11 maggio 2023
RHO (Mi) - Nel settore europeo dei coils, i prezzi stanno soffrendo da diverse settimane della scarsa domanda e della competitività delle offerte da Paesi terzi. Allo stesso tempo, tuttavia, i produttori europei sono restii ad abbassare le proprie offerte a fronte del buon portafoglio ordini e della carenza d'offerta dovuta a sua volta a problemi tecnici o manutenzioni presso diversi impianti. Questa situazione sta mettendo in difficoltà la distribuzione, che sta ricevendo in fortissimo ritardo prodotti acquistati alcuni mesi fa a prezzi elevati. siderweb ne ha discusso con Cesare Viganò, SSC distribution managing director di CLN Group, che anche quest'anno è presente a Made in Steel.
Il settore degli acciai piani sta vivendo una fase di mercato complicata. Da una parte, si registra una carenza d’offerta, dall’altra una scarsa domanda finale e si sta facendo fatica a definire un prezzo vista l’assenza di transazioni, se non per volumi ridottissimi. Quando pensa che si uscirà da questa impasse?
Ci troviamo davanti a un mercato fragile, sia perché la domanda è molto bassa, sia perché i produttori europei oggi hanno come primo obiettivo quello di recuperare i ritardi enormi sugli ordini già acquisiti, ritardi che sappiamo essere molto consistenti, anche di molte settimane nel caso di qualche produttore. Questo significa che prima di luglio tutto quello che abbiamo ordinato in precedenza non arriverà. Per noi non è facile dover comunicare ai clienti che ciò che hanno ordinato non arriverà nei tempi previsti e addirittura subirà ritardi significativi. Allo stesso tempo, notiamo che il mercato internazionale è in fase di correzione ribassista: le offerte arrivate dall’import negli ultimi quindici giorni sono molto aggressive, più o meno di 200 euro inferiori agli ultimi prezzi riconosciuti ai produttori europei e domestici nel primo trimestre. In queste condizioni di mercato nessuno sa dire se i prezzi dall’import scenderanno ulteriormente o meno, dunque chi compra preferisce aspettare di vedere come evolverà la situazione nelle prossime settimane. Peraltro, in Europa, solo a fine giugno/inizio luglio i produttori europei torneranno sul mercato per offrire materiale con consegna settembre, resta da capire a quali condizioni: sembra però irrealistico che riescano a difendere le posizioni raggiunte a fine primo trimestre, vale a dire un prezzo nell’intorno di 850 euro la tonnellata base parità nel caso dei coils a caldo.
La distribuzione come sta affrontando il tema dei fortissimi ritardi sulle consegne da parte dei produttori?
La distribuzione è in difficoltà perché tutti i clienti che hanno ordini che sono all’interno di quei volumi (in termini di mix qualità dimensioni ecc.) che subiranno ritardi non hanno alternative. C’è quindi un grosso problema di relazione con i clienti stessi. In aggiunta, la distribuzione soffre il fatto di non aver scaricato a valle in precedenza tutti gli aumenti di prezzo che i produttori avevano chiesto tra gennaio e marzo. Ora che il trend si è invertito, riceverà in ritardo coils comprati due o tre mesi fa a prezzi elevati e avrà davanti un mercato finale cedente, completamente diverso da qualche mese fa, con rilevanti problemi di marginalità nel secondo trimestre.
Un altro tema in questo momento è quello della differenza tra il prezzo delle commodity che sta scendendo e quello delle specialty che resta stabile e quindi risulta più alto.
Sì, ma quello delle specialty è oggi più alto perché i produttori non stanno formulando un prezzo, essendo impossibilitati a fornire una data di consegna. Preferiscono attendere, quindi il prezzo è rimasto quello di prima, ma si tratta evidentemente un prezzo ormai superato e non più attuale, riconosciuto ai produttori nel primo trimestre, difficilmente replicabile per le consegne da settembre in poi.
I prezzi dei coils, nonostante siano diminuiti in maniera significativa dal picco di marzo 2022, restano tuttora molto più alti della media degli anni precedenti. Siamo davanti a una nuova normalità?
Da inizio aprile 2022 alla fine dello stesso anno il mercato ha subito una correzione di ben 750 euro. Da 1.350 la tonnellata a 600 euro la tonnellata base nel caso dei coils a caldo. Poi c’è stato un rimbalzo, perché tutti si erano destoccati e hanno dovuto comprare a gennaio, febbraio e marzo. La salita è stata di 250 euro circa. La fase rialzista, tuttavia, è terminata già da oltre un mese, a causa della carenza di domanda e dell’import che ha iniziato a segnalare un cedimento nei prezzi. Sicuramente il numero al quale eravamo arrivati, cioè 850-860 euro la tonnellata come ultima quotazione dei coils a caldo, non penso possa rappresentare la nuova normalità, anche perché dobbiamo considerare che i prezzi delle materie prime e dell’energia, che erano stati tra i fattori scatenanti gli aumenti, sono nel frattempo diminuiti. Sapere dove il prezzo si posizionerà dopo la correzione è molto difficile vista la forte volatilità consuntivata negli ultimi tre anni, tuttavia non credo che un livello di 850 euro la tonnellata rappresenti stabilmente il new normal, specialmente in questo contesto di scenario siderurgico internazionale.
Per anni si è parlato della necessità da parte dei distributori di ampliare il proprio ruolo, diventando da semplici venditori a consulenti e fornitori di servizi e soluzioni. A che punto di questo processo si trova la distribuzione italiana?
Negli ultimi anni abbiamo sempre più aumentato il livello di servizio, con consegne frazionate, tempi di consegna ridotti, imballaggi personalizzati molto costosi, specifiche del cliente talmente frammentate da dover staccare i coils in lavorazione, doppie/triple lavorazioni con dimensioni dei pezzi lavorati molto ridotte: il vero problema è che i costi di attività all’interno dei centri servizi sono aumentati enormemente perché il grado di servizio che abbiamo dato in questi anni è via via cresciuto ma non è stato correttamente remunerato. L’attenzione e la competizione si sono focalizzate sul servizio, trascurando la marginalità necessaria ad una corretta remunerazione.
Qual è la sua opinione su Made in Steel, manifestazione alla quale partecipate da anni?
Come ha detto anche nelle passate edizioni, siamo presenti da tanti anni a questa manifestazione, che abbiamo sempre visto come un’occasione per concentrare in tre giorni molto densi tutti gli incontri – sia con i clienti sia con i fornitori – che diversamente richiederebbero tempi molto più dilatati, mentre Made in Steel ci permette inoltre di incontrare persone anche lontane geograficamente. Oltre agli europei, incontriamo abitualmente anche fornitori cinesi, coreani, giapponesi, indiani e quindi questa è a tutti gli effetti quella che abbiamo sempre definito una “fiera di relazioni”.
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