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Parzani: «Non si può essere lo stesso tipo di leader tutti i giorni»

La presidente di Borsa Italiana ha focalizzato due punti chiave: flessibilità e capacità di leggere i bisogni

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Si è aperto con un’ospite d’eccezione il webinar di siderweb "Leadership al femminile", a portare la propria testimonianza è stata la presidente di Borsa Italiana: Claudia Parzani, che ha condiviso parte della sua storia e della propria visione di leadership. Una visione legata alla flessibilità e alla capacità di leggere i bisogni del contesto in cui si opera, più che sulle caratteristiche di genere.

Ma forse gli elementi che hanno maggiormente caratterizzato l’ospite della Content Manager di siderweb Francesca Morandi sono stati l’entusiasmo, la chiarezza e l’autorevolezza, presenti sin quando la presidente di Borsa italiana ha lasciato il proprio paese natale di Rovato, nel Bresciano.

«Una cosa l’ho sempre avuta chiara: avevo voglia di lasciare il segno – ha spiegato Parzani -, da piccola alla domanda "cosa vuoi fare da grande?" rispondevo l’avvocato. Non tanto per lo status sociale, ma perché vedevo questa figura come quella che difendeva i diritti. Per cui credo che nello “zaino” che mi ha accompagnato in questi anni ci fosse quel senso di giustizia sociale che coltivo fin da piccola. Questo mi ha portato ad affiancare la mia carriera professionale nella finanza con tante iniziative di solidarietà. Atre due cose che sicuramente hanno fatto parte del mio bagaglio in questo viaggio sono stati la voglia di indipendenza, che strideva con la dimensione e le dinamiche tipiche del paese di provincia, a questa si aggiunge soprattutto il rispetto. Rispetto è una parola alla quale associo ad esempio senso del dovere e la disciplina, inoltre il rispetto è un qualcosa che devi guadagnare e devi dare è una cosa spesso data per scontata ma che per me è molto importante. Altre due “cose” che sicuramente non sono mancate nel mio percorso sono la curiosità e il coraggio. Tutti questi “strumenti” mi hanno permesso di trovare un mio modo di fare la professione e di distinguermi dai tanti colleghi. Mi hanno dato una mia identità ben definita e chiara, e questo secondo me in certi momenti ha fatto e fa la differenza».

Addentrandosi maggiormente nel tema della giornata la presidente di Borsa Italiana ha chiarito la propria visione della leadership. Una leadership capace di porsi in sintonia con il contesto per essere efficace e non di voler piegare il contesto a un modello rigido e certe volte anacronistico.

«Non credo che il tema della leadership sia necessariamente legato al genere, forse più alla generazione o al bisogno. Resto nell’ambito nel mondo della finanza, che conosco meglio. Dando per assunto che quel mondo c’è stato e ci sarà, quando si assume una posizione di leadership quello che ci si deve chiedere è: di cosa questo mondo ha bisogno? Cosa cercano i giovani? Cosa cercano i clienti? Cosa cercano gli stakeholders? Dobbiamo essere coscienti se abbiamo ascoltato bene, e nel caso la risposta sia affermativa, la nostra offerta, anche come leader, è adeguata ai bisogni? Questa sorta di questionario ci aiuta a verificare se abbiamo o offriamo degli stili di leadership adeguati alle richieste, sia che arrivino dal mercato che dal contesto in cui operiamo. Credo che questo sia il punto nodale dove noto i gap maggiori negli ultimi tempi. La capacità di mettersi in discussione e porsi in sintonia ai bisogni. Se noi andiamo ad applicare modelli di leadership tradizionali senza guardarli con occhio critico o adeguarli alle situazioni, questi non risultano efficaci. In quest’ottica forse per il periodo che stiamo attraversando le caratteristiche di un modello di leadership femminile risultano più adeguate ai bisogni attuali, rispetto al modello maschile. Un modello che allo stesso modo di quello femminile viene categorizzato e stereotipato con schemi e caratteristiche ben precise che spesso si dimentica che il o la leader sono delle persone ognuna con la propria identità. Quello che vorrei fosse chiaro che indipendentemente dall’essere donna o uomo, non si può essere lo stesso tipo di leader tutti i giorni, ma bisogna sapersi adattare, essere flessibili per poter essere efficaci».

Una flessibilità che Claudia Parzani racchiude anche in un biglietto da visita su cui è stampato solo il suo nome, e il resto dello spazio bianco viene riempito con le informazioni di cui ha bisogno il suo interlocutore in quel momento.

«Le relazioni e la socialità fanno parte di me, forse per quella curiosità di cui parlavo prima, per capire chi è la persona che mi sta difronte ed eventualmente di cosa ha bisogno. Inoltre, ogni relazione ci può arricchire e questa è una delle cose che adoro del mio lavoro. La capacità e la voglia di tessere relazioni ti aiuta ad aprire le finestre del tuo “palazzo” e lasciarti contaminare da mondi a te vicini e che potrebbero aiutarti a trovare prospettive diverse sulle situazioni che stai vivendo o sui progetti che vuoi avviare. Questo avviene anche non in modo immediato, mi è capitato che scambi di opinioni o di esperienze mi tornassero utili anche a distanza di tempo. La mente funziona così archivia e poi ripropone l’informazione quando è necessaria».

Parzani ha anche fatto un parallelo tra i giovani di adesso e le donne di un tempo, accumunandone la fatica nell’affermarsi e allo stesso tempo nel trovare un ambiente accogliente, quasi da “casa” sul fronte lavorativo. Senza tralasciare l’impatto sociale dell’azienda dove si va a lavorare e il segno positivo o negativo che lascia sul territorio o se si ispira o meno a determinati valori.

«In questo passaggio secondo me rientra anche la competenza e la sensibilità diversa che ogni persona può portare in azienda, e anche in questo caso non è una questione di genere. Mi spiego meglio. Una volta la competenza e l’esperienza emergevano con gli anni. Ora non è più così: vi sono cose, come le competenze digitali, che sono proprie dell’appartenere a una generazione rispetto a un’altra, e questo scombina il modello. Per questo bisogna accogliere il pensiero e il contributo di tutti e forse è questo un aspetto che è più innato nelle donne, proprio quello della propensione all’accoglienza. Credo che questo sia il momento di una grande gentilezza e di convivere insieme, condividendo e scegliendo la riposta che sembra migliore, indecentemente da chi l’abbia proposta».

L’ultimo flash è stato infine dedicato alle politiche sulla parità di genere avviate dal governo. «Gli interventi sulla parità di genere non devono essere verticali, ma orizzontali. In tutte le proposte che verranno fatte si devono tener conto di due cose perché siano veramente efficaci. La prima sono i giovani e la seconda le donne. Questi soggetti devono essere sul tavolo di tutti i provvedimenti da prendere, non solo di un paio di proposte dedicate, se vogliamo che ci sia un vero e duraturo cambiamento».

 


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