26 novembre 2019
Sostenibile. Si gioca attorno a di questa parola tutta la partita dell’ex-Ilva, ma soprattutto si gioca attorno alle sue diverse accezioni.
Basta vedere le definizioni date dal vocabolario Treccani: «Che si può sostenere. Che può essere affrontato. Compatibile con le esigenze di salvaguardia delle risorse ambientali». Si ritrovano già qui i temi cruciali in tutta questa vicenda, vale a dire: sostenibilità economica e sostenibilità ambientale, a cui poi se ne aggiungerà anche una terza.
Su questi concetti dovrà essere costruito il nuovo piano industriale che, con molta probabilità, porterà ad una revisione anche del piano ambientale, per provare a dare un futuro alla fabbrica, con l’incognita però di capire quanto la nuova visione potrà essere accettata anche dal territorio.
Al netto delle implicazioni giuridiche la questione economica per Mittal è semplice: l’attuale assetto produce perdite di due milioni di euro al giorno, avanti così non è possibile andare. Sicuramente sequestri, incidenti e mancanza di manutenzioni vanno a incidere in maniera massiccia sui costi, ma c’è una voce di costo che non si può ignorare ed è quella legata agli addetti. In generale Mittal ha una media di 1000 occupati per milione di tonnellate di acciaio prodotte. Quanto si deciderà di produrre a Taranto nel corso andrà ad incidere in maniera significativa sul numero di esuberi. Un numero che secondo le indiscrezioni trapelate attualmente oscilla tra i 2.500 e i 5.000 addetti.
Il sistema deve quindi trovare un punto di equilibrio, «sostenibile», sul fronte dei costi, altrimenti il rischio è di trovarsi tra qualche mese nuovamente al via. Forse in questo caso il risanamento ambientale potrebbe svolgere un ruolo cruciale, come risorsa, anziché che come costo.
Il premier infatti nella conferenza stampa dopo il confronto con Mittal ha aperto alla possibilità di una partnership pubblica. Un punto delicato sia dal punto di vista statutario per CDP, sia dal punto di vista dell’Antitrust Ue, particolarmente attenta nel caso di potenziali aiuti di Stato nel settore dell’acciaio.
Se però il supporto andasse nella direzione della lotta ai cambiamenti climatici e dell’ambientalizzazione, lo scenario potrebbe assumere connotati diversi, e anche l’approccio comunitario potrebbe essere favorevole a questo passaggio. Il supporto all’ambientalizzazione del sito potrebbe quindi allontanare lo spettro di un’eventuale procedura di infrazione per aiuti che vadano contro la concorrenza del mercato.
C’è però da aggiungere un terzo livello di sostenibilità, e non meno importante per la vicenda Ilva, quella giuridica. Sì perché viste le vicende che hanno coinvolto la magistratura nel siderurgico pugliese hanno influenzato, a ragione, la strada del rilancio del sito.
Si dovrà trovare anche in questo campo un delicato punto di equilibrio, non solo per lo scudo penale, ma anche per permettere un utilizzo degli impianti sufficiente a far funzionare l’azienda ad un regime sufficiente per rendere sopportabili gli extra costi legati ai sequestri delle varie aree ed agli investimenti necessari a metterle in sicurezza. Senza contare gli ultimi risvolti legati alle inchieste messe in moto dal processo di recesso del contratto di affitto.
Bastano questi pochi aspetti per capire come mai il premier Giuseppe Conte abbia chiesto di pazientare alcune settimane perché il governo possa fare sintesi ed arrivare ad una nuova e duratura intesa.
Davide Lorenzini
9 gennaio 2025
L'intervista a Rodolfo Paolicchi, Sales and Planning Director di Riveco GeneralSider, che a maggio tornerà a Made in Steel.
Lascia un Commento