
Lamierino magnetico: mercato europeo sotto pressione
Giacon, Metalservice: «Le misure Ue rischiano di trascurare la parte bassa della filiera e favorire la delocalizzazione»
24 luglio 2025 Translated by Deepl
Nel primo semestre, le acciaierie europee produttrici di lamierino magnetico hanno dovuto affrontare la consueta pressione dei produttori asiatici, presenti sul mercato con offerte aggressive sia spot che a medio termine. Ad affermarlo Alessandro Giacon, direttore vendite di Metalservice (joint venture tra Gruppo Gabrielli e voestalpine, attiva da oltre 35 anni nel mercato italiano nella distribuzione di lamierino magnetico), intervistato da Stefano Ferrari (Ufficio Studi siderweb) durante il webinar di siderweb del ciclo "Focus Specialties".
Questo fenomeno, ha spiegato Giacon, è stato determinato dalla debolezza dei mercati locali asiatici e dall’incremento delle capacità produttive da parte di diversi player dell’area. Per quanto riguarda i prezzi, si è registrata una progressiva erosione fino al primo trimestre 2025, seguita da una leggera ripresa, che si è stabilizzata e che, presumibilmente, rimarrà tale nella seconda parte dell’anno. Prezzi che sono fortemente influenzati dalle importazioni, dai rischi logistici, dalla variabilità dei costi e dal Cbam, il cui impatto è atteso nel corso del prossimo anno.
«Prevediamo un secondo semestre in linea con il primo, salvo variazioni legate ai clienti soggetti a stagionalità. La domanda appare stabile, ma il livello di incertezza rende difficile pianificare sia il secondo semestre che il 2026», ha affermato il direttore vendite di Metalservice, aggiungendo che ora i clienti richiedono maggiore flessibilità in termini di volumi, tempistiche e qualità.
Tra i fattori con un maggiore impatto sul mercato del lamierino magnetico, Giacon ha elencato i cambiamenti macroeconomici, le guerre, i dazi e la volatilità del dollaro. In particolare, il deprezzamento del dollaro ha reso competitive le importazioni dall’Asia di prodotti finiti e semilavorati. I dazi, inoltre, potrebbero spingere altri prodotti asiatici a basso costo verso l’Europa, aumentando la pressione sulla filiera europea. Ciò potrebbe indurre l’Ue a prendere misure più severe per proteggere le acciaierie europee ed evitare la delocalizzazione della produzione.
Il rischio, avverte Giacon, è che venga trascurata la parte bassa della filiera, con la conseguenza di una delocalizzazione delle produzioni verso Paesi a costi più bassi e di una reimportazione di prodotti finiti in Europa. Le associazioni di filiera stanno cercando di reagire, dialogando con le istituzioni europee per regolamentare l’ingresso di merce, chiedendo dazi più alti o limiti quantitativi, al fine di garantire una concorrenza più equa.
Guardando al settore automotive europeo, la produzione continua – spiega Giacon – ma con ritmi inferiori alle aspettative. Si registra, però, un aumento dell’interesse per l’acciaio green, una tendenza destinata ad aumentare nel settore della mobilità elettrica, come dimostra la crescente richiesta del greentech steel di voestalpine. L’azienda, ha ricordato Giacon, ha recentemente investito 1,5 miliardi di euro per realizzare due forni elettrici ad arco in Austria, con l’obiettivo di produrre acciaio più sostenibile.

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