19 gennaio 2021
È stato un intervento carico di ottimismo quello che ha visto il presidente di Federacciai Alessandro Banzato protagonista dell’intervista faccia a faccia del primo “Mercato & Dintorni” del 2021.
Incalzato dal direttore generale di siderweb Lucio Dall’Angelo, Banzato ha toccato tutti i punti chiave emersi in questo avvio di nuovo anno per la siderurgia, a partire dall’inarrestabile fiammata delle quotazioni.
«Questi aumenti si innestano su una ripresa dei consumi che era già ben visibile sul finale del 2020 – ha rimarcato il presidente di Federacciai -. Alla luce di una crescita così repentina è chiaro che vi sia una decisa componete speculativa a livello internazionale, che ha coinvolto tutti gli elementi alla base della produzione di acciaio, dalle materie prime, alle ferroleghe, all’energia. Questo ha gonfiato questa bolla che mi aspetto che prima o poi scoppierà. Tuttavia non credo che questo “scoppio” riporterà i prezzi ai minimi del 2020. La correzione al ribasso ci sarà, ma troverà come punto d’arresto una domanda in crescita. Proprio questo elemento darà una maggiore stabilità. Uno dei problemi che invece si presentano non è tanto quello di un eventuale crollo, quanto piuttosto se la filiera riuscirà a ribaltare a valle questi aumenti così repentini; anche perché tutti si sono trovati in difficolta nel riuscire a reperire la propria materia prima, che si tratti di rottame, oppure di semilavorati e finiti».
Sul fronte internazionale, a chi ha individuato nell'eccessivo protezionismo europeo l'origine della difficoltà a reperire materiale Banzato ha risposto che il mercato europeo deve avere sistemi di controllo, non di protezionismo. «Il prossimo anno la Cina stima di esportare 70 milioni di tonnellate. Bene, se confrontate con il loro miliardo di output sono nulla, ma per il mercato europeo rappresentano un terzo della produzione annua. Questo è il contesto in cui operiamo oggi» ha spiegato l’imprenditore.
Banzato si è detto orgoglioso della siderurgia italiana, non solo perché dal pieno della crisi è passata da un -40% di produzione annua ad aprile 2020 al -14% di dicembre, ma anche perché le aziende non hanno cancellato gli investimenti e si impegnano per migliorare il prodotto sempre più e competere all’estero.
Sullo scenario internazionale, la soluzione per la Brexit e le elezioni USA dovrebbero dare molta più stabilità al contesto, al di là di quali sarebbero potuti essere i migliori risvolti. Più difficile invece pronunciarsi sul nuovo accordo Ue-Cina ed anche sul Recovery plan italiano.
«Il piano sul Recovery ha un’intelaiatura interessante, almeno sui temi in cui siamo stati coinvolti per la discussione: transizione green, PPI, sostegno al passaggio all’idrogeno, infrastrutture. Le paure sono su come questo poi viene concretizzato. È il momento in cui tutti ci giochiamo il futuro del nostro Paese, speriamo di esserne all’altezza».
Più rapide invece le repliche sui casi Taranto e Piombino e sulla presenza statale nei sistema di rilancio. «Ci sono momenti in cui la presenza temporanea dello Stato è quasi obbligatoria – ha spiegato Banzato -. Mi riferisco ad Ilva, è comprensibile che a fronte di impegni anche economici immani ci sia il supporto dello Stato. Questo va però fatto sugli impianti che hanno un senso di mercato: Taranto, Novi e le rotaie di Piombino di sicuro. Lo stesso non è per i treni barre e vergella del polo toscano».
Sui conti aziendali di Acciaierie Venete, Banzato si è detto felice dei risultati 2020: «Sono stati meno positivi di altri anni ma valgono di più, perché dimostrano che possiamo navigare anche dentro la tempesta». «Per il 2021 - ha concluso - dovremo recuperare sicuramente l’impatto delle materie prime. In linea di massima sono ottimista per l’anno».
Davide Lorenzini
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