23 gennaio 2024 Translated by Deepl
Dopo un 2023 complesso, il 2024 si è aperto con diverse perduranti difficoltà per la distribuzione di acciaio inossidabile. Un mercato caratterizzato da una domanda latitante e da quotazioni basse, che dovrebbero persistere in questi primi mesi dell’anno e che non fanno ben sperare gli operatori. Ma un miglioramento è atteso nel secondo semestre. Queste, in sintesi, le preoccupazioni e le speranze di Alessandro Bettuzzi, amministratore delegato di Oiki e coordinatore della Sezione Centri Servizio Inox di Assofermet, intervenuto durante il webinar di siderweb «Inox: le attese per il 2024» di questa mattina.
L’anno appena concluso, secondo l’ad di Oiki, «è stato decisamente complicato. Arrivavamo da un biennio, per così dire, "dopato" e questo oggi sta presentando conti salatissimi all’industria in generale. Ciclicamente, al termine di periodi di grande speculazione, abbiamo assistito a un riassestamento, con una normalizzazione dei valori e dei prezzi, che tuttavia restano a un livello medio-basso. Questo non ci dà grande fiducia in vista del 2024. Oggi, infatti, ai distributori risulta molto difficile creare margine, perché il prezzo di vendita non rispecchia quello di riacquisto e per le aziende del comparto significa trovarsi fuori mercato».
Lo scorso anno si è assistito a una domanda intermittente e, come ha sottolineato Alessandro Bettuzzi, questa intermittenza «è la peggior nemica della distribuzione». Ripercorrendo i mesi del 2023 il coordinatore della Sezione Centri Servizio Inox di Assofermet ha evidenziato come «tra gennaio e febbraio abbiamo visto una stabilizzazione delle quotazioni e una domanda incoraggiante, ma il bimestre marzo-aprile è stato difficoltoso, sia in termini di domanda che di prezzi, i quali hanno iniziato a scendere. Tra agosto e settembre, invece, c’è stata una spinta al riacquisto, favorita anche dall’indagine antielusione avviata dalla Commissione europea, che lo ha però incoraggiato in maniera non sana. Di conseguenza, l’anno si è chiuso con un trimestre dai valori distributivi molto bassi». In particolare, questi tre mesi conclusivi sono sati caratterizzati da un’estrema irrazionalità e «con gennaio la situazione non è migliorata e la distribuzione non è tornata a costi coerenti, ovvero a coprire i costi operativi».
In sostanza, dopo il biennio 2021-2022 e il ritorno ad un ciclo “normale” dal punto di vista della domanda per i centri servizio, «sono riemerse tutte le criticità e una latitanza della domanda senza precedenti. Facendo riferimento ad alcuni dati di una ricerca condotta da Smr, in Europa spariranno cica 400mila tonnellate di consumo nel 2024, da aggiungere a quanto già perso nel 2023, e per far sì che il prezzo dell’acciaio inox rimanga stabile serve una riduzione della produzione europea. Questo per un unico motivo: manca la domanda». In Europa, ha spiegato Bettuzzi, «le importazioni extra Ue sono diminuite del 45-50%, togliendo un po’ di pressione all’offerta, ma nonostante questo la distribuzione non è ancora riuscita a tornare a coprire propri i costi operativi». Un consumo eroso anche «dalla mancanza di protezione dei prodotti finiti da parte comunitaria e, quindi, dall’ingresso di materiale da altri Paesi, su tutti dalla Cina».
Infine, restando nell’ambito dell’import e, in particolare, sulle attese rispetto all’indagine antielusione in corso da parte della Commissione europea sui piani inox laminati a freddo provenienti dall’Indonesia, secondo l’ad di Oiki «potrebbero liberarsi delle quote che dovrebbero dare tono alla competitività. L’indagine è iniziata ad agosto, a febbraio andranno a scoprire i dati emersi e a maggio la Commissione dovrebbe arrivare a una decisione. Restiamo in attesa. Vorrei sottolineare che, per mantenere un atteggiamento di equilibrio, le acciaierie europee dovrebbero cercare di tenere fortemente in considerazione il prezzo da mantenere nel mercato europeo per fa sì che si possa convergere con gli interessi della distribuzione, nell’ottica di un mantenimento del consumo di acciaio inossidabile nei nostri distretti».
Federico Fusca
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