21 marzo 2024 Translated by Deepl
CERRO MAGGIORE (Mi) - Il mercato dell’acciaio inox sta attraversando una fase di grande incertezza, di importante riduzione della domanda e di destoccaggio, che si trascina almeno dalla seconda metà del 2023. Per questo, gli scioperi che hanno portato all’assenza dal mercato di un grosso player come la Spagna (Acerinox avrebbe perso finora almeno 70mila tonnellate di produzione) e al rallentamento di Outokumpu (che stima un impatto sull’Ebitda di 40 milioni di euro nel Q1) «non stanno creando grandi problemi, soprattutto per chi, come noi, ha una fornitura diversificata e può compensare con il magazzino. Tutto sommato, in generale l’impatto non risulta così determinante». Ne è convinto Massimo Cormanni, contitolare di PPinox, centro servizi di Cerro Maggiore (Milano) specializzato nella progettazione e nella produzione di piattine e profili in acciaio inossidabile di elevata qualità.
Se da un lato l’azienda non sta soffrendo sul lato delle forniture - «per scelta - sottolinea Cormanni -, abbiamo una strategia di acquisto focalizzata sui produttori europei» -, dall’altro sta «paradossalmente beneficiando di questa situazione: un mercato incerto ha bisogno di velocità, e noi siamo in grado di garantirla, riuscendo così a soddisfare il nostro fabbisogno di ordini facendo leva su servizio, rapidità ed elasticità». Anche perché «tutti, piccoli, medi, grandi che siano, stanno comprando solo a commessa acquisita, con una conseguente pressione assoluta sui tempi di consegna».
Dato il contesto, però, gli ordini «hanno una bassa marginalità, sufficiente a coprire i costi. Ma è questo il nostro obiettivo per quest’anno: stringere i denti, ottenendo possibilmente un piccolo margine operativo, e mantenere quote di mercato. Prevedendo lo scenario, avevamo fermato gli acquisti già a marzo 2023, garantendoci però un livello di magazzino molto superiore al necessario e quindi accompagnando questa “decrescita felice” della domanda in modo meno traumatico». Forti anche di un portafoglio clienti molto diversificato, sia per aree geografiche che per settore: PPinox e il suo “spin off” ITC, che progetta e produce fili trafilati standard e speciali di elevata qualità, hanno circa 900 clienti; «quello maggiore pesa sul nostro fatturato al massimo per il 3%» sottolinea Cormanni. Aggiungendo: «Sono ottimista e, in questo scenario di luci e ombre, con un’instabilità geopolitica che è insostenibile a lungo, mi aspetto una ripresa a livello globale da settembre di quest’anno».
Un anno, il 2024, che si è aperto con una crescita dei volumi del 25-30% rispetto al primo trimestre 2023, quando «ci eravamo limitati a garantire materiale ai nostri clienti storici, per evitare squilibri finanziari, ottenendo comunque ottimi risultati in termini di redditività». Si starebbero muovendo verso l’alto anche i prezzi. Per i prodotti piani in acciaio inox «la tendenza rialzista - secondo Cormanni - si è già consolidata, anche nella mente e nelle aspettative dei buyer. Io prevedo una forte stabilità fino a luglio, nonostante le acciaierie stiano chiedendo più soldi». Completamente diversa la situazione per i prodotti lunghi: «I produttori si sono bloccati a un certo livello di prezzo e per sostenerlo restano fermi, non producendo». Il player che nel comparto dei lunghi inox sta portando squilibrio è l’India, secondo Cormanni. «Impone prezzi insostenibili per la materia prima, del 30-35% inferiori rispetto al produttore europeo. Abbiamo una trafileria estremamente competitiva ed elastica, possiamo coprire i costi anche operando al 30% della nostra capacità produttiva, eppure è impossibile sostenerli» afferma Cormanni. Che evidenzia come la politica europea non sembri essere consapevole della situazione: «Questi produttori indiani ricevono agevolazioni, messe nero su bianco nei bilanci, in proporzione all’export. Eppure, in Ue sono sottoposti solo alla Salvaguardia. L’unico differenziale negativo sono i tassi di interesse, che per loro sono alti, ma ciò non fa altro che stimolarli maggiormente a vendere nella ricca Europa».
Europa che, con l’introduzione dell’ETS e del CBAM, starebbe di fatto obbligando i produttori europei di acciaio inossidabile a utilizzare, nel medio periodo, una quota sempre maggiore di rottame inox nella carica per abbattere le emissioni di CO2. «Mi risulta che la disponibilità di questa materia prima non sia sufficiente a coprire al 100% il fabbisogno di tutti i produttori europei - analizza Cormanni -. E questo fa sì che il prezzo si mantenga alto, obbligando a tenere prezzi elevati anche in una situazione di flessione forte della domanda di acciaio inox». A complicare le cose c’è la Salvaguardia: «Voci di corridoio sostengono che a giugno sarà rinnovata, ma con contingenti non più per Paese, bensì per singolo produttore – dice Cormanni -. Credo che nel medio periodo si arriverà a un compromesso: proprio per ovviare alla carenza in Europa di rottame inox, ai produttori potrà venire concesso di acquistare blumi e billette» senza il vincolo dei contingenti.
Elisa Bonomelli
11 dicembre 2024
In questa puntata Greentionary si concentra sulla rendicontazione di sostenibilità con un focus sull'EFRAG. Questo gruppo di ...
Lascia un Commento