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Le donne d’acciaio incontrano la “signora delle comete”

La scienziata Amalia Ercoli Finzi e la figlia Elvina si sono raccontate in un incontro di “Acciaio al Femminile”

Translated by Deepl

Se qualcuno pensava che tecnologia e scienza fossero "cose da uomini" e che nei corsi di laurea STEM - cioè delle discipline scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche - le menti femminili non venissero mai valorizzate, si sbagliava.

A dimostrarlo, durante un incontro di “Acciaio al Femminile”, il nascente progetto di siderweb rivolto alle professioniste della siderurgia che sta prendendo forma proprio in queste settimane, sono state due donne STEM d’eccezione: Amalia Ercoli Finzi, accademica, scienziata, prima donna ingegnere aeronautica d’Italia, e la figlia Elvina Finzi, doppia laurea con lode al Politecnico di Milano e all’ENSTA di Parigi e un dottorato di ricerca in ingegneria nucleare.

Classe 1937, Amalia Ercoli Finzi frequentò il liceo scientifico quando su 52 iscritti solo 5 erano donne. I suoi genitori, inoltre, volevano per lei una facoltà come matematica, ritenuta più adatta a una ragazza destinata a essere insegnante e madre di famiglia. Ma con la giusta dose di spirito rivoluzionario, di chi sa dire “no a preconcetti e convenzioni sociali”, Amalia Ercoli Finzi si iscrisse a Ingegneria aeronautica al Politecnico di Milano. Convinta che non esistano lavori per uomini o per donne: «Esistono i lavori che piacciono, da affrontare con la giusta preparazione e tenacia», dimostrando con una semplice frase come non porsi mai limiti, ma solo obiettivi.

Amalia Ercoli Finzi sognava di diventare scienziata. Oggi, è consulente della NASA, dell'ASI e dell'ESA ed è una delle scienziate più autorevoli nel campo dell'ingegneria aerospaziale. Ha raccontato, con gli occhi pieni di soddisfazione, la missione da lei diretta nello spazio, la “Missione Rosetta”, uno dei capolavori che l’hanno resa “la signora delle comete”.  

A noi professioniste della siderurgia ha ricordato l’importanza di aggregarci, di fare rete. «Le donne devono fare massa critica» hanno ribadito madre e figlia con una sintonia unica. «Perché – ha rimarcato Elvina Finzi - non solo ereditiamo modelli di leadership maschili, ma entriamo in aziende dove le regole sono state scritte dagli uomini e per gli uomini. Per cambiare queste regole, e renderle più “a misura di noi donne”, serve fare massa critica». E nella siderurgia, così come nello spazio, «le ragazze STEM non saranno poche stelle isolate. Saranno intere costellazioni che illumineranno il cielo».

Posizioni e idee con cui dovremmo contaminare anche il comparto dell’acciaio per riuscire ad attrarre nuove costellazioni di giovani e donne STEM. Per farlo, servirà una nuova narrazione, in grado di meglio raccontare che mondo meraviglioso sia l’acciaio. Soprattutto, servirà rappresentare per le nuove generazioni veri modelli al femminile. Servirà, in altre parole, rimanere donne.

«Ogni donna – ha spiegato l’accademica - deve avere tre dimensioni. Quella sentimentale, dedicata agli affetti»: Amalia Ercoli Finzi è sposata con il fisico Filiberto Finzi, ha avuto cinque figli e sette nipoti e considera la famiglia la cosa più importante che ha avuto nella vita. «Poi c’è la vita professionale, dimensione nella quale possiamo dimostrare a noi stesse e agli altri chi siamo e quanto possiamo valere. Infine, la dimensione più personale, da dedicare al tempo libero, a ciò che più ci piace fare; ma anche a quel tempo spirituale, intimo, per guardare dentro noi stesse e chiederci: “Siamo sulla strada giusta? Stiamo facendo bene?”».

Solo portando avanti queste tre dimensioni, potremo essere noi stesse, con la giusta scala di valori. E a noi siderurgiche, ora, il compito di portare avanti questi modelli. 

Se vuoi essere aggiornata/o sui prossimi appuntamenti di “Acciaio al femminile” manda una mail a eventi@siderweb.com.


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