16 luglio 2019
BRESCIA - Dopo un 2018 da ricordare, il 2019 di ORI Martin «è iniziato con un passo meno sostenuto». Lo ha spiegato Andrea Agnelli, consigliere delegato di ORI Martin, durante la presentazione alla stampa dei risultati del produttore siderurgico bresciano. «Il mercato, nel primo semestre – ha proseguito -, è stato contraddistinto da una riduzione dei prezzi che ha portato ad un calo del fatturato di circa il 10% rispetto al medesimo periodo del 2018». La domanda, al momento, appare rallentata «sia dal destoccaggio in corso, dopo i forti acquisti dei clienti durante lo scorso esercizio, sia dalle difficoltà del comparto automotive europeo». Nonostante questo andamento «le prospettive per l’anno in corso sono per una chiusura di bilancio a metà strada tra i risultati del 2018 (utile di 36,9 milioni di euro, ndr) e del 2017 (14 milioni di euro)».
Investimenti in aumento
Per proseguire nella strada della crescita dei risultati, ORI Martin continuerà ad investire. Dopo i 24 milioni di euro messi sul piatto nel 2018, «nel triennio 2019-2021 effettueremo investimenti per 100 milioni di euro» ha spiegato Roberto De Miranda (consigliere del gruppo), che saranno impiegati con l’obiettivo «di incrementare ancora la qualità della produzione». Inoltre, «circa il 20% sarà destinato ad ambiente e sicurezza – ha precisato Giovanni Marinoni Martin (vicepresidente), in particolare sulla controllata Ferrosider, «dove siamo al lavoro per ridurre le emissioni e per incrementare il riciclo interno delle acque».
Acquisizioni: il punto
Dopo l’acquisto di Novacciai nel 2016 e di Ferrosider nel 2018, la crescita per linee esterne di ORI Martin non può dirsi conclusa. «La nostra scelta strategica è quella di non aumentare la capacità produttiva – ha detto Andrea Agnelli -, dato che operiamo in un settore già contraddistinto da overcapacity». Per questo motivo «il focus è sulle verticalizzazioni, che garantiscono un elevato valore aggiunto ai nostri prodotti». In quest’ottica «abbiamo qualche dossier sul tavolo, con operazioni che al momento non si sono ancora perfezionate, ma che vanno nella direzione di entrare in settori non in concorrenza con i nostri clienti». In Italia o all’estero? «Non escludiamo investimenti esteri. Credo però che, data l’incidenza del costo del trasporto sul prezzo dell’acciaio, sia possibile valutare solo aziende in aree geografiche vicine al nostro sito di produzione di Brescia».
Stefano Ferrari
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