
Ex Ilva, firmata l'intesa sulla decarbonizzazione
Urso: «Svolta che incoraggerà investitori». Nessuna indicazione su tempi per gli Eaf e localizzazione polo Dri
12 agosto 2025
TARANTO – Dopo oltre sette ore di confronto, è stata raggiunta l'intesa tra le amministrazioni nazionali e locali sulla piena decarbonizzazione dell'ex Ilva di Taranto, con l'obiettivo condiviso di garantire la massima tutela produttiva e occupazionale degli impianti. Lo ha annunciato il ministero delle Imprese e del Made in Italy attraverso una nota.
«È prevalso senso di responsabilità e interesse comune: finalmente esiste una vera Squadra Italia unita e coesa, oggi lo abbiamo dimostrato. Per la prima volta nella storia dell'ex Ilva, Governo nazionale, Regione ed enti locali hanno trovato un’intesa per affrontare insieme una sfida decisiva per la siderurgia nazionale e, con essa, per l’intero sistema industriale del nostro Paese». Lo ha dichiarato il ministro Adolfo Urso. «È una svolta importante, che potrà finalmente incoraggiare gli investitori a presentare i propri piani industriali, puntando sulla riconversione green del settore: l’Italia diventerà il primo Paese in Europa a offrire siderurgia pienamente sostenibile», ha concluso.
Il documento è stato sottoscritto da ministero delle Imprese e del Made in Italy, ministero dell'Ambiente e della Sicurezza energetica, ministero della Salute, ministero dell’Interno, Regione Puglia, Provincia di Taranto, Comune di Taranto, Comune di Statte, Autorità di Sistema Portuale del Mar Ionio – Porto di Taranto, Ilva S.p.A. in Amministrazione Straordinaria, Acciaierie d’Italia S.p.A. in Amministrazione Straordinaria, Taranto Energia S.r.l. in Amministrazione Straordinaria, AdI Energia S.r.l. in Amministrazione Straordinaria, DRI d’Italia S.p.A. Il documento è stato presentato successivamente alle organizzazioni sindacali nazionali, di categoria e locali e anche alle associazioni d'impresa nazionali e alle rappresentanze datoriali dell'indotto ex Ilva.
L'intesa prevede che il nuovo acquirente presenti, nel rispetto dei tempi che saranno indicati in fase di aggiudicazione, le istanze autorizzative sul versante ambientale e sanitario in linea con la progressiva e completa decarbonizzazione dello stabilimento attraverso la realizzazione di forni elettrici in sostituzione degli altoforni che saranno gradualmente dismessi.
Dopo il 15 settembre – termine ultimo per le offerte vincolanti – le parti firmatarie aggiorneranno i lavori per analizzare le prime evidenze della procedura di gara ed esaminare la possibile localizzazione di un polo nazionale del Dri.
Nella stessa sede saranno esaminate inoltre nuove prospettive per la reindustrializzazione delle aree libere, secondo gli indirizzi del “tavolo Taranto”, tenendo presente il principio della valorizzazione dell’indotto, da attuarsi mediante una procedura di avviso per manifestazione di interesse agli investimenti industriali e produttivi, con la nomina di un commissario.
Saranno valutate inoltre possibili misure in favore dei proprietari degli immobili nel quartiere Tamburi, anche attraverso lo snellimento delle procedure e il rifinanziamento del Fondo sanitario regionale.
Al fine di scongiurare o attenuare riflessi negativi sul versante occupazionale della transizione green dell’acciaieria, saranno infine valutate misure di politica attiva e passiva del lavoro, anche a sviluppo delle interlocuzioni in corso con le associazioni sindacali.
«Alla luce dell'intesa raggiunta oggi – ha spiegato ancora il Mimit –, le parti si impegnano a sottoscrivere un accordo di programma ai sensi dell’art. 34 del testo unico degli enti locali, anche ai fini di predisporre misure adeguate in favore dello sviluppo del territorio. Si impegnano inoltre a individuare strutture organizzative che monitorino le tempistiche dei procedimenti amministrativi ambientali riguardanti gli impianti strategici così da renderle effettive. L’accordo di programma avrà, in particolare, come oggetto la necessità del territorio della provincia di Taranto e dei comuni di Taranto e Statte di coniugare il diritto alla salute con quello all’ambiente e al lavoro. La prima riunione a tal fine si svolgerà a settembre».
I sindacati hanno accolto l'intesa con scetticismo, sottolineando la mancanza di certezze su tempi, risorse, collocazione degli impianti Dri e garanzie occupazionali.
«L'accordo interistituzionale non garantisce le lavoratrici e lavoratori. Le 18.000 lavoratrici e lavoratori dell'ex Ilva dall'incontro interistituzionale di oggi non hanno elementi di garanzia, sia rispetto alle questioni che riguardano la decarbonizzazione, e quindi gli impianti di Dri e quindi gli impianti dei forni elettrici e quindi l'impatto che questo ha sia su Taranto e poi dopo anche sugli altri impianti industriali. Noi quindi abbiamo detto al ministro e alle forze istituzionali che erano presenti che l'accordo per noi ha due gambe, un accordo riguarda la decarbonizzazione, l'altro la garanzia occupazionale. E oggi la garanzia occupazionale noi, nel testo che abbiamo letto, non l'abbiamo letta in termini concreti, perché scrivere che c'è un principio di garanzia per i lavoratori non significa nulla senza un piano industriale che poi dopo traduca questo in numeri e in occupazion». Lo ha dichiarato il segretario generale della Fiom-Cgil, Michele De Palma, dopo l'incontro al Mimit sull'ex Ilva. «Per questo noi siamo impegnati, a partire dal prossimo incontro che dovremmo fare a settembre a Palazzo Chigi, per chiedere al governo una assunzione di responsabilità piena, che passa anche attraverso la partecipazione pubblica di garanzia per i cittadini di Taranto e per i lavoratori di tutti gli impianti italiani della siderurgia dell'ex Ilva», ha concluso.
La "pre-intesa" siglata al Mimit sull'ex Ilva «non è positiva, in quanto non chiarisce i tempi di realizzazione, le risorse necessarie e le modalità di attuazione del piano industriale. Il progetto che abbiamo sostenuto prevedeva tutte le condizioni per arrivare alla decarbonizzazione di Taranto entro otto anni, minimizzando l'impatto sociale e industriale». Così il segretario generale Fim-Cisl, Ferdinando Uliano, e il segretario confederale Cisl Giorgio Graziani, dopo l'incontro al Mimit sull'ex Ilva. «Nell'attuale documento non vengono indicate le tempistiche né precisata la collocazione degli impianti di preridotto (Dri), che per noi devono essere realizzati a Taranto per garantire occupazione e sostenibilità industriale in un sito strategico», hanno aggiunto. «Non vi sono riferimenti alla verticalizzazione della produzione sia a Taranto che negli altri stabilimenti del gruppo, a partire da Genova e Novi Ligure. Permangono inoltre incertezze sul ruolo dello Stato come garante del progetto e desta forte preoccupazione l'ipotesi di una suddivisione tra aree nord e sud dello stabilimento. Per noi è indispensabile mantenere l'integrità dell'attuale perimetro dell'ex Ilva», hanno concluso.
«Il testo condiviso tra Mimit ed enti locali pugliesi è un documento privo di tutele e certezze sotto ogni punto di vista per i lavoratori e le comunità interessate. Non c'è alcuna garanzia sulla presenza dello Stato nella futura società, è prevista la possibilità di vendere singoli stabilimenti o impianti, non c'è certezza né sull'esistenza né sulla destinazione del polo del Dri». Lo ha dichiarato Rocco Palombella, segretario generale Uilm, dopo un incontro al Mimit sull'ex Ilva. «Inoltre, mancano elementi concreti sulle modalità di approvvigionamento di energia e gas per alimentare la futura produzione. Manca un piano industriale delineato con tempi definiti sulla decarbonizzazione. Per noi questo documento non serve a dare garanzie occupazionali, continuità lavorativa e risarcimenti né ai diretti, né a quelli dell'indotto né a quelli in Ilva A.S. La montagna ha partorito il topolino, un testo senza alcun valore e vincolo. È inaccettabile, i lavoratori e le comunità hanno bisogno di rispetto e verità», ha aggiunto Palombella.
«Prendiamo atto che un accordo è stato raggiunto e siamo soddisfatti perché oggi si è deciso di non chiudere l'Ilva. Abbiamo già detto che l'Ilva è un asset strategico, sia per il territorio che per l'industria. Apprezziamo l'accordo e auspichiamo che venga rispettato e portato a termine, mantenendo saldi alcuni paletti». Lo ha dichiarato il presidente di Confindustria Emanuele Orsini in seguito all'incontro al Mimit sull'accordo firmato su ex Ilva. «In primis si deve arrivare alla decarbonizzazione. Per rispetto degli abitanti di quel territorio e dell'industria. In secondo luogo che ci siano investitori del settore capaci di un rilancio vero e competitivo, sia a livello nazionale che internazionale. Il terzo elemento è che ci sia il giusto e fondamentale rilievo per gli impianti Dri per l'alimentazione dei nuovi forni elettrici, che è un'esigenza assoluta. Voglio concludere sottolineando l'aspetto cruciale dell'indotto e dei livelli occupazionali. È importante che in tutto il processo di rilancio si tengano nella dovuta considerazione le molte piccole aziende e i fornitori che sono legati all'Ilva, così come le migliaia di lavoratori coinvolti in questa vicenda», ha aggiunto Orsini.

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