17 aprile 2020
Ogni giorno ci chiediamo come sarà la nostra vita dopo la fine della pandemia da Covid-19 o come cambieranno i paesaggi fisici e sociali delle città. A questo importante argomento è stato dedicato un dossier di studio intitolato "La pandemia e le sfide green del nostro tempo" (che può essere consultato cliccando sull'icona ) elaborato da Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile insieme a Green City Network e in partnership con Ecomondo-KeyEnergy.
Alla presentazione del dossier sono intervenuti Edo Ronchi, presidente di Fondazione per lo Sviluppo sostenibile che ha introdotto il contesto e il professor Fabrizio Tucci, docente di architettura all'Università Sapienza di Roma e coordinatore degli 80 esperti del Green City Network, che ha definito come oggi possiamo parlare di abitazioni green. Questa rete internazionale è promossa da Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile per supportare un approccio integrato per il benessere e l'inclusione sociale, la promozione della circolarità, la mitigazione sui cambiamenti climatici.
Edo Ronchi ha parlato di “Consumi, rifiuti, energia e mobilità: ragioni e possibilità per cambiare abitudini e stili di vita durante e dopo la pandemia", cioè come gli stili di vita che stiamo sperimentando nella pandemia possono incidere sui processi di decarbonizzazione e di mobilità sostenibile, partendo proprio da alcune valutazioni svolte in questo periodo di lockdown in molte aree a livello mondiale. La prima questione è data dalla gestione dei rifiuti, che è uno dei punti nodali del modello di economia circolare che basa la competizione sulla creazione di un valore aggiunto del servizio di un prodotto e non più sul suo valore alla vendita. L'utilizzo di parti di materiali è il perno del modello.
Ecco, proprio in questo periodo la gestione dei rifiuti ha molte difficoltà, un po' causate dall'impedimento della circolarità dei materiali causati dalla chiusura di aziende che utilizzano materie prime seconde o che le trasportano. Molto invece arriva dalla produzione di rifiuti dalle abitazioni di pazienti positivi al Covid-19 o presunti tali, che entrano nella raccolta con uso di doppio sacco, senza entrare in raccolta differenziata per ragioni di arginazione della pandemia. Sono aumentati anche in grande quantità i rifiuti ospedalieri e sanitari, che sono stoccati in attesa di smaltimenti qui in Italia o negli altri Paesi europei, quando saranno riaperte le frontiere.
Parlando di consumi energetici si ricorda che, facendo riferimento al 2018, il 28% dei consumi totali nazionali proviene dalla dimensione residenziale, corrispondente al 23% delle emissioni di Co2. E che nel periodo 2000-2017 il risparmio energetico domestico è migliorato solo dell'11,6% rispetto alla media europea del 31% circa. È quindi un potenziale interessante per promuovere innovazioni tecnologiche di interi edifici e modifiche sugli utilizzi energetici interni alle case per migliorarne l'efficienza. È anche segnale per uno spazio per micro impianti che utilizzino energie rinnovabili e che possano essere creati in quartiere: micro impianti eolici, solari o che sfruttano il biogas da rifiuti organici. L'innovazione sarà nell'attiviazione di scambi di surplus prodotti tra i diversi prosumers, i cosiddetti produttori e al contempo consumatori. La pandemia ha infine stravolto i nostri spostamenti giornalieri riducendo quasi totalmente i movimenti di persone e merci.
I tre fronti su cui operare sono chiari e sono stati adottati dall'Agenzia Europea per l'Ambiente e dall'UNEP, il programma per l'ambiente delle Nazioni Unite: riduzione dell'utilizzo della mobilità, lo shift verso veicoli e modalità sostenibili, migliorare la qualità ecologica dei mezzi di trasporto.
Il professor Fabrizio Tucci ha analizzato l'abitare al tempo della pandemia in una logica green presentando quali sono le caratteristiche che si amplieranno nel prossimo futuro e che di fatto sono i pilastri concettuali delle green cities: il mix funzionale, l'iper-vicinanza e il multi-centralismo.
Il professor Tucci individua quattro questioni principali, che stanno emergendo durante la pandemia. È cambiato il modo di lavorare, di nutrirsi e di abitare e sono modificazioni delle abitudini che potranno perdurare o ripetersi nel tempo.
La seconda questione è che sta diventando sempre più evidente come alcuni lavori non possano essere svolti con lo smartworking e quindi molti lo hanno perso o sospeso e spesso questi soggetti si trovano anche in condizioni abitative precarie, periferiche o non connesse o semplicemente privi di qualsiasi servizio. Emergono nuovi poveri che potrebbero aumentare con il perdurare del lockdown e che solleciteranno delle risposte in termini di sistema.
La terza questione su cui ragionare è la forte pressione psicologica individuale e sociale che ci sta portando il lockdown e che potrà avere conseguenze in termini di disagi anche in termini di relazioni, o di malattie cardiovascolari o depressive.
La quarta questione riguarda la questione ambientale, di cui proprio in questi ultimi mesi vediamo migliorare alcune condizioni in termini di miglioramento della qualità dell'aria, e allentamento degli stress sulla fauna e sugli ecosistemi naturali.
Gli spazi sociali, le strade come le piazze, sono oggi deserti, mentre gli spazi-filtro, come terrazzini, pianerottoli e cortili, sono di nuovo spazi recuperati in modo sociale per prendere sole, fare passeggiate e saranno i luoghi fulcro su cui ragionare pensando al futuro post pandemia. Mentre lo spazio abitativo, che oggi è l'unico ad essere frequentato è diventato un luogo multifunzione in cui si trascorre il 95% delle 24 ore e in cui si svolgono attività di istruzione, sport, ci si nutre, ci si relaziona, e dove si lavora e ci si connette con il resto del mondo. L'ingresso diviene spazio predisposto alla disinfezione o lasciato anche a dispositivi da utilizzare all'esterno. Nel breve termine si doteranno tutti gli spazi in modo che possano essere connessi verso l'esterno, non solo di attraverso internet, ma con accesso a smart grid e relazioni modulabili secondo ruolo di produttori/consumatori.
Tornano in primo piano le progettazioni, che prendono spunto dagli studi di Gio Ponti fino all'attuale architetto Jean Nouvel, o di altri importanti studi di architettura che già oggi realizzano per quartieri di residenza popolare alloggi con spazi modulabili dagli utenti. In futuro si darà spazio ancora di più alla progettazione green dei 'luoghi intermedi? (terrazzi, atri condominiali) sia interni sia esterni (corti interne, giardini, orti o luoghi per la raccolta dei rifiuti). Quindi si pensa a interventi specifici sugli edifici esistenti. Si implementano gli spazi-filtro degli edifici, sfruttando parti interne lasciate solo al passaggio e inserendo anche diversi servizi, creando luoghi di nuova concezione che potranno essere utilizzati per svolgere in modo sicuro di distanza sociale tra i fruitori la didattica o per creare servizi di consegna a domicilio non dentro le mura dell'alloggio privato.
Secondo Fabrizio Tucci quindi le nuove città avranno una dimensione diversa da quelle attuali e si passerà da una città zonizzata a una città in cui si avrà un sistema di collegamenti fisici tra alloggio-spazio intermedio – spazio plurifunzionale – quartiere green. Tucci ha concluso mostrando come le green city così progettate porteranno maggiore circolarità delle risorse naturali a partire dall'uso dell'acqua e dell'energia; maggiore efficienza energetica; maggiore resilienza ai danni psicologici individuali e fisici e anche maggiore capacità adattativa a forme di isolamento sociale per pandemia.
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