impianti è seguita la chiusura definitiva. Non è soltanto una ragione solidaristica – dice Gianni Venturi, segretario nazionale Fiom-Cgil e responsabile per la siderurgia – quella che ci lega al loro destino: due terzi delle produzioni dello stabilimento francese sono destinati ai mercati di Italia e Spagna e da quello stabilimento, insieme a quello spagnolo di Aviles, si riforniscono per parte della loro attività, in particolare, i siti di Genova-Cornigliano e di Novi Ligure».
La fermata di Fos-sur-Mer, secondo Venturi, è quindi «legata ad un rapporto di causa-effetto con il nostro mercato, le nostre produzioni, gli assetti complessivi del gruppo ArcelorMittal. Su questo è indispensabile tornare a confrontarsi con il governo e con l’azienda».
L’emergenza Covid-19, prosegue il segretario nazionale Fiom-Cgil e responsabile per la siderurgia. «ha inevitabilmente fermato le lancette dell’orologio a febbraio ma le scadenze e, soprattutto, i nodi irrisolti tornano a premere in tutta la loro urgenza. Piano industriale, assetti societari, ruolo dello Stato, prospettive ambientali ed occupazionali del gruppo non sono dettagli marginali di un confronto che, in realtà, non è mai iniziato. È urgente che il governo istruisca, anche da remoto, tempi e modalità di un negoziato che, nessuno si illuda, possa essere saltato a piedi pari: l’emergenza Covid-19 è una ragione di più, non una di meno, per ricercare scelte sostenibili e condivise».
13 dicembre 2024
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