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Bilanci d’Acciaio: il Covid non frena le aziende

La voglia di crescere, di investire e di migliorare le proprie performances nelle parole dei protagonisti

Partecipate e sentite le interviste che hanno animato il finale del convegno da remoto “Trafilerie: l’impatto della crisi da Covid-19 e le prospettive per il 2021”, secondo appuntamento del ciclo Bilanci d’acciaio e organizzato da siderweb in collaborazione con Camera di Commercio di Como-Lecco.

L’iniziativa ha vissuto momenti importanti nei “faccia a faccia” di Diego Minonzio, direttore de La Provincia di Lecco a quattro protagonisti della filiera, a cominciare da quello con Lorenzo Angelini, amministratore delegato di Caleotto, laminatoio lecchese del Gruppo Feralpi specializzato nella produzione di prodotti per la trafila: «Per il gruppo l’acquisizione del Caleotto si conferma una scelta strategica – ha esordito Angelini – pur con un percorso non facile, che abbiamo però gestito con investimenti importanti già portati a termine e con altri che sono in programma».

Una scelta, ha spiegato l’ad di Caleotto, «che ci ha dato l’opportunità di essere più penetranti nella filiera degli acciai speciali, diventando più agili e veloci. Questo ci porta ad essere fiduciosi in relazione a quello che stiamo facendo». Anche se «il fatturato sarà inferiore a quello del 2019, ma i volumi sono aumentati, pur non raggiungendo i livelli del 2018».

Grande attenzione verrà riservata al settore automotive: «Quello della transizione verso l’auto elettrica – ha detto Lorenzo Angelini – sarà un percorso da gestire con grande attenzione, anche se ritengo che sarà una trasformazione molto lenta, passando per la realizzazione di modelli ibridi, mentre credo che soprattutto nella prima fase, per il totalmente elettrico si punterà da modelli “cittadini”. Noi ovviamente seguiremo i nostri clienti che operano nel settore specifico e siamo convinti che se si vuole puntare sull’elettrico ci vorranno incentivi forti da parte del governo».

Altro tema toccato è stato quello della decarbonizzazione: «Un passaggio importante – ha detto l’ad di Caleotto – e il passaggio dalla produzione da ciclo integrale a quella da forno elettrico comporterà un cambio di mentalità oltre alle caratteristiche del prodotto».

Anche per questo viene considerata importante «la collaborazione con la sede di Lecco del Politecnico di Milano: ci abbiamo puntato molto anche per favorire il cambio generazionale e culturale all’interno dello stabilimento, con professionalità specifiche che possono risultare molto importanti anche nei processi di laminazione termomeccanica e raffreddamento della vergella».

Per quanto riguarda le aspettative per il 2021, Lorenzo Angelini è stato chiaro: «Registriamo una grande richiesta di prodotto e c’è carenza di vergella. Siamo fiduciosi perché il prezzo sta salendo e ci aspettiamo, se non tornare a quello del 2018, una crescita costante soprattutto nel primo semestre, poi sarà importante capire come le misure europee saranno declinate sui territori».

Si è distinto ancora una volta per il pragmatismo che lo contraddistingue Adrea Beri nel corso del suo intervento.

«Bisogna innanzitutto fare delle distinzioni, nel 2019 l’automotive ha portato avanti un malumore legato alla transizione tecnologica, e anche le costruzioni senza domanda dove ci si trova schiacciati. E questo è stato particolarmente pesante in Italia. Se si va oltre Italia la situazione è completamente diverse, e questo ha aiutato a compensare parte dell’impatto pandemia. Basta pensare che noi siamo ben oltre all’80% di esportazioni, e questo indica come in altri paesi prima di chiudere tutto ci hanno pensato forse una notte di più.

Molto dipende dal fatto che sbloccato il primo lockdown il comparto auto ha avuto una ripresa impressionante da dopo l’estate, a tal punto da faci superare in termini di volumi il 2019. Anche per le funi e i cordati siamo in linea con lo scorso anno. Ad essere disastroso è l’ambito delle costruzioni calato di un 30%».

Sul fronte della dimensione aziendale Beri ha qualche perplessità sulla possibilità di raggiungere intese, vede invece come più fattibile la creazione di un consorzio che potrebbe creare una sinergia per poter approcciare i mercati in maniera maggiormente sinergica.

«Il 2020 resta comunque un anno particolarmente difficile anche sulla possibilità di operare resta un’incertezza, e questo non aiuta nel rapporto con i clienti esteri. Anche se devo dire che nel pieno della crisi proprio da parte di diversi clienti abbiamo avuto una grande solidarietà».

Francesco Silvestri presidente di ANCCEM (l’associazione dei mollifici italiani) ha annunciato che «per fortuna le previsioni negative (-15/50%) fatte in passato non saranno confermate. C’è stata una ripresa nella seconda parte dell’anno ed ora prevediamo un calo compreso tra il 10 ed il 30%»

Il calo, peraltro, «varia rispetto ai mercati toccati, con il settore auto che sta vivendo un rimbalzo, come quello dell’elettrodomestico. L’aeronautica, invece, è stata molto colpita, mentre l’agricoltura ha retto meglio. Altro elemento è relativo all’export: chi è in grado di esportare “in proprio” è andato meglio».

Il Covid «ha fatto male a tutti – ha detto Silvestri – ma i mollifici si sono presentati abbastanza solidi e non credo che si rischierà di vedere scomparire delle aziende, grazie alla capacità di reazione che le caratterizza. Aver investito per tempo nelle nuove tecnologie aiuta molto, come pure l’agilità e la reattività». 

Quanto al cambio di paradigma del settore auto, «avrà certamente un impatto importante sul nostro settore perché la componentistica pagherà un prezzo elevato al forte calo delle immatricolazioni e del passaggio alle nuove forme di alimentazione dei veicoli. Su una drive-line di un veicolo tradizionale – ha spiegato il presidente di ANCCEM – ci sono 1.500 componenti, su quella di un veicolo elettrico ce ne sono 200 e le molle saranno sempre meno».

Un elemento critico, identificato per il futuro da Francesco Silvestri, è quello relativo a «tempi di consegna e prezzi imposti da parte delle trafilerie, che saranno decisivi. Già oggi dobbiamo confrontarci con una tempistica che crea difficoltà alle nostre imprese e dovremo trovare delle forme di collaborazione più efficaci».

A chiudere il panel delle interviste è stato Pietro Vargiu Chief Underwriting Officer Coface, che si è focalizzato sul tema della solvibilità delle aziende della filiera.

«Abbiamo visto delle dinamiche di crisi mai riscontrate prima, aggravamento delle capacità di incassare I crediti esteri, e questo dipende non solo dalla forza finanziaria delle aziende, ma anche dagli stati e da come hanno deciso di supportare il sistema economico. In Italia devo dire abbiamo visto inoltre una tendenza a mutualizzare le perdite su tutto il sistema economico, piuttosto che in altri stati come ad esempio gli Usa

Questo è stato un trend anche nelle imprese private. Ho avuto clienti che piuttosto che aprire un sinistro clienti hanno privilegiato credito e una relazione commerciale con il cliente. Per cui hanno riscadenzato i termini di pagamento e spesso anno avuto ragione con i saldi che sono andati a buon fine. Una tendenza che abbiamo visto in maniera diffusa nei metalli. Penso che la situazione nei prossimi mesi resterà stabile, anche perché come ho già detto non dipende solo dalle aziende».

Vargiu ha anche evidenziato come il settore metalli abbia un numero di casi inferiore alla media ma che sono molto più pesanti come entità 

Infine il Chief Underwriting Officer Coface ha annunciato di aspettare la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto con un supporto alle assicurazioni del credito per rinnovare i fidi ad alcuni clienti salvo una garanzia statale. Un decreto su cui le stesse assicurazioni hanno chiesto una proroga di sei mesi, visto l’allungamento dei tempi di stesura, la speranza è che anche questo provvedimento possa dare ulteriore ossigeno ai comparti maggiormente sotto pressione.


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