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I prezzi dell’acciaio ai tempi della pandemia

Tra depressioni e rimonte: esiti 2020 e prospettive 2021

Il 2020 sarà ricordato per gli effetti dirompenti di quell’inedita crisi sanitaria mondiale che passerà alla storia come pandemia di Covid-19: un’insidiosa e pericolosa influenza con epicentro la città di Wuhan, nella provincia cinese di Hubei, che ha costretto le autorità di tutti i Paesi ad adottare, più o meno tempestivamente, drastici provvedimenti per contenerne lo sviluppo.

Da quando l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nello scorso mese di marzo, ha definito la diffusione del coronavirus non più come un’epidemia confinata ad alcune zone geografiche, ma come una vera e propria pandemia diffusa in tutto il pianeta, sono scattate quelle misure di blocco delle attività e della mobilità, i cosiddetti lockdown, che hanno provocato l’interruzione delle attività industriali in gran parte del globo con conseguenti sfilacciamenti delle catene di fornitura, scadimenti dell’interscambio internazionale e pesanti ripercussioni sulle attività economiche. La Cina, prima vittima del virus, è stata la prima nazione a rimettersi in moto dopo l’emergenza: le sue manifatture sono infatti tornate in forte espansione dal mese di maggio sull’onda di vistose accelerazioni degli ordini e della produzione industriale sollecitati dalla domanda interna. Una ripresa che consentirà al Dragone, unico Paese tra le grandi economie, a chiudere l’anno con il Pil a segno positivo, intorno al 2% secondo il Fondo Monetario Internazionale. La ripartenza del gigante asiaticocon la sua pressante domanda di materie prime ha innescato repentini rialzi dei prezzi delle commodity, che avevano assunto un tono molto depresso durante l’intero primo quadrimestre. A ri-orientare le tendenze ha contribuito anche l’andamento del dollaro nei riguardi di tutte le altre valute: dopo essere stato concupito come bene rifugio durante la fase acuta dell’emergenza internazionale, con suo conseguente apprezzamento, il graduale rientro delle criticità, unito agli effetti della politica monetaria espansiva statunitense, ha tolto progressivamente appeal al biglietto verde, provocandone l’indebolimento.

Si consideri al riguardo la figura 1 che illustra l’andamento dell’indice CRB Commodity (riferito alla scala dell’ordinata destra) e del Dollar Index (riferito alla scala dell’ordinata sinistra): il primo paniere sintetizza l’evoluzione delle quotazioni di tutte le materie prime quotate in dollari a livello internazionale, mentre il secondo compendia il rapporto del dollaro nei confronti delle principali valute, tra le quali la divisa europea pesa il 57,6%. Come si può osservare, nel 2020 sono chiaramente distinguibili due fasi: durante la prima il complesso delle quotazioni delle materie prime precipita fino a tutto il mese di aprile (-39,6%) per poi rimbalzare e proseguire al rialzo fino a dicembre (+41,8%). Nello stesso periodo il dollaro spicca il volo fino alla terza settimana di marzo (+5%) per poi perdere rapidamente terreno per la restante parte dell’anno (-11%). Si noti come le due curve dimostrino l’alta correlazione inversa tra i due fenomeni, confermando così la complicità valutaria alla forte rimonta delle materie prime sostenuta dalla corsa all’accaparramento da parte della Cina. Nell’ambito delle materie prime industriali, la totalità dei metalli ferrosi e non ferrosi ha attraversato le stesse tappe: depressione iniziale (-19,7%) e successiva riscossa fino a dicembre (+51,1%). Entrando nello specifico della siderurgia, si delineano qui di seguito gli accadimenti riferiti alle sue tradizionali filiere.

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Produzioni da altoforno

Osservando la figura 2 - che illustra le dinamiche a confronto dei prezzi medi settimanali in dollari/tonnellata del minerale di ferro (curva riferita alla scala dell’ordinata destra) e del carbone da coke (curva riferita alla scala dell’ordinata sinistra) - si nota una evidente discordanza evolutiva. Le quotazioni spot del minerale per consegna al porto cinese di Qingdao, ovvero il benchmark mondiale delle transazioni via mare del materiale, si sviluppano attraverso una blanda deriva declinante (-10,1%) durante il primo quadrimestre dominato dalla pandemia, per poi impennarsi fino a settembre (+54,4%) con la definizione di un nuovo massimo (130,80 dollari/tonnellata). Segue una breve flessione che si arresta a fine ottobre (-9,3%), seguita da un nuovo recupero oltre il picco precedente (+17,7%) e con la fissazione di un nuovo top a 145,30 dollari/tonnellata alla data del 4 dicembre.
I prezzi sono dunque tornati su livelli che non si vedevano dall’ultimo trimestre 2013 su sollecitazione della domanda cinese, ma anche per effetto della contrazione dell’offerta causata dalla chiusura di grandi impianti estrattivi sudamericani duramente colpiti dagli effetti della pandemia. Alla luce della congiuntura corrente e prospettica, appare probabile che nel 2021 i prezzi proseguiranno nella loro salita perlomeno fino a quando sarà pienamente ripristinata l’offerta globale.
Del tutto diversa l’evoluzione del prezzo del carbone metallurgico che, dopo lo scatto all’insù esauritosi in marzo (+20,6%), si volge al ribasso fino alla prima settimana di maggio (-39,6%) per poi fluttuare intorno ai minimi per i successivi quattro mesi. Prendono poi corpo dapprima un nuovo incremento (+33,9%), che si esaurisce nello spazio di un mese, e un ulteriore calo (-20,8%) frenato da un rimbalzo finale (+2,6% al 4 dicembre). L’evoluzione delle produzioni basilari legate al ciclo integrale è illustrata nella figura 3, comprendente le dinamiche dei prezzi medi settimanali in dollari/tonnellata dei coils a caldo FOB Shanghai, indiscusso driver internazionale, e FOB Black Sea. Si noti innanzitutto come la curva dei prezzi cinesi anticipi sistematicamente quella che descrive le oscillazioni delle quotazioni est-europee. Dopo l’iniziale rialzo durato il solo mese di gennaio (di entità rispettivamente pari a +3,3% e a +4,3%), le due evoluzioni smottano per l’intero trimestre successivo (-20,6% e -26,8%) all’acme della pandemia.

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Seguono gli ampi recuperi (+49,6% e +73,2%), che ricollocano i prezzi oltre i massimi registrati nel 2018, sino ai valori del 2013, prefigurando la continuazione dell’impetuoso movimento rialzista anche nella prima parte del 2021. Tenuto peraltro conto dell’eccessiva sollecitazione della domanda, e della conseguente situazione di ipercomprato configurata dagli indicatori tecnici riguardo ai prezzi dei coils, non si escludono temporanee correzioni destinate a riequilibrare i mercati. Gli aumenti di prezzo fondamentali si sono ripercossi con leggero ritardo temporale sull’intera gamma dei prodotti piani europei e nazionali come si evince dai valori della tabella 1.

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Produzioni da forno elettrico

La figura 4 mette a confronto le dinamiche dei prezzi medi settimanali del rottame ferroso espressi in euro/tonnellata registrati in Turchia e in Italia, dove siderweb rileva le quotazioni delle principali categorie: demolizioni, frantumato, torniture e lamierino. Pur in presenza di diversi gradi di variabilità - in effetti il meno elevato è quello riferito alla sintesi nazionale che riflette la mediazione di quattro prezzi - si osserva la concordanza dinamica tra le due curve nell’ambito della quale le evoluzioni delle quotazioni turche anticipano quelle manifestate dalle quotazioni nazionali. Anche in questo caso si notano le due fasi ben distinte che hanno caratterizzato il 2020: durante il lockdown generalizzato i prezzi di riferimento est-europei sono infatti precipitati (-29,7%) per poi rimontare con il sostegno persistente della domanda (+56,8%). In sintonia si muovono i prezzi nazionali, che negli stessi periodi si mostrano dapprima in flessione (-14,3%) e poi in ripresa (+17,2%). Considerando l’alta concordanza dinamica tra le due curve, è plausibile prospettare per i primi mesi del 2021 l’accelerazione ascendente delle quotazioni nazionali del rottame al seguito dell’evoluzione già spiccatamente rialzista dei prezzi internazionali.
In funzione degli esiti registrati dalla tipica materia prima elettro-siderurgica, in tabella 2 sono evidenziate le performance contabilizzate dai principali prodotti lunghi, quotati sia a livello europeo che in Italia attraverso le rilevazioni effettuate da siderweb.

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Dall’analisi dei dati riportati in tabella emerge innanzitutto la maggiore variabilità espressa dai prezzi internazionali rispetto a quelli rilevati a livello nazionale, che appaiono connotati da una viscosità superiore nell’ambito di tutte le fasi evolutive. Si rileva inoltre come l’entità media dei recuperi post-lockdown dei prezzi dei prodotti lunghi sia di consistenza inferiore a quella registrata dai prodotti piani: un aspetto attribuibile al differente stato della domanda delle due produzioni, in quanto a loro volta riferite a settori che si prospettano a velocità di crescita ancora molto dissimili tra loro. È tuttavia ammissibile che, al venir definitivamente meno della crisi sanitaria, il complesso dei prodotti lunghi sia destinato ad allinearsi, per direzionalità ed intensità ascendente, alla dinamica dei prodotti piani.

Produzioni inox

Completiamo l’analisi con il comparto inox che attualmente assorbe il 66% del nickel prodotto a livello mondiale. Il metallo rappresenta non a caso il tradizionale riferimento per ogni analisi riguardante l’evoluzione del settore. In questi ultimi anni si è peraltro ventilato l’emergere di un ulteriore stock di domanda generato dall’industria dei veicoli elettrici, che potrebbe necessitare del 50% dell’offerta corrente di metallo entro il 2030. Una prospettiva che sta già incentivando investimenti nell’esplorazione e nello sviluppo di nuove miniere di nickel. La figura 5 rappresenta dunque l’andamento dei prezzi medi settimanali del nickel quotato al London Metal Exchange (riferito alla scala dell’ordinata destra espressa in dollari/tonnellata) a confronto con l’andamento dei prezzi dei cosiddetti “cascami nuovi” rilevati settimanalmente da siderweb a rappresentare il rottame inox (riferito alla scala dell’ordinata sinistra espressa in euro/tonnellata). L’aumento del consumo di nickel, stimolato dell’intensa domanda del settore inox cinese, ha spinto i prezzi al rialzo dopo la flessione durata per l’intero primo trimestre dell’anno (-21,6% rispetto al -20,3% della media di tutti i non ferrosi). La rimonta ancora in via di sviluppo (+44,2% rispetto al +42,3% della media dei non ferrosi) è stata favorita, come più sopra chiarito, anche dal progressivo indebolimento del dollaro, ma pure dai blocchi all’export indonesiani entrati in vigore nel gennaio 2020 e dalla chiusura causa pandemia delle miniere filippine. Tra gli altri elementi tipici utilizzati nel comparto inox, il cromo e il molibdeno evidenziano movimenti di minore ampiezza rispetto a quelli palesati dal nickel con le flessioni durate fino al mese di luglio (rispettivamente -3,5% e -20,9%) e i successivi recuperi (+11,6% e +35,2%). La dinamica dei prezzi del rottame inox si orienta al ribasso per l’intero primo trimestre (-8%) per poi fluttuare lateralmente e infine impennarsi (+24,1%) al traino del vigoroso rialzo del nickel e degli altri tipici elementi del comparto.

A differenza dell’andamento del metallo non ferroso di riferimento, la dinamica del rottame inox risente più direttamente del decorso settoriale che, se si eccettua il mercato cinese, appare ancora in affanno. Per valutare gli impatti dei componenti basilari su taluni tipici prodotti piani inox, si consideri la tabella 3.

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Dalla tabella si evince come gli aumenti dei materiali basilari non si siano ancora ripercossi sulle produzioni, ma il recente orientamento assunto dai prezzi del rottame inox, a sua volta trainato al rialzo dal nickel, lascia presagire l’avvio di aumenti generalizzati nelle quotazioni delle produzioni che troveranno realizzazione nel primo semestre 2021. Al termine di questa nostra consueta analisi annuale appare evidente come l’economia globale del 2020 sia stata fortemente segnata dalle travolgenti e diffuse implicazioni della pandemia. Un anno straordinario, insomma, da dimenticare alla svelta.

Secondo molti osservatori la crisi non ha ancora toccato il fondo e fino a quando i vaccini non consentiranno il ritorno alla piena normalità, l’economia continuerà a subire quelle restrizioni che le impediscono di liberare interamente il suo potenziale. Peraltro, confidando che i governi persistano nelle loro misure di sostegno fiscale e finanziario alle imprese, tutelando anche le produzioni nazionali, è plausibile che lo shock economico e gli impatti strutturali della pandemia possano essere superati grazie all’immunità collettiva assicurata dagli antidoti di prossima distribuzione.

 

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