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Agosto 2016: la congiuntura siderurgica

L'andamento dei principali indicatori dell'acciaio italiano, europeo e mondiale

 

Lo scenario mondiale

Nei primi sei mesi di quest’anno la produzione mondiale di acciaio si è attestata a 794,8 milioni di tonnellate, con una contrazione dell’1,9% rispetto allo stesso periodo del 2015. Il calo della produzione è significativamente rallentato rispetto ai primi mesi dell’anno, per cui il tasso di utilizzo della capacità produttiva globale è risalito al 71,8% dopo aver toccato un minimo del 68% nel primo bimestre.
Quasi tutti i principali paesi produttori, tranne l’Ucraina, la Turchia e l’India, hanno ridotto i volumi produttivi. A livello di macro aree, l’Africa è quella che ha subito la maggiore riduzione della produzione (-15,9%), causata dal forte calo registrato dall’Egitto (-27.6%), seguita dall’America Latina (-13,8%), dall’UE (-6,1%), dal Medio Oriente (-3,2%), dall’Asia (-1,1%) e dal Nord America (-0,6%). La produzione nella Comunità degli Stati Indipendenti (CIS) è ritornata invece a crescere, grazie al forte incremento dell’Ucraina (+10,3%). La Cina, primo produttore mondiale di acciaio, ha accelerato i ritmi produttivi portando a +1,7% la variazione tendenziale del mese di giugno e a -1,1 quella dei primi sei mesi di quest’anno.
Nell’UE, la riduzione della produzione ha interessato 15 dei 20 Stati membri produttori di acciaio. I Paesi con il calo maggiore sono: Ungheria (-39,6%), Regno Unito (-36,4%), Bulgaria (-27,1%), Francia (-11,5%), Polonia (-11,3%) e Spagna (-7,3%).

La siderurgia italiana

Nel primo semestre del 2016 la produzione di acciaio in Italia è risultata pari a 12,1 milioni di tonnellate, con un aumento del 3,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il tasso tendenziale di crescita del solo mese di giugno è stato del 5,9%, in decelerazione sui due mesi precedenti. Rispetto al picco pre-crisi la produzione risulta ancora sotto di 27 punti percentuali (-8,5 milioni di tonnellate). Il tasso di utilizzo della capacità produttiva si è attestato intorno al 57%, 15 punti in meno rispetto alla media mondiale. L’aumento dei volumi ha riguardato prevalentemente la produzione di acciaio con ciclo integrale, grazie alla ripresa della produzione dell’Ilva. La produzione di laminati piani a caldo è stata pari a 5,9 milioni di tonnellate, con un aumento del 10,5% rispetto allo stesso periodo del 2015. La produzione di laminati lunghi si è attestata a 6 milioni di tonnellate, lo stesso quantitativo del primo semestre dell’anno precedente.


Le esportazioni

Nei primi quattro mesi del 2016 (ultimo dato disponibile) le vendite all’estero di prodotti siderurgici sono ammontate a 5,8 milioni di tonnellate, con un aumento del 2,65 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Le esportazioni nei Paesi dell’UE, pari al 72% del totale, sono cresciute dell’11,2%, mentre quelle verso i Paesi extra UE sono diminuite del 14,7%.  La variazione negativa si è ridotta a 9,4% nei primi cinque mesi. Le vendite all’estero di laminati piani sono aumentate di circa il 7%, mentre quelle di laminati lunghi sono diminuite del 3,5%. Le esportazioni di semilavorati (lingotti, billette e bramme) sono aumentate dell’8,4%, mentre quelle di tubi hanno registrato un incremento dell’1,3% imputabile ai tubi saldati. Le esportazioni di i tubi senza saldatura sono invece calate, a causa della diminuzione degli investimenti nel settore dell’oil & gas.


Le importazioni

Nei primi quattro mesi di quest’anno le importazioni di prodotti siderurgici si sono attestate a 7,2 milioni di tonnellate, con un aumento del 4,3% sullo stesso periodo del 2015. Tale incremento è dovuto totalmente agli acquisti dai Paesi terzi che sono cresciuti dell11,8%, contro una diminuzione dell 3,1% di quelli dai Paesi comunitari. La crescita delle importazioni dai paesi extraconunitari è scesa al 9,7% nei primi cinque mesi.  L’incremento più consistente è stato registrato dai laminati piani (+4,6%), in particolare dai Paesi extracomunitari (+14,4%). Le importazioni di laminati lunghi  sono cresciue soltanto dell’1,7%, mentre le importazioni di tubi sono aumentate del 23%, ma rappresentano neanche un terzo delle esportazioni. Infine gli acquisti all’estero di semilavorati sono aumentati diel 2,1 rispetto allo stesso periodo del 2015.


Le previsioni a breve termine

Le previsioni per i prossimi mesi sono meno positive rispetto a quelle del secondo trimestre, a causa del rallentamento dell’economia imondiale. Il consumo reale di acciaio in Italia dovrebbe comunque continuare a crescere, ma ad un ritmo inferiore a quello dei mesi passati. Il consumo apparente continuerà invece ad evidenziare segni di crescita negativi, a significare che anche nei prossimi mesi la crescita della domanda reale continuerà ad essere soddisfatta con la riduzione delle scorte. Per quanto riguarda le esportazioni, il rallentamento della crescita economica nei principali Paesi emergenti avrà un effetto depressivo sulla domanda di acciaio mondiale, quindi sulle esportazioni da parte dei Paesi sviluppati. Al contrario, l’eccesso di capacità produttiva in alcuni Paesi emergenti, soprattutto la Cina, manterrà elevato il livello delle esportazioni di acciaio verso i Paesi sviluppati, con un effetto di compressione sui margini delle imprese siderurgiche


Prezzi: luglio ancora in frenata

La frenata iniziata a maggio e concretizzatasi a giugno prosegue anche a luglio. Secondo le rilevazioni effettuate da Siderweb e condensate nel Siderindex (ovvero l’indice che misura il prezzo medio alla tonnellata dell’acciaio al carbonio sul mercato italiano), le quotazioni dell’acciaio al carbonio sul mercato italiano hanno fatto registrare un calo anche nel settimo mese dell’anno. Entrando maggiormente nel dettaglio, si segnala che a maggio il valore medio del Siderindex era di 340,55 euro la tonnellata (il livello più alto da settembre 2014), mentre a giugno si è registrata una riduzione del 5,3% rispetto al mese precedente (322,44 euro la tonnellata) ed a luglio c’è stato un ulteriore calo del 6,5% (301,64 euro la tonnellata).
Nel settimo mese dell’anno, comunque, il valore è superiore al livello di aprile, di marzo e di febbraio 2016. Inoltre, per trovare un valore paragonabile a quello del mese appena concluso, se escludiamo appunto giugno e maggio 2016, bisogna tornare a luglio 2015, quando i prezzi si sono attestati a 305,08 euro la tonnellata. Il trend di diminuzione delle quotazioni è stato costante durante tutto il mese di luglio, con la prima rilevazione, del 6 luglio, che aveva fatto registrare un valore del Siderindex di 309,34 euro la tonnellata, prima di sgonfiarsi lentamente sino ai 293,44 euro la tonnellata del 27 luglio.
Nel comparto dei piani, a luglio, le quotazioni medie dei coils a caldo sono diminuite di poco più di 20 euro la tonnellata rispetto al livello di giugno, ponendosi a metà strada tra la discesa delle lamiere da treno (-32 euro la tonnellata) e quella delle lamiere zincate (-7,5 euro la tonnellata). Nel settore dei lunghi, invece, la vergella paga il prezzo più salato alla crisi (-40 euro la tonnellata), seguita dal tondo per cemento armato (-20 euro la tonnellata), dai laminati mercantili (-15 euro la tonnellata) e dalle travi (-10 euro la tonnellata). Per quanto concerne il rottame, la discesa sembra rallentare, con il valore medio registrato per la materia prima delle categorie 01-E3, 33-E40, 50-E8, 41-E5M (le quattro principali qualità di rottame vendute sul mercato nazionale) che si è fermato a 187,5 euro la tonnellata, contro 195,6 euro la tonnellata di giugno.

05.08.2016_siderindex

 


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