8 febbraio 2022 Translated by Deepl
Un’intesa «costruita su misura per colpire la Cina a livello sistemico». Il superamento della Section 232 cui si è giunti lo scorso ottobre al G20 di Roma è parte di un accordo più ampio tra USA e Ue, di un progetto che va oltre l’acciaio e l’alluminio, seppur strategici. Lo ha sottolineato Carlo Muzzi, giornalista del Giornale di Brescia ed esperto di geopolitica, nel webinar di siderweb “Section 232 addio”. L’intesa ha sancito, per esempio, anche «l'intenzione di negoziare una qualche forma di standard sul contenuto di carbonio sulle importazioni di acciaio e, allo stesso tempo, affrontare la sovraccapacità», indirizzando la politica internazionale verso la sostenibilità, insieme alla volontà di USA e Ue di «rimettersi al tavolo per valutare e ridare forza al WTO».
Le relazioni tra Ue e Cina si sono molto raffreddate negli ultimi mesi. «L’anno scorso si discuteva di un accordo commerciale Ue-Cina per gli investimenti, fortemente voluto da Angela Merkel. Oggi è lettera morta – ha spiegato Muzzi -. In questo momento i rapporti sono abbastanza compromessi». Nel segno di una «ritrovata alleanza tra USA e Ue, seppur in ogni alleanza ci siano elementi sia di cooperazione che di tensione».
Quanto ai rapporti tra Ue e Russia, il gas viene ormai sempre «usato come arma e strumento di politica estera» e in questo trimestre «c’è stato un crollo del trasferimento» di questo input strategico. «I regolatori Ue – ha detto Muzzi - hanno notato che Gazprom non sta offrendo forniture sul mercato spot e questo ha causato un innalzamento dei prezzi. L’Unione vuole aprire una procedura contro Gazprom, perché pare proprio che il suo atteggiamento sia volontario». Inoltre, «i gasdotti che attraversano la Bielorussia e l’Ucraina, in questo momento, funzionano al 50%». Se Biden ha chiarito che «il Nordstream non va attivato» e «si sta impegnando a cercare nuovi partner per conto dell’Europa», anche l’Ue si sta muovendo, «con trattative con Qatar e Azerbaijan per coprire almeno parzialmente la mancata fornitura russa».
Uno scenario che, va da sé, «influenza fortemente i prezzi del gas». E anche «se si dovesse tornare a una situazione di de-escalation – ha detto Muzzi – non è detto che le quotazioni si abbassino. Questo è il vero problema». Tanto più che «a livello europeo sulla politica dei prezzi non c’è un’intesa tra gli Stati membri, ognuno va per sé. Si guardi all’Ungheria, con Orban che è andato a trattare direttamente con Putin e ha strappato forniture a un prezzo minore. Le prospettive, al momento, non sono ancora rasserenanti».
4 ottobre 2024
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