7 ottobre 2021 Translated by Deepl
Paolo Sangoi, amministratore delegato di Sangoi Group e presidente di Assofermet Acciai, intervistato a Made in Steel traccia un bilancio del 2021 per il suo gruppo e per la siderurgia, con lo sguardo al 2022 e agli investimenti indispensabili per il settore. Senza scordare lo snodo delle importazioni.
La prima domanda non può essere che sulla fiera. Che effetto fa tornare a incontrarsi, in presenza dopo la crisi pandemica?
Abbiamo atteso molto Made in Steel. Nei visitatori e negli espositori ho notato una grande carica di ottimismo. Vedono nella manifestazione l’occasione per la ripresa dei contatti. E trovo particolarmente appropriato il concetto attorno al quale ruota la fiera, “Rinascimento”. Come nel Rinascimento, che segnò l’inizio dell’era moderna e di un nuovo mondo di interpretare il mondo, è plausibile che si vada verso un altro cambiamento epocale.
Guardando al mercato, il settore dell’acciaio è ripartito in modo deciso. E per i piani questo non può che essere definito un anno straordinario. È d’accordo?
Straordinario nel vero senso della parola, ovvero completamente fuori dall’ordinario. E in particolar modo quello che è accaduto nel 2021 è qualcosa che mai si era visto in precedenza. È un anno sicuramente positivo ma pure con molte ombre per problematiche che siamo stati costretti ad affrontare. A partire dalla carenza di materie prime sulla quale sicuramente hanno influito i vincoli all’importazione. L’enorme carico di lavoro delle acciaierie europee non ha permesso a queste aziende di soddisfare l’esigenza di tutti gli operatori. E questo ha creato la situazione di shortage che gli addetti ai lavori conoscono”.
A proposito dell’import, anche in virtù del suo ruolo istituzionale di presidente di Assofermet Acciai lei non ha mai appunto nascosto come i limiti europei alle importazioni abbiano condizionato l’attività delle aziende. Come le hanno influenzate dal punto di vista operativo?
Premetto che da sempre, per mia natura, sono contrario ad ogni limitazione all’import a meno che, e in questo caso le approvo, non si tratti di azioni volte a contrastare attività di dumping promosse da specifici Paesi. Sono invece sicuramente contrario alle misure di salvaguardia. Che insieme a una debole reazione in termini di crescita produttiva dimostrata dai produttori europei hanno creato, come dicevo, una situazione di shortage che mai per entità si era verificata in passato. E questo ha scatenato l’esplosione dei prezzi. Condizione che per un certo numero di operatori, a partire dalle acciaierie, ha permesso di registrare performance particolarmente importanti. Noi stessi che nella filiera fungiamo da distributori siamo riusciti a beneficiarne per la rivalutazione delle scorte. Ma bisogna fare attenzione il rischio è che il conto lo paghi il mercato a valle.
Siamo ormai entrati nell’ultimo trimestre dell’anno. Il 2021 che anno è stato per Sangoi?
Per il nostro gruppo il 2021 fino ad ora è stato positivo. Abbiamo registrato incrementi in termini quantitativi espressi in tonnellate attorno al 15%. Se lo leggiamo sul piano del fatturato, anno su anno, e questo vista l’esplosione data dall’aumento esponenziale delle materie prime, l’incremento è vicino al 100%. Abbiamo pianificato importanti investimenti. In particolare un parco fotovoltaico che ci renderà totalmente autosufficienti e green. E investimenti in impianti automatici.
I bilanci decisamente positivi dell’anno in conclusione nel settore siderurgico in generale potrebbero essere appunto reinvestiti. Secondo lei di cosa avrebbe più bisogno il settore?
Gli investimenti dove il settore deve concentrarsi maggiormente oggi sono sicuramente la sicurezza sul lavoro e l’ambiente. Strategici resteranno sempre gli investimenti per accrescere il livello di service e di qualità.
Cosa vi aspettate per il 2022?
Il 2021 si dovrebbe chiudere, stando alle ultime rilevazioni, con una crescita del Pil del 6%. Per il 2022 la crescita del Prodotto interno lordo è data al 4%. Sono numeri che parlano da soli. E teniamo conto che se il 2021 si confronta con il 2020, anno oltremodo complicato per la pandemia, il 2022 si misurerà con il 2021. Quindi il 4% è un numero importante che ci deve far pensare positivo. Ciononostante vi sono alcune nubi all’orizzonte legate all’instabilità geopolitica mondiale e al rincaro del costo dell’energia e delle materie prime.
Paola Gregorio
8 novembre 2024
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