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Piani: «I prezzi non possono che aumentare»

Tosini (Ufficio Studi siderweb): domanda più tonica nella seconda parte dell’anno, con sollievo per i margini

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Con le ultime, riviste previsioni che ci fanno intravedere un aumento del Pil della Cina, e quindi della produzione di acciaio, superiore a quello che era stato previsto in autunno, a livello internazionale si avrà una «pressione non certo blanda» sulle materie prime, con «aumenti di prezzo significativi». E questo «comporterà una crescita dei costi di produzione dell’acciaio e un ribaltamento sui prezzi finali». Ma nel medio periodo. «Ancora per qualche mese la domanda sarà relativamente fiacca; sarà più tonica nella seconda parte dell’anno, quando potrà esserci il ribaltamento dei costi sui prezzi finali», con una minore compressione dei margini che «potrà dare respiro ai necessari investimenti sulla decarbonizzazione».

Sono le previsioni per il comparto dei prodotti piani che Gianfranco Tosini dell’Ufficio Studi siderweb ha illustrato questa mattina, nel webinar MERCATO & DINTORNI.

Ma questo cosa comporterà per il settore nazionale dei prodotti piani? Secondo Tosini «complica le cose per i consumatori italiani, che sono molto esposti all’export». In Italia, ha ricordato, abbiamo un problema strutturale: il consumo di piani è superiore alla produzione. «Il saldo commerciale è negativo da sempre, ma è in deciso aumento. È passato – ha illustrato Tosini – dai 2,7 milioni di tonnellate del 2010 ai 7,2 milioni del 2022. Quindi siamo molto esposti e molto legati al mercato internazionale, nel bene e nel male». Il motivo è da ricercarsi «nei problemi del più grande produttore italiano di piani, l’ex Ilva, che ha dovuto ridurre la produzione per la questione della compatibilità ambientale – ha ricordato Tosini–. Questo calo è stato in parte compensato dall’aumento della produzione del Gruppo Arvedi, che però produce piani con forno elettrico, con dinamiche di prezzo ben diverse».

L’85% del saldo commerciale negativo è dovuto ai coils. «Va ridotto, perché crea problemi agli utilizzatori finali» ha sottolineato Tosini. Il deficit è aumentato negli ultimi anni anche per le lamiere a freddo.

La produzione di lamiere a caldo e larghi piatti, invece, è più che sufficiente; l’export del 2021 è stato di 1,2 milioni di tonnellate. Andrebbe fatta però una riflessione sulle lamiere da treno: «Metinvest Trametal, a causa della guerra in Ucraina, nel 2022 ha avuto molti problemi. Nel futuro, presumo che si dovrà decidere dove produrre le bramme: se quindi tornare in Ucraina, ma non sappiamo quando, o decidere di produrle probabilmente vicino ai due laminatoi bell’Europa continentale» ha ricostruito Tosini.

Produzione in eccesso anche di lamiere zincate. «Siamo esportatori – ha evidenziato Tosini – ma il saldo positivo è in una tendenza di riduzione. È a rischio». Più tranquilla la situazione delle lamiere a rivestimento organico.

Critica la situazione per banda e lamiere stagnate e cromate e lamierini magnetici. «L’import netto è di 1,2 milioni di tonnellate ed è aumentato negli ultimi anni. La produzione è al minimo, circa 300mila tonnellate, ma – ha ricordato Tosini – soprattutto il lamierino magnetico sarà il prodotto del futuro, con l’espansione del mercato dell’elettrico».  


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