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La via per l'acciaio green passa dal rottame e dal DRI

Rottame: lieve rimbalzo nelle quotazioni turche. Punto di svolta?

CORTEFRANCA (BS) - Strategia e mercato. Questi i due temi approfonditi da Gianfranco Tosini (siderweb) ed Emanuele Norsa (Kallanish e collaboratore siderweb) durante il convegno «Materie prime tra sostenibilità e mercato» organizzato da siderweb in collaborazione con RICREA

Tosini: «Due le strategie di decarbonizzazione, ma con degli ostacoli»

Gianfranco Tosini ha approfondito gli aspetti strategici e prospettici del mercato delle materie prime siderurgiche oggi e nei prossimi anni. «In futuro – ha detto – i consumi, i prezzi e il tipo di materie prime utilizzate nell’industria siderurgica saranno condizionati, oltre da che da dinamiche congiunturali ed eventi straordinari, dai cambiamenti nel processo di produzione dell’acciaio». Un cambiamento guidato ovviamente dalla necessità di rendere meno impattante la produzione di acciaio, riducendone le emissioni, ma che dovrà far fronte a questa sfida «con una domanda globale che è prevista in aumento». Al momento, nel settore ci sono due strategie di decarbonizzazione allo studio: «quella parziale (che prevede anche la cattura e lo stoccaggio di CO2) e quella piena (senza emissioni di CO2)». Per entrambe ci sarà «un maggior utilizzo del forno elettrico», un uso che però andrà incontro a due ostacoli: la necessità di utilizzare elettricità generata da fonti rinnovabili e l’insufficiente disponibilità di rottame». Per superare quest’ultima barriera «si farà maggior ricorso al preridotto, che però è per la massima parte ottenuto utilizzando minerale di ferro di altissima qualità, che può essere estratto da un numero limitato di miniere. Pertanto, una significativa espansione della produzione di DRI, combinata con la tendenza ad utilizzare minerale di ferro di alta qualità nella produzione di acciaio con ciclo integrale, potrebbe portare ad una carenza di materia prima nei prossimi anni». La via per una completa decarbonizzazione, quindi, rimane complessa. «La strada è ancora lunga – ha concluso Tosini – ed andranno risolti alcuni nodi cruciali: la disponibilità di materie prime adatte, di energia rinnovabile in quantità sufficiente per alimentare gli impianti, la carenza di rottame e la sostenibilità economica. L’Italia, in quest’ottica, si trova in una posizione buona su alcune variabili, mentre per altre, come la realizzazione di impianti di preriduzione, ci sono alcuni ostacoli da superare, sia burocratico-organizzativi, sia strutturali e legati alla dimensione media delle imprese italiane».

Norsa: «Aumenterà ancora il costo relativo del rottame rispetto al minerale»

Si è dedicato all’analisi dell’andamento dei prezzi delle materie prime, invece, Emanuele Norsa. «Il prezzo del rottame, nel 2022, è stato sottoposto ad una forte volatilità – ha spiegato Norsa –. Allo scoppio della guerra le quotazioni sono salite in maniera molto decisa sino a toccare nuovi record, mentre da aprile ad oggi il prezzo è caduto». Il punto di atterraggio, almeno per il rottame turco, potrebbe essere vicino, dato che in Turchia c’è stato un piccolo rimbalzo delle quotazioni della qualità HMS 1/2, che si è fermato attorno ai 300 dollari la tonnellata CFR. «Ma se questo mini rimbalzo rappresenti l’inizio di un movimento più ampio o solo un incidente di percorso, al momento, è impossibile da stabilire» ha precisato Norsa. Proseguendo l’analisi delle materie prime siderurgiche, il confronto del rottame con il minerale di ferro mostra «una situazione diversa, con il minerale che sembra aver trovato una certa stabilità attorno a quota 120-150 dollari la tonnellata». Ciò, nelle settimane immediatamente successive allo scoppio della guerra in Ucraina aveva portato lo spread tra minerale e rottame ai massimi storici, addirittura sopra i 500 dollari la tonnellata, per poi tornare a circa 200 dollari la tonnellata. «L’aumento del costo relativo del rottame rispetto al minerale è destinato a proseguire anche in futuro – ha previsto Norsa –, in quanto la rivoluzione green europea e la tendenza della Cina ad incrementare la quota di mercato dei forni elettrici porterà ad un maggior consumo di rottame».

Spostando il focus sui semilavorati in acciaio, Norsa ha rilevato che le quotazioni delle bramme giapponesi a metà aprile 2022 sono salite circa del 30% rispetto al livello di fine febbraio, successivamente scendendo ma restando del 10% più care del prezzo del 25 febbraio. Le bramme russe, invece, a causa delle sanzioni a cui è sottoposta Mosca, trovano mercato a condizione di abbassare nettamente i prezzi, ed oggi sono di circa il 30% più economiche rispetto ad inizio della guerra, trascinando verso il basso le quotazioni internazionali e con un influsso anche su altri prodotti e materie prime siderurgiche.

«Per cercare di decifrare i prossimi mesi – ha concluso Norsa – bisognerà fare i conti con la Cina, che è alle prese con i lockdown imposti dal Covid e con l’alta inflazione». Inoltre, i produttori del Paese asiatico vivono una situazione contraddistinta da bassissimi margini per i produttori da forno elettrico. Proprio questo elemento, però, potrebbe rappresentare, per assurdo, un segnale dell’inversione di tendenza del mercato: è possibile, infatti, «che il governo metta in campo alcune misure per ridare ossigeno al comparto, contribuendo a sostenere i prezzi e ad interrompere la discesa che sta caratterizzando il mercato ormai da oltre due mesi».


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