1 agosto 2024 Translated by Deepl
La luce che si è accesa per ora è ancora gialla, non rossa; tuttavia, il segnale arrivato alla Fiom da una indagine interna sugli ammortizzatori sociali nel settore acciaio non è da sottovalutare, come rimarcato dal coordinatore nazionale della siderurgia Loris Scarpa (nell'immagine a lato).
«L’indagine che abbiamo completato ci ha dato il quadro completo sul 2023 e più parziale sul 2024. I numeri però parlano chiaro. Lo scorso anno abbiamo analizzato lo stato delle aziende coprendo 40.000 addetti su 70.000. Quello che è emerso è che si è fatto ricorso alla cassa integrazione per ben 24.000 lavoratori; 20.000 in maniera stabile e 4.000 in maniera flessibile. In questo caso, all’interno del primo valore, pesano senza dubbio i numeri importanti di Acciaierie d’Italia e di Piombino, mentre il secondo è relativo soprattutto ai produttori del Nord».
Se, nel caso del 2023, quello che emerge è un quadro di quasi normalità, «cronico» precisa il sindacalista, le preoccupazioni si concentrano sul dato 2024.
«Al momento per l’anno in corso l’analisi riguarda 25.000 addetti su 70.000, ma mancano realtà come Acciaierie d'Italia e Piombino. In questo caso la cassa integrazione si è applicata a ben 14.000 addetti. Se a questo sommiamo l’incremento del fermo medio estivo degli impianti, che ci risulta salito a quattro settimane, non possiamo che essere preoccupati per il futuro. Anche perché, in questo caso, gli ammortizzatori sociali sono relativi a una debolezza del mercato».
Valutando la situazione da un punto di vista esterno, va considerato che in un 2024 che vede una contrazione dei margini dovuta ad alti fattori di costo come materie prime ed energia, si potrebbe valutare il ricorso all’ammortizzatore sociale come un meccanismo di mitigazione dell’impatto del costo del lavoro sul bilancio, dal momento che il 2024 si preannuncia ben peggiore di un 2023 particolarmente complesso per la siderurgia.
«L’utilizzo degli ammortizzatori sociali così massiccio – aggiunge Scarpa – fa mancare delle componenti di salario importanti ai lavoratori, non vi si deve ricorrere in maniera indiscriminata. Ci rendiamo conto che è l’intera siderurgia europea a vivere un periodo complicato nella sfida internazionale con America e Cina, ma servono politiche industriali comunitarie maggiormente coordinate ed efficaci su energia, decarbonizzazione e rottame, e iniziative per stimolare la domanda. Non si può ridurre il tutto all’istituzione di dazi».
«Inoltre, anche le aziende italiane devono fare la loro parte: siamo tra le principali realtà globali in termini di tecnologia siderurgica, dobbiamo mantenere questa eccellenza continuando a investire nel nostro Paese, non continuare esportare il nostro know how all’estero, per mantenere questo primato», conclude il rappresentante della Fiom.
30 aprile 2025
L'intervista a Simone Pavan, Technical and Marketing manager ifm electronic, che dal 6 all'8 maggio parteciperà a Made in Steel.
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