19 gennaio 2021
Una distonia marcata tra la produzione di acciaio e la domanda dei settori utilizzatori, aggravata dall’ingresso sulla scena del mercato speculativo finanziario. Ecco spiegata la scomposta crescita dei prezzi di materie prime e prodotti siderurgici cominciata negli ultimi tre mesi del 2020 e che ancora sta proseguendo. È l’analisi che Gianfranco Tosini dell’Ufficio Studi siderweb ha proposto a “Mercato & dintorni”, il primo webinar dell’anno di siderweb.
Il mancato incontro tra domanda e offerta «è cominciato nel terzo trimestre 2019. Si è recuperato nei trimestri successivi, per poi arrivare al secondo trimestre 2020 con il crollo della produzione dovuto alla concretizzazione più negativa della pandemia. Da qui in poi – ha ricordato Tosini – c’è stato un vuoto di offerta proprio quando, nel terzo trimestre, è esplosa la domanda grazie alla fase finale della prima crisi pandemica. L’aumento della richiesta di acciaio è stato rapidissimo e non c’è stata una risposta immediata della produzione». L’offerta ha recuperato più velocemente in Italia rispetto al resto d’Europa «perché la nostra produzione è incentrata sul forno elettrico, molto più reattivo rispetto all’altoforno. Ciò ci ha penalizzato in misura minore». Questa distonia si sta ora riducendo ed è «plausibile che il gap si ridimensioni dopo il primo trimestre 2021». Ma nel frattempo, ha spiegato Tosini, a questa dinamica si è agganciato il mercato finanziario, che sta speculando sull’aumento dei prezzi, e la Cina ha proseguito il proprio aumento produttivo, spingendo sui prezzi delle materie prime. Gli aumenti di prezzo, comunque, sarebbero destinati a rientrare entro il secondo trimestre dell’anno.
Sempre che, ha invitato Tosini, non si ripeta l’errore dello scorso anno: oggi, infatti, la domanda dei settori utilizzatori è piuttosto compressa, ma nel secondo-terzo trimestre si prevede «una forte ripresa», soprattutto nell’automotive, che più ha sofferto nei mesi scorsi. In media, i settori utilizzatori vedranno un aumento produttivo del 10 e del 15,6% nel secondo e terzo trimestre in Europa. L’anno dovrebbe chiudersi con un aumento di circa il 9%, quindi «non recupereremo quanto perso nel 2020. Per tornare ai livelli pre crisi ci vorranno 2-2,5 anni».
La produzione di acciaio e dei settori utilizzatori
Elaborazione siderweb su dati World Steel Association/Federacciai ed Eurostat
Quanto alla produzione di acciaio, in Ue dovrebbe aumentare dell’11% nel 2021 e in Italia del 12,5%. E «qui dentro c’è il milione di tonnellate in più che dovrebbe produrre l’ex Ilva, che nel 2020 ha compresso come non mai il proprio output».
Le leve determinanti per il ritorno alla crescita sono tre, ha analizzato Tosini: l’impatto e la durata dei continui lockdown e del conseguente danno alle economie; la dimensione e la struttura delle politiche di stimolo economico; la rapidità e l’efficacia dello sviluppo e della distribuzione in tutto il mondo di vaccini efficaci. «Gli investimenti saranno la variabile chiave, uniti alla ripresa dell’export. Su questo ci giochiamo la crescita del 2021» ha concluso.
Elisa Bonomelli
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