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Lo Steel Stock Index riduce le perdite: -0,81%

La ripresa dei titoli di USA, Europa e Cina non è sufficiente a riportare l’indice in crescita

Nonostante questa settimana le aziende che mostrano rendimenti al rialzo tornino a superare la metà dei titoli del paniere, lo Steel Stock Index di siderweb non riesce ancora ad andare in positivo. Per la terza rilevazione consecutiva, infatti, l’indice riporta il segno meno (-0,81%). Sono 33 le aziende che migliorano il loro valore in borsa e rappresentano il 59% del totale; stavolta, però, le società che registrano un decremento hanno pesato più di quelle in crescita.
Il settore siderurgico si mostra in lieve flessione sui mercati finanziari: l’indice di Siderweb e l’Iron&Steel Index sono infatti gli unici, tra i principali indici globali che prendiamo in considerazione, a perdere terreno. Quest’ultimo scende dell’1,09%. Importante balzo in avanti, invece, per l’SSE Shanghai, che guadagna quasi tre punti percentuali (+2,96%). Gli altri quattro indici hanno infine tutti migliorato la performance della scorsa settimana: +1,17% per il FTSE MIB, +0,89% per l’EuroStoxx, +0,63% per il NYSE e +0,58% per il DJ. 

310521

Euro, dollaro e yuan cinese

Sul fronte dei cambi, leggera inversione di tendenza della moneta cinese, che si apprezza nei confronti di euro e dollaro vanificando la perdita di valore che aveva avuto nelle due settimane precedenti; il cambio euro-dollaro rimane invece pressoché invariato.
Riprende a correre la moneta americana: dodici aziende su sedici mostrano un rendimento al rialzo. La media di crescita è decisamente maggiore dell’indice di siderweb, attestandosi a 1,51%. La moneta americana è assoluta protagonista anche in «top3» dove occupa prima e terza posizione, nonostante guadagni anche il secondo posto tra i peggiori.
Netta inversione di tendenza anche per la moneta europea rispetto alle flessioni delle ultime due rilevazioni: in questo caso si registra solamente un calo (che non arriva nemmeno all’1%) e nove performances positive. Il rendimento medio è simile ed anzi leggermente superiore a quello del dollaro (+1,62%). Questa settimana, però, la moneta continentale resta esclusa da entrambe le nostre due speciali graduatorie.
Miglioramento, in scala ridotta, anche per lo yuan cinese con quattro aziende su sei in salita e due in discesa. Il rendimento medio è positivo allo 0,98%, ma l’ordine di grandezza delle variazioni è minimo e fa sì che anche la moneta cinese venga questa settimana esclusa da entrambe le classifiche.
Come abbiamo potuto analizzare, in settimana son tornate a viaggiare le aziende americane, europee e cinesi, riportando, per più di due terzi dei casi, incrementi. Nonostante ciò, il segno negativo riportato dall’indice di siderweb ci dice come le società provenienti dal resto del mondo abbiano in linea di massima continuato a rallentare, vanificando in un certo senso i miglioramenti sopra descritti.

Top & flop
Le nostre due classifiche settimanali mostrano oggi variazioni in ordine di grandezza abbastanza ridotte rispetto a quelle a cui ci avevano abituato nei mesi di marzo e di aprile. Per la prima volta, non vi sono picchi in doppia cifra né tra i virtuosi, né tra chi perde terreno.
La «Top3» settimanale parla americano con due aziende quotate in dollari statunitensi intervallate da un’australiana. Il rendimento migliore è quello di Cleveland Cliffs (+7,84%) che dà seguito alle previsioni positive stilate sulla sua situazione economica finanziaria da parte dei principali istituti di credito mondiali. Dopo che nell’ultima rilevazione l’azienda americana era risultata la peggiore ed aveva perso quasi un sesto del suo valore, gli ultimi sette giorni hanno riportato l’azione intorno ai 20 dollari. New entry nella nostra graduatoria è invece Blue Scope Steel (+7,02%) che si riprende dal calo della scorsa settimana che era stato in valori percentuali praticamente uguale al balzo in avanti di oggi. Il titolo si riavvicina ai massimi che aveva toccato ad inizio maggio, ma è la prima volta che mostra una variazione settimanale così accentuata. Chiude la classifica United States Steel (+5,91%), altra azienda valutata molto positivamente da diverse banche mondiali, ma che stentava nelle ultime settimane a decollare. Chissà che questi aumenti possano essere un punto di partenza per la risalita delle aziende siderurgiche americane, su cui sembra ci sia da scommettere.
«Flop3» settimanale, invece, che raggruppa un’azienda per continente: America, Europa ed Asia. Al primo posto troviamo la turca Kardemir (-6,01%), nuova di questa classifica. L’azienda era risultata la scorsa settimana praticamente in pareggio, riuscendo così a salvarsi dalle recenti debacle del nostro indice; stavolta, però, il titolo ha fatto un passo indietro, forse dovuto anche al fatto che tre settimane fa aveva avuto un picco che l’aveva portato ai massimi storici, sebbene questo non sia bastato per distinguersi fra le nostre rilevazioni. Secondo peggior rendimento per la messicana Ternium (-5,83%), il cui titolo non scendeva sotto la soglia dei 37 dollari statunitensi da diverse settimane (nello specifico da fine marzo). Infine, per il terzo posto ci spostiamo in Corea del Sud dove Dongkuk Steel Mill fa registrare un -4,42%. L’azienda era stata tra i pochi virtuosi della scorsa settimana e, nonostante la discesa odierna, ha recuperato leggermente terreno nella giornata di venerdì rispetto al picco negativo settimanale di giovedì. È comunque da notare che il valore del titolo si è stabilizzato su un new normal che rappresenta un aumento di quasi tre volte superiore rispetto al valore di inizio anno. 

310521

Tregua sui dazi UE-USA: la siderurgia americana insorge
La siderurgia americana, secondo quanto riportato da Seeking Alpha, sarebbe sul piede di guerra dopo che l’amministrazione Biden ha annunciato lo scorso lunedì una tregua sui dazi contro l’acciaio europeo. Nonostante la commissione europea abbia rinunciato all’idea di imporre ulteriori tasse contro Harley-Davidson e bourbon Whiskey, le trade unions americane stanno facendo pressione sul presidente affinché mantenga i vecchi dazi imposti da Trump. L’industria siderurgica americana, infatti, sta vivendo un ottimo momento di ripresa ed aveva in buona parte beneficiato da queste restrizioni; ora i produttori sono preoccupati che un cambio nella strategia possa avere ripercussioni negative per il decollo dell’industria e per gli effetti benefici del piano di ristori previsto da Biden, che rischia con questa mossa di perdere stati chiave come la Pennsylvania.

USA o CINA: chi detiene il potere decisionale sulle commodity?
Secondo l’istituto americano Goldman Sachs, la Cina non sarebbe più il centro decisionale per il prezzo delle commodity a livello globale. Queste dichiarazioni, in netto contrasto con quanto analizzato la scorsa settimana dove le aziende cinesi facevano ricadere l’aumento delle materie prime sugli acquirenti esteri, derivano dal fatto che, sempre secondo Goldman, il prezzo del rame è ora deciso dai produttori occidentali. Essendo la Cina il principale utilizzatore di rame, carbone e minerale ferroso, questo avrebbe un enorme impatto a livello globale. La banca americana è sicura del fatto che ciò sia dovuto agli stimoli fiscali americani, totalmente assenti nel governo di Pechino: questa situazione impedirebbe alla Cina di sfruttare i suoi vantaggi di costo. Essi sono convinti che si stia verificando una situazione a specchio rispetto al mercato rialzista dei primi anni 2000: allora gli Stati Uniti erano il principale consumatore e la domanda cinese emergente aveva schiacciato gli utilizzatori americani, oggi invece la scarsità di materie prime sul mercato, unita al fatto che gli USA stabilirebbero i prezzi di queste materie, farebbe dipendere la Cina, che ne è il principale utilizzatore, dal mercato americano. La tesi è ancora tutta da verificare, ma la freccia è stata lanciata.

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