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Inox: calano consumo, import e produzione

Mercato europeo previsto in crescita dello 0,7% nel 2024. Fornasini: quotazioni in assestamento laterale

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Il 2023 è stato un anno difficile per l’acciaio inox europeo, e anche italiano: si è registrato un forte calo di produzione, commercio estero e consumi per l’Europa. La Cina è l’unica “mosca bianca”, con una produzione e un consumo in aumento. Per il 2024, l’associazione worldstainless si aspetta un consumo mondiale in crescita del 3% circa, con la Cina al +4,1%, l’Asia (Cina esclusa) al +4%, le Americhe al +1% e l’Europa al +0,7%, con i piani a freddo in crescita dell’1%, i lunghi dell’1,2% e i laminati a caldo in calo dello 0,4%.

È quanto ha spiegato il responsabile dell’Ufficio Studi siderweb, Stefano Ferrari, nel webinar “Inox: le attese per il 2024”, che si è tenuto questa mattina.

Produzione, import, export
Nei primi 9 mesi del 2023 (ultimo dato disponibile), la produzione mondiale di acciaio inossidabile è stata pari a 42,6 milioni di tonnellate, circa 1 milione in più rispetto allo stesso periodo del 2022 (+2,5%). «Se guardiamo nel dettaglio, però, scopriremo un mondo diviso in due: da una parte la Cina, che cresce del 13,4% rispetto al 2022, producendo oltre 3 milioni di tonnellate in più rispetto all’anno scorso; dall’altra parte il resto del mondo, che cede circa 2 milioni di tonnellate». In particolare: l’Europa con -8% perde 338mila tonnellate; gli Usa, con -12,9%, 205mila tonnellate; altri Paesi asiatici, con -12,4%, 702mila tonnellate; altri Paesi, con -13,2%, 80mila tonnellate.

Questo andamento che effetti ha? Nonostante nel 2015 fosse già ampiamente leader di mercato e i molti vincoli all’export che nel corso degli anni si sono susseguiti, «la Cina – ha sottolineato Ferrari - continua a crescere impetuosamente. Dal 2015 ad oggi, la sua quota di mercato è salita dal 52% al 62,4%; gli altri Paesi (Brasile, Russia, Sudafrica, Corea del sud ed Indonesia), grazie soprattutto all’apporto dell’Indonesia, sono emersi come seconda potenza mondiale con una quota di mercato del 12,4% nel 2023 e con una produzione che è aumentata di oltre 4 milioni di tonnellate dal 2015 al 2022». Gli altri Paesi asiatici (Giappone, India e Taiwan) sono rimasti abbastanza stabili in termini di produzione (compresa tra 7,5 e 8 milioni di tonnellate annue), ma la quota di mercato è scesa dal 17,4% all’11,6%. L’Europa è oscillata tra i 6,2 ed i 7,3 milioni di tonnellate annue, ma la sua quota è scesa al 10,3% dall’oltre 17% del 2015. Gli Stati Uniti, infine, rimangono un player secondario, con un output tra 1,5 e 2 milioni di tonnellate annue e una quota di mercato scesa al 3%.

Quanto all’import nel mercato europeo, nei primi 9 mesi del 2023 (ultimi dati Eurostat disponibili) si è registrata una forte contrazione degli arrivi, che sono scesi da 2,1 a 1,3 milioni di tonnellate, con un decremento di oltre il 39% rispetto al 2022 e del 21,3% rispetto al 2021. Nel 2023, inoltre, sono risultate in crescita le importazioni di rottame, mentre sono calate quelle di tutti gli altri prodotti, in particolare i piani, che hanno ceduto più di 800mila tonnellate. I volumi esportati, invece, hanno tenuto maggiormente: sono scesi di solo il 2,6% rispetto all’anno precedente, perdendo circa 28mila tonnellate.

Nei primi tre trimestri del 2023, dunque, «il consumo apparente è stato di circa 4,6 milioni di tonnellate – ha spiegato Ferrari -. Un livello distante sia dal 2021 sia dal 2022, quando nello stesso periodo i volumi erano stati di circa 1,2 milioni di tonnellate superiori. La differenza tra 2021 e 2022 è stato l’apporto dell’import, nettamente superiore nel 2022 (1 Mt di import netto) rispetto al 2021 (400mila t l'import netto)».

In dettaglio, l’Italia è il principale acquirente di acciaio extracomunitario, con una quota di mercato del 31,3%, seguita dal Belgio, dall’Olanda, dalla Spagna e dalla Germania. I primi 5 Paesi incidono per oltre il 75%, mentre all’export i medesimi Paesi hanno una quota di mercato di circa 10 punti percentuali inferiore. Anche all’export è protagonista l’Italia, con vendite pari a circa il 20% del totale europeo, davanti a Germania, Belgio, Olanda e Spagna. Da precisare che i numeri non includono i tubi inox; diversamente, sarebbero più elevati.

L’analisi dei principali produttori europei di acciaio inox
In chiusura, Ferrari ha presentato un’analisi delle performance nei primi tre trimestri del 2023 delle acciaierie quotate in borsa, quale indicatore indiretto della redditività del comparto, in particolare dei prodotti piani.

Dopo un 2021 molto positivo per Acerinox e Aperam, e un 2022 ancora molto buono (in particolare per Outokumpu), i dati del 2023 «mostrano un netto decremento dell’utile netto e dell’Ebitda per le imprese, che però rimangono in territorio positivo». In dettaglio, Outokumpu ha perso il 61% di Ebitda e l’83% di utile; Acerinox ha perso il 49% di Ebitda e il 53% di utile; Aperam ha perso il 74% di Ebitda e il 78% di utile.

L’andamento dei prezzi di prodotti e materie prime del comparto dell’inox
Come per tutti i metalli, per il comparto dell’inox si configura un primo semestre 2024 di assestamento dei prezzi, in un corridoio tra i minimi e i massimi registrati nella seconda metà del 2023. A spiegarlo, nella propria analisi, è stato Achille Fornasini (siderweb e StatLab Università degli Studi di Brescia).

L’indice delle materie prime Dow-Jones Commodity sta perdendo il 24% rispetto ai massimi del 2022, ma è ancora lontano dalla media del 2020. Il Dow-Jones Metals è orientato a una fase di raggiungimento dei minimi estivi del 2022. L’indice dei metalli non ferrosi Lme è in una deriva declinante da inizio 2023, con un piccolo rimbalzo del +4% a inizio anno. Gli stock hanno fatto registrare un +69% nell’ultimo anno, il che implica una scarsa domanda.

Passando agli elementi di colata dell’acciaio inox, il rottame turco «ha imboccato un corridoio ampio di oscillazione laterale, alla luce dell’incertezza generata dalla fase economica attuale». Il nichel è «in calo da metà 2023, in una deriva declinante, dopo le anomalie del 2022, per la debolezza della domanda. Ha perso il 30% rispetto alla media annuale del 2023 e il 13% rispetto alla media del 2021; è a livelli superiori dell’11% rispetto al 2020 – ha spiegato Fornasini –. Siamo in una situazione di ipervenduto, con conseguente caduta della domanda che può generare fasi di rimbalzo per il livello conveniente dei prezzi». Il ferrocromo ha visto un «eccesso di volatilità rialzista che ha coinvolto tutte le ferroleghe in concomitanza con l’invasione dell’Ucraina per i timori di uno shortage, poi smentiti. In queste settimane ha visto un tracollo del 60% rispetto a inizio 2023. Le quotazioni sono inferiori del 13% rispetto alla media del 2023 e superiori del 51% sulla media del 2020, a livelli decisamente superiori rispetto al nichel». Essendo un «elemento insostituibile e soggetto al progressivo esaurimento delle risorse facilmente accessibili – ha specificato l’analista – prospetto una risalita quando il contesto si farà più favorevole per la ripresa della domanda». Il ferro-molibdeno ha toccato il picco un anno dopo l’invasione dell’Ucraina. «Si era creata una temporanea carenza di offerta da parte della Cina – ha ricordato Fornasini -. L’andamento tende a consolidarsi lateralmente. Siamo su livelli inferiori del 6,5% rispetto a inizio anno, ma superiori del 36% sulla media del 2023 e del 108% sul 2020».

Arrivando ai prodotti, la lamiera a freddo inox AISI 304 «dopo i violenti rialzi del 2021 e parte del 2022, quando furono toccati picchi storici, i prezzi sono scesi anche in modo drastico a causa della lentezza con cui si sono esaurite le scorte accumulate durante periodo più euforico del mercato. E l’eccesso di stock ha zavorrato il mercato piani inox in generale» ha ricordato l’analista. Le quotazioni sono su livelli inferiori del 10% rispetto alla media del 2023, ma superiori del 23% sul 2020. Il rotolo a caldo inox AISI 304 «ha avuto un andamento simile, fatta eccezione per il rimbalzo a inizio 2023. Siamo in fase di una leggera tendenza rialzista», con i prezzi a -11% sulla media del 2023 e a +38% sul 2020. Moderata crescita si prospetta anche per il rottame inox. Fluttuazioni laterali in vista per la lamiera a freddo inox AISI 316 e AISI 430.

Citando le variabili critiche che potranno influenzare i mercati, Fornasini ha citato i noli marittimi e il costo dell’energia. Il World Contanier Index ha guadagnato il 181% rispetto a fine 2023; il +393% la rotta Shanghai-Rotterdam e il +367% Shanghai-Genova. In controtendenza il Baltic Dry Index, in fase discendente per il calo degli acquisti cinesi di minerale di ferro dall’Australia. Quanto all’energia, Fornasini ha ricordato il perdurante divario tra il costo nazionale e la media di altri Paesi europei come Francia, Spagna e Germania. «Temo che, dopo un ribasso verso i minimi di giugno, il caso Houthi possa incidere anche qui, portando a nuovi rialzi» ha concluso Fornasini.


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