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Claudio Riva: «Vogliamo arrivare ad avere una produzione circolare al 100%»

RHO (Mi) - Per il Gruppo Riva, l’edizione 2023 di Made in Steel è una prima volta. Un nuovo espositore che siderweb ha deciso di intervistare proprio il primo giorno di manifestazione, raccogliendo le parole del presidente del gruppo Claudio Riva

Partecipate per la prima volta come espositori a Made in Steel, la Conference & Exhibition internazionale dedicata alla filiera dell’acciaio. Quali valutazioni e quali previsioni vi hanno guidato in questa scelta?

La decisione di partecipare alla fiera Made in Steel deriva dalla volontà del gruppo Riva di essere al fianco dei suoi clienti e rappresentare il Gruppo in questo contesto fieristico. Osservando l’evoluzione dei tempi sempre più volti al digitale, riteniamo che sia importante facilitare il contatto umano, tra cliente e fornitore. Inoltre, visto il grande ventaglio di prodotti offerti dal nostro gruppo, riteniamo che sia importante che chi non conosce a fondo la nostra realtà possa avere un’idea più “globale” di quello che siamo, produciamo e rappresentiamo. Crediamo che Made in Steel sia il contesto ideale in tal senso. Made in Steel è inoltre l'avvio di un percorso che ci porterà al Wire di Düsseldorf nel 2024 in Germania, per poi tornare in Italia proprio in questa manifestazione nel 2025.

Avete in programma di presentare all’evento nuovi investimenti, progetti, prodotti?

Abbiamo in programma di presentare tutti i nostri prodotti. Inoltre, ci sarà un focus particolare su un nuovo prodotto che produrremo nel nostro stabilimento in Spagna, vale a dire tondo per cemento armato in rotoli da spooler. È un investimento che avevamo già in programma prima della pandemia, e vuole andare a completare la gamma su un mercato importante che non può più essere servito solo con i prodotti in barre. La destinazione dei prodotti sarà soprattutto il mercato domestico

Le imprese della parte alta della filiera dell’acciaio hanno registrato un rallentamento delle attività nel secondo semestre 2022. È stato così anche per il Gruppo Riva? Come si è chiuso lo scorso anno in termini di giro d’affari, marginalità e volumi? Come si è aperto il 2023?

Il 2022 ha registrato un rallentamento ma il livello di attività era comunque buono. L’anno ha beneficiato nel complesso di una prima parte estremamente positiva e una seconda parte più sottotono, ma comunque soddisfacente. Il 2023 purtroppo non sta mostrando segni positivi: da inizio anno l’attività in tutti i settori è molto debole e si respira un clima di incertezza. Inoltre, sulla sponda costi, il rottame è sempre più difficile e costoso da reperire. Essendo ambito da produttori fuori dall’Ue, assistiamo al forte drenaggio dell’unica “materia prima” che l’Europa possiede verso destini lontani. Questo è fortemente negativo da un punto di vista di bilancio di CO2: viene esportato rottame che permetterebbe di produrre acciaio con bassissime emissioni di CO2 in Europa, emettendo grosse quantità di CO2 nel trasporto fino in Turchia, India e Cina. L’inflazione e l’aumento generalizzato dei prezzi incide sia sui salari che su tutti gli acquisti di beni e sevizi aumentando fortemente i nostri costi di produzione e rendendoci attaccabili da produttori extra Ue che vogliono accaparrarsi quote di mercato locale e ci tolgono competitività nell’export dove dobbiamo confrontarci con produttori di altri paesi. Questo vale sia per noi sia per tutta la filiera a valle che utilizza l’acciaio.

Così come quello italiano, l’output di acciaio del primo produttore europeo, la Germania, è in calo. Anche la domanda di prodotti lunghi ha visto un rallentamento? Cosa prevedete nel breve periodo?

Il rialzo dei tassi e dell’inflazione rallenterà fortemente la costruzione in ambito privato. Ci aspettiamo però nei prossimi anni attività, tra l’altro necessarie per i paesi dell’Ue, nel settore delle grandi opere e infrastrutture pubbliche.

Dopo gli aumenti fuori scala visti nel corso del 2022, il prezzo dell’energia sta scendendo, seppur mantenendosi su livelli alti. Come state affrontando il caro energetico e cosa vi aspettate nel breve?  

L’Europa, dopo essere stata colta di sorpresa dalle conseguenze dell’invasione dell’Ucraina, ha lavorato per costruire un’alternativa all’approvvigionamento energetico. Inoltre, avendo un calo dell’attività industriale concomitante il volume di consumo di energia è diminuito aiutando a calmierare i prezzi. È pero sicuro che se l’Europa vuole continuare ad essere competitiva da un punto di vista economico rispetto alle altre potenze mondiali, necessita di un’industria forte e non dipendente nella sua filiera da paesi terzi. Uno dei tasselli fondamentali è che il costo energetico sia comparabile a quello delle altre potenze industriali.

Si stanno moltiplicando, in Italia e in Europa, gli investimenti per mitigare l’impatto ambientale dell’acciaio, spinti dalla nuova politica europea “Fit for 55”. Quali sono i vostri progetti e obiettivi di sostenibilità? 

Abbiamo in corso diversi progetti per rendere la nostra produzione sempre più ecosostenibile. Spaziamo dalla ulteriore riduzione di emissioni di CO2 sia diretto che indiretto, ai processi e particolarità della nostra produzione con l’obbiettivo di ottenere risultati in questo senso. Un esempio è quello di arrivare ad avere una produzione circolare al 100%, cioè non solo produrre il nostro prodotto utilizzando rottame ferroso che viene rimesso in circolo, ma di riuscire a rendere riutilizzabili tutti gli altri sottoprodotti o scarti derivanti dal ciclo di produzione. Per quanto concerne la riduzione di CO2, sempre ricordando che il nostro processo produttivo e i nostri impianti sempre allo stato dell’arte garantiscono una emissione diretta di CO2 molto bassa di per sé, abbiamo in corso di studio diversi progetti per ridurre ulteriormente le emissioni di CO2. Un esempio è la sostituzione prima parziale e poi eventualmente totale del gas metano con l’idrogeno nel processo produttivo.

È ormai assodato che il cosiddetto “acciaio verde” avrà un costo produttivo più elevato. I clienti sono pronti a pagare un prezzo “premium” per la decarbonizzazione?    

Riteniamo che il nostro prodotto, per le caratteristiche del ciclo di produzione adottato, la modernità dei nostri impianti e l’utilizzo per quanto più possibile (ove disponibile) di elettricità prodotta da fonti rinnovabili, sia di per sé acciaio verde. È evidente che l’interesse dei clienti in un acciaio a basso impatto di CO2 cresce sempre di più e sicuramente il mercato può accettare di pagare un prezzo maggiore per questo prodotto. Bisogna però considerare che non siamo in un mercato chiuso. In un contesto non regolamentato come quello attuale o al di fuori dell’Ue dopo un determinata soglia di differenza di prezzo il cliente sarà costretto a scegliere acciaio non verde per poter rimanere competitivo a livello di costi del suo prodotto. 

Con la transizione energetica in atto in tutte le filiere dell’acciaio mondiali, processo che vedrà il passaggio graduale dall’altoforno al forno elettrico, il rottame (soprattutto di qualità) potrebbe diventare una materia prima sempre più scarsa e costosa. Come vi state preparando a questo possibile scenario di medio-lungo termine?

La prima considerazione da fare è che non tutti i tipi e le qualità di acciaio possono essere prodotte da rottame, oltre al fatto che in complesso il consumo d’acciaio è superiore alla quantità di rottame fisiologicamente prodotta dal sistema. È pertanto utopico prescindere dall’utilizzo di minerale di ferro per una gran parte del volume di acciaio prodotto. Come si diceva precedentemente, il rottame è la materia prima del nostro continente. Siamo però fortemente danneggiati dall’esportazione al di fuori dell’UE e non riusciamo a trattenere il rottame sul nostro mercato. Questo porta ad una elevata speculazione nel mercato, dove attori interessati a scommettere su rialzi repentini, raccolgono e stoccano nei depositi vicino ai porti, pronti alla rivendita quando il prezzo sarà stato portato ad alti livelli. Questo distorce e aumenta il prezzo e riduce la disponibilità sul nostro mercato. Inoltre, vediamo un peggioramento dell’inerte e della sporcizia all’interno del rottame. Accettando i ricevitori extracomunitari anche rottame “sporco”, chi prepara il rottame non è più incentivato a separare e preparare il rottame prima di consegnarlo. È evidente che non separando e non selezionando il rottame questo prodotto rimane sporco e al suo interno permangono molti elementi non ferrosi che sono inquinanti per il processo di produzione dell’acciaio. Per citarne alcuni: plastica, gomma, legna, terre e polveri varie. Ovviamente, riuscendo a spedire questi materiali sotto forma di rottame non si ha nemmeno il problema dello smaltimento, che invece in Europa è normato e controllato. In sintesi, un rottame di qualità è un rottame lavorato e separato dagli altri prodotti che possono essere presenti insieme ad esso per permettere alle acciaierie di fondere esclusivamente la loro materia prima, vale a dire ferro e acciaio. Abbiamo di recente acquisito quattro frantoi e altri siti di raccolta in Francia, con l’idea di preparare il rottame secondo i nostri standard per garantire un prodotto di qualità, cioè estremamente pulito, da poter fornire alle nostre acciaierie. Resta però il problema della reperibilità del materiale, che, come detto, è sempre più spinto verso l’esportazione.


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