23 aprile 2024 Translated by Deepl
La crisi del mercato europeo dell’acciaio inox si vede in due curve: quella dell’import e quella dell’export. «Mentre gli acquisti sono in forte calo dal 2022, le vendite sono in discesa costante dal 2018. È segno di una perdita di competitività. Perché, se l’import dipende dal livello di domanda, la capacità di vendita all’estero dipende anche, appunto, dalla competitività».
Lo ha spiegato il responsabile dell’Ufficio Studi siderweb, Stefano Ferrari, nel webinar “Inox: dove va il mercato?”, che si è tenuto in diretta questa mattina.
Quanto ai volumi produttivi, «a livello globale sono due i Paesi che stanno spingendo, gli unici che negli ultimi sei anni hanno avuto il segno più: Cina e Indonesia. Il resto del mondo viaggia tra lo stabile e il ribasso» ha illustrato Ferrari. Nel 2023, la produzione mondiale è stata di 58,44 milioni di tonnellate (+5,8%, +3 milioni di tonnellate). È un mondo spaccato a metà: la Cina continua a crescere (+14,7%, +5 milioni di tonnellate); il resto frena (-6,5%, -1,5 milioni di tonnellate). «L’Europa lo scorso anno ha perso il 6,2% di output, cioè 400mila tonnellate, fermandosi sotto i 6 milioni di tonnellate (5,9 milioni). È un calo di ben il 20% rispetto al 2018 (-1,5 milioni di tonnellate - ha sottolineato Ferrari -, mentre la Cina ha guadagnato il 40% e l’area “altri Paesi” il 27%, spinta dall’Indonesia».
Insomma, «sta succedendo per l’acciaio inox quanto già accaduto per il carbonio: il peso dell’Europa nel mondo si è sensibilmente ridimensionato. La sua quota per volumi è passata dal 17% del 2015 al 10% del 2023». «Siamo sui minimi produttivi dell’ultimo decennio. Ciò, sommato al calo dell’import e del consumo interno, e di quello dell’export cominciato ancora prima, è sinonimo di crisi» secondo Ferrari.
Venendo all’import europeo, nel 2023 è calato del 33,6%, fermandosi a 1,75 milioni di tonnellate (-32% sul 2018). I piani hanno perso il 56%, i lingotti il 2% e i lunghi il 18%. In crescita solo il rottame (+32% a 422mila tonnellate). In leggero alo la quota di import verso l’Italia (34,4% nel 2018; 29,6% nel 2023). L’export è calato di circa il 6% sul 2022, ma del 30% rispetto al 2018. I piani hanno perso il 9,6%, i lunghi l’11,5%; il rottame è salito del 6% e del 15% i lingotti (ma si tratta di volumi esigui, corca 63mila tonnellate). La quota di export italiana è rimasta stabile negli ultimi 6 anni (18,6% nel 2015; 19,1% nel 2023).
Il principale esportatore verso l’Ue è l’India, con una quota in crescita dal 13,7% del 2018 al 16,4% del 2023. Seguono Taiwan, Cina e Indonesia, ma con quote in calo. Crescono nel periodo Corea, Turchia e Vietnam, Paesi questi ultimi «da tenere sotto osservazione» secondo Ferrari.
Arrivando all’Italia, «il mercato è debole e i prezzi stanno tenendo più su spinta dei costi che del mercato» ha sottolineato Ferrari. Nel 2023 la bilancia commerciale con i Paesi extra Ue è stata negativa (-249mila tonnellate), quasi totalmente appannaggio dei prodotti piani (-259mila tonnellate) e del rottame (-65mila tonnellate). L’Italia è invece esportatrice netta di lingotti, vergella e barre. Si tratta però di «un dato “dopato” dal fatto che nel 2023 è sceso di quasi il 50% l’import da Paesi terzi, confermando la debolezza del mercato interno» ha sottolineato Ferrari.
Infine, i prezzi: le quotazioni delle lamiere 2mm a freddo AISI 304, dopo il picco di 6 euro/kg del 2022, sono scese a 3,2 euro/kg nel 2023. Quest’anno il prezzo si è mantenuto abbastanza stabile, compreso tra 2,65 e 2,80 euro/kg. «Un calo del 55% circa dai massimi, ma – ha concluso Ferrari – ancora qualche centinaia di euro sopra la media degli anni precedenti».
28 marzo 2025
Nuova edizione del siderweb TG. Credits: archivio siderweb; World Steel Association media library.
Lascia un Commento