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Qualità dell’aria: le sfide tra industria e politica

A Futura Expo l’esperienza bresciana nel percorso verso la sostenibilità

BRESCIA - La sostenibilità è una parola a più dimensioni. La filiera dell’acciaio ne è coinvolta con progetti sul riciclo, sulla decarbonizzazione e l’economia circolare. Vi è però un’ulteriore dimensione, che è al centro anche della decennale diatriba sull’ex Ilva di Taranto, per esempio: quella della qualità dell’aria. Proprio questo aspetto è stato al centro di un convegno martedì 4 ottobre, nel padiglione innovazione di Futura Expo.

L’evento, che siderweb ha moderato nella presenza della Content Manager Francesca Morandi, ha esplorato il tema di fondo da quattro prospettive portate dai relatori provenienti dal mondo accademico, delle imprese e della politica.

Il primo a fornire il proprio contributo è stato Carlo Mapelli, docente del Politecnico di Milano. Mapelli ha presentato i processi e le tecnologie in grado di diminuire l’impatto ambientale. Tra le vie per la riduzione dell’impatto, la prima è sostituire le energie rinnovabili all’utilizzo di fonti fossili, come l’idrogeno verde, con alcune perplessità: nell’acciaio, per esempio, se usiamo nel processo produttivo l’idrogeno, dopo aver strappato l’ossigeno al minerale di ferro esso si trasforma in acqua, ma così non si carbura il ferro: si dovrà quindi trovare il modo di reinserire il carbonio. Nella siderurgia, la via della elettrificazione è un’altra strada verso la decarbonizzazione: produrre acciaio con forno elettrico consente di ridurre le emissioni di CO2 (circa 2 tonnellate per 1 tonnellata di acciaio prodotto con ciclo integrale, contro 0,25 del ciclo elettrico). Utilizzare fonti rinnovabili; preservare l’uso di acqua e suolo; unire questi sforzi ad una ciclicità collettiva: queste le soluzioni delineate da Mapelli per la strada verso la riduzione dell’impatto ambientale.

La strada verso la sostenibilità, si sa, è un lavoro di squadra che richiede sforzi e impegno collettivo. L’hanno capito molto bene le aziende siderurgiche che, nel 2005, hanno deciso di unirsi e dare vita al Consorzio RAMET, società consortile per le ricerche ambientali per la siderurgia. Un osservatorio che, come ha spiegato l’amministratore delegato, Alessandro Corsini, si occupa di studiare e monitorare l’impatto delle attività produttive delle aziende coinvolte sugli ambienti di lavoro e sul territorio, grazie anche a collaborazioni con l’Università, con Regione Lombardia e altri enti. Obiettivo: abbattere le emissioni non solo delle PM10, ma anche delle diossine e – nel futuro – considerare anche le problematiche odorigene.

Presente al convegno anche una delle aziende del Consorzio RAMET, Almag, produttrice di barre di ottone e interprete – come ha spiegato il Responsabile Sicurezza e Ambiente, Matteo Gelmi – di un approccio alla sostenibilità che ha coinvolto numerosi criteri e parametri. In particolare, nell’agosto 2022 è stato installato un nuovo impianto di aspirazione e abbattimento fumi: a parlarne la dottoressa Elisa Pansera, dell’ufficio tecnico di COMECA.

Dall’industria ci si è poi spostati al ruolo delle istituzioni e della politica in queste sfide green. L’assessore all’Ambiente e al Clima di Regione Lombardia, Raffaele Cattaneo, ha illustrato a che punto siamo del cammino.

In Italia, per quanto riguarda gli inquinanti – ovvero polveri sottili e ossidi di azoto – non siamo ancora rientrati sotto i limiti posti dall’Unione europea, anche se grazie alle politiche messe in campo siamo comunque migliorati. A seguito di una procedura di infrazione europea che si è conclusa con una condanna, siamo come Paese a rischio sanzioni se non dimostreremo di aver varato misure adeguate. Quali politiche mettere in atto? Le polveri sottili hanno principalmente tre cause: il riscaldamento domestico, e la principale fonte delle polveri sottili è l’uso della legna e derivati. La seconda fonte è il traffico, non solo nella combustione ma anche per pneumatici e freni: quindi anche veicoli elettrici non sono a emissioni zero. Terza fonte, l’agricoltura.

Gli interventi – è stato detto – andranno eseguiti non come città, ma più in generale sul bacino padano, considerando anche che la Commissione europea sta rivedendo le direttive dell’aria, abbassandone i limiti: questo permetterà di rientrare nei parametri entro il 2025, considerando che il nostro impegno andrà di pari passo con una condizione geografica per alcuni aspetti sfavorevole. Ma lo sforzo verso modelli green ci sarà e ci sarà da parte di tutti: cittadini, imprese, aziende. Noi faremo la nostra parte!


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