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Innovazione, ottimizzazione e sostenibilità per affrontare un 2025 di sfide

Per gli ospiti della tavola rotonda di Bilanci d'acciaio le criticità del 2024 caratterizzeranno anche il prossimo anno

REZZATO (Bs) – Il 2024 è stato un anno difficile per produttori e distributori di acciaio, soprattutto da un punto di vista della marginalità, e il 2025 non sarà meno complicato, a causa del perdurare di alcuni fattori negativi di tipo esogeno. Su questo sono apparsi concordi i partecipanti alla tavola rotonda svoltasi durante l’evento Bilanci d’Acciaio di siderweb a Brescia, ossia Roberto de Miranda (ORI Martin), Tommaso Sandrini (San Polo Lamiere) e Barbara Beltrame (AFV Beltrame Group)

Per Roberto de Miranda, la situazione è peggiorata soprattutto nella seconda metà di quest'anno, a causa di prezzi del rottame e dell'energia più elevati e di una domanda in forte contrazione. «Nella seconda parte del 2024 abbiamo assistito a un grosso calo degli ordinativi - ha affermato -. E per quanto riguarda il 2025, per ora brancoliamo nel buio. Siamo abituati ad avere un carico di ordini abbastanza profondo, dell'ordine dei 3-6 mesi, e non vediamo una ripresa al momento. Ci sarà prima o poi, ma perché questo accada dovranno cambiare alcuni fattori esterni che impattano sulla nostra filiera, dai tassi di interesse alle politiche europee sull'automotive». Il riferimento è allo stop dal 2035 alle vendite di nuove auto endotermiche e alle multe imposte alle cause automobilistiche dal 2025 per lo sforamento di determinate soglie emissive. «C'è una perdita di domanda che è strutturale», dovuta in parte al fatto che «la Cina sta facendo con l'auto ciò che aveva fatto con l'acciaio: nel 2007 produceva 6 milioni di auto, oggi ne produce 30 milioni a fronte di un consumo di 15-16 milioni». Un parziale ottimismo de Miranda lo ha espresso riguardo al consumo apparente: «Potrebbe essere la leva che fa svoltare il mercato, tenuto conto del fatto che registriamo magazzini piuttosto vuoti lungo la supply chain». «Penso anche - ha aggiunto - che le politiche green porteranno indirettamente a degli investimenti e questo mi fa essere ottimista sul lungo termine». 

Per AFV Beltrame Group, le chiavi per migliorare sotto il profilo della marginalità sono l'innovazione, l'ottimizzazione, la sostenibilità. «Ottimizzare i processi - ha sottolineato Barbara Beltrame - è importantissimo in un mondo che a volte e fin troppo veloce per noi imprenditori. Bisogna puntare su nuove tecnologie, essere sempre aggiornati, anche per ampliare la gamma di prodotti e riuscire a soddisfare in ogni momento il cliente». In quest'ottica, il gruppo vicentino sta «installando una colata continua di produzione bramme da 300mila tonnellate in Italia». Impianto che, «se funzionasse, ci piacerebbe portare anche in Francia. Già qui in Italia abbiamo avuto un ottimo riscontro dai nostri clienti, che ci stanno chiedendo materiale. Speriamo di riuscire a soddisfare le richieste a partire dall'inizio del 2025».

Anche nel comparto del commercio e della distribuzione, l'anno che si avvia alla conclusione è stato molto difficile, con «un calo dei volumi a doppia cifra nei settori utilizzatori». Lo ha detto Tommaso Sandrini, che per il 2025 non vede «alcuna forma di recupero per la domanda. Mi aspetto livelli simili a quelli della parte finale del 2024 - ha detto. Oggi il vero problema è un calo strutturale e continuativo di lungo periodo del consumo reale di acciaio in Europa. Da questo problema derivano tutti gli altri, fra cui prezzi deboli e bassa marginalità». Tra le cause di questa crisi, Sandrini ha indicato una «governance europea totalmente inadeguata, mossa da un'ideologia green che sta imponendo un set normativo che sta distruggendo l'industria europea». 
Per affrontare un futuro fatto di «richieste veloci e frammentate», secondo Sandrini «dovremo essere capaci di essere reattivi, tempestivi, nonché più efficienti, intervenendo sui processi». Inoltre, poiché «cambierà il contesto regolatorio di approvvigionamento, il livello di regionalizzazione nel 2025 diventerà enormemente più spinto. L'import avrà un ruolo marginale». Gli importatori si riforniranno da quei Paesi che oggi non sono daziati, «con l'obiettivo di trasferire a valle elementi di competitività economica. Questo però richiederà del tempo».


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