15 marzo 2023 Translated by Deepl
Il terremoto in Turchia non dovrebbe causare particolari scompensi nel mercato siderurgico locale dopo il recente periodo di frenesia. Questa l’opinione espressa dal trader siderurgico Andrea Musso Piantelli nel corso del webinar di siderweb dal titolo «Terremoto in Turchia: un altro cigno nero per l’acciaio?».
Focalizzandosi sui prodotti piani, in particolare i coils, Musso Piantelli ha ricordato che «i prezzi stavano salendo già prima del sisma. Penso che, poiché gli stabilimenti turchi sono integri, saranno in grado di far fronte all’aumento della domanda, forti di una capacità produttiva significativa». I prezzi, ha aggiunto, sono in aumento «per una congiuntura generale»: dopo aver toccato il cosiddetto “bottom” a novembre, c’è stata una ripresa trainata dal ristoccaggio. La domanda non può dirsi brillante nemmeno in questo momento, ma è senz’altro superiore a quella che era stata registrata nell’ultima parte del 2022.
Sempre a proposito di piani, Musso Piantelli ha rimarcato che la produzione «è stata interessata solo in parte». Tutti gli stabilimenti turchi nell’area colpita dal sisma, infatti, hanno ripreso a produrre fatta eccezione per İsdemir che, ha spiegato Musso Piantelli, «ha una capacità di circa 400mila tonnellate al mese» e possiede quattro altiforni che dopo il terremoto sono stati fermati. «Entro la fine di questo mese – ha continuato il trader – uno di questi dovrebbe ripartire, mentre il produttore prevede di andare a regime con altri due altiforni nei prossimi mesi. Il quarto altoforno è stato danneggiato e al momento non sembra che verrà rimesso in sesto a breve». İsdemir rappresenta una buona fonte di coils per i tubifici, pertanto la sua assenza ha portato a «una notevole corsa agli acquisti», anche sul fronte delle importazioni. «Mi risulta che la Turchia abbia lanciato ordini dalla Cina per oltre 100mila tonnellate di coils preverniciati. Questo perché è stata forte la domanda di questi prodotti per la costruzione di moduli abitativi prefabbricati, non solo da parte degli utilizzatori ma dai produttori stessi di preverniciati che hanno fatto ricorso all’import per soddisfare questa enorme richiesta», ha affermato Musso Piantelli. Il trader ha sottolineato che, ad ogni modo, la Turchia è sempre stata un’importatrice di coils, in particolare laminati a caldo. Prima della guerra russo-ucraina, il Paese importava dalla Russia 2 milioni di tonnellate e dall’Ucraina 1 milione di tonnellate di coils a caldo. «Le importazioni dalla Russia si sono praticamente dimezzate, mentre quelle dall’Ucraina si sono azzerate, per i motivi che conosciamo». Sul mercato turco è inoltre molto attiva l’India, ma probabilmente sarà la Cina l’attore che prossimamente più di tutti aumenterà la propria fetta di mercato in Turchia.
Tornando a parlare degli effetti del terremoto, Musso Piantelli ha sottolineato che anche tubifici quali quello del gruppo Tosyali e i rilaminatori hanno ripreso a lavorare, quantomeno a turni ridotti, tuttavia «rimane molto forte il problema della manodopera. L’area è devastata e i lavoratori hanno la testa altrove. Molti stanno pensando di migrare verso città come Istanbul alla ricerca di nuove frontiere lavorative. In questo contesto è difficile per le aziende mantenere la forza lavoro concentrata e operativa».
Stefano Gennari
9 maggio 2025
Edizione speciale del siderweb TG dedicata all'undicesima edizione di Made in Steel.
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