11 novembre 2020
Nelle città che si stanno riprogettando in un'ottica sostenibile, un ruolo chiave è rivestito dalla sharing mobility, sia che si tratti di trasporto delle persone sia per quanto riguarda la logistica delle merci. Nelle città in fase di revisione infatti molto è dato alla riqualificazione degli edifici al fine di agire sull'efficienza energetica, ma anche le interconnessioni tra le funzioni è fondamentale e occorre che sia ripensata in un'ottica differente rispondendo alle esigenze di velocizzare la transizione energetica della città nel suo complesso e riducendo le emissioni da traffico veicolare privato e pubblico in modo drastico e sistemico.
Durante l'evento di Ecomondo, che quest'anno si è portato in formato digitale a causa della pandemia Covid-19, uno degli appuntamenti degli Stati Generali della Green Economy è stato dedicato a questo argomento: il presente e il futuro della mobilità.
Se da una parte si agisce attraverso finanziamenti pubblici per incentivare l'acquisto di veicoli elettrici urbani e mobilità dolce con bonus per biciclette e monopattini, ci si interroga sul tema della fruizione e del possesso dei mezzi di trasporto, perchè al di là delle emissioni climalteranti e inquinanti rimane il problema della congestione delle aree urbane. Come ricorda Tullio Berlenghi, capo della segreteria tecnica del ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, siamo il secondo paese europeo per numero di auto circolanti: circa 600 auto ogni 1000 abitanti concentrate per lo più nelle aree urbane. Secondo il Decreto Clima infatti il 25% circa dell'inquinamento atmosferico è imputato a traffico veicolare e il 67% di questo è in generale attribuibile allo spostamento delle persone.
Raimondo Orsini in veste di coordinatore dell'Osservatorio Nazionale della sharing mobility ha ripreso e presentato insieme a Massimo Ciuffini il IV Rapporto Nazionale sulla sharing mobility in Italia. In particolare si è ripreso quanto prodotto dal progetto Lesscars (www.lesscars.it) dove il termine cars è anche un acronimo di connected, autonomous renewable e shared. Sulla piattaforma del progetto si sono ritrovati tutti gli stakeholder dalle università ai ministeri, alle aziende di produzione veicoli e alle società di consulenza. Massimo Ciuffini ha spiegato come «il settore del car sharing ha confermato nel corso del bienno 2018-2019 un trend positivo ma presentando una fase di evoluzione. Dal dualismo station-based/free-floating di qualche anno fa, si è passati oggi ad una forte ibridizzazione dei sistemi volti alla conquista di nuovi segmenti di utenza e una maggiore declinazione dei servizi sulla base delle realtà territoriali. Per far crescere ulteriori sfumature (carsharing p2p/carsharing di comunità) occorrono però incentivi e modifiche normative». In tutto il mondo si assiste ad una ibridizzazione dei servizi connessi al carsharing con richieste per periodi brevi (giornata e fine settimana) e di periodi medi (mesi).
Nel periodo di lockdown e di pandemia si è fermato tutto, ma tra giugno e ottobre è ripresa soprattutto la richiesta di servizi di mobilità con noleggi e condivisione sul medio periodo, così da evitare processi continui di sanificazione dei mezzi e quindi si può leggere questo andamento come strutturale e che va oltre le flessioni congiunturali create dal fermo degli spostamenti per fronteggiare la pandemia.
Il problema oggi riguarda la normativa che è antecedente a qualsiasi introduzione di sistemi digitali di condivisione dei mezzi sotto forme completamente nuove come il caso dei microtransit (navette) in cui l'evoluzione è bloccata dal dilemma se siano servizi di linea o meno, dalla gestione di ridehailing, come ad esempio il caso di Uber, o quello ormai consolidato in altri paesi europei, a partire dall'Olanda, come il carpooling, cioè l'utilizzo di un mezzo da parte di più passeggeri.
L'obiettivo è creare un sistema integrato e intermodale in modo che i passeggeri possano utilizzare diversi mezzi in modo flessibile e connesso tra loro con risparmio di tempo, unico biglietto di trasporto e abbassamento delle emissioni atmosferiche.
Sara Venturoni, direttore di Stazioni Rfi, ha spiegato come nel 2021 ci saranno circa una ventina di progetti operativi nelle città italiane che si apriranno sistemi di cooperazione con gli enti locali su sistemi ibridi che corrispondono agli obiettivi sopradescritti. Inoltre si aprirà un tavolo di lavoro per creare un sistema connesso per università con la rete delle piste ciclabili e ferrovie, che anche se è ancora in fase di progetti bandiera e che possono poi trasferiti in altre città.
Si parla quindi di nuove qualità urbane in cui le stazioni ferroviarie possono essere ripensate e diventare luoghi chiave da cui partire per ripensare in una logica completamente nuova come 'la città a 15 minuti' in cui si ripensano le mobilità e le funzioni in modo che le lunghezze degli spostamenti siano ridotti al minimo e utilizzando mezzi a basso impatto.
Luigi Onorato, senior partner di Monitor Deloitte, ha riportato l'analisi a quanto stiamo vivendo in questi mesi. Infatti il periodo di pandemia in corso ci permette di identificare quali sono oggettivamente le richieste di intervento immediato sulla garanzia del distanziamento sociale e delle mobilità, andando al di là dell'emergenza immediata. Si tratta di interventi che, in un'ottica di mobilità nuova, si vorrebbe che fossero strutturali, in modo da attivare azioni che vanno dall'aumentare il numero di mezzi pubblici per consentire agli studenti di andare a scuola, alle infrastrutture di servizio per il rifornimento dei veicoli elettrici che saranno sempre più numerosi, dai micro mezzi (biciclette e monopattini) alle auto ibride. Se questo era pensato possibile solo in metropoli ora occorre riportare questa visione di mobilità sostenibile e innovativa anche alle situazioni urbane delle piccole e medie città, che costituiscono la maggioranza delle realtà delle province italiane.
Maria Luisa Venuta
11 novembre 2024
Ogni settimana l'analisi di domanda, offerta e prezzo dell'acciaio sulla piazza commerciale italiana.
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