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Luglio 2016: la congiuntura siderurgica

L'andamento dei principali indicatori dell'acciaio italiano, europeo e mondiale

Lo scenario mondiale
Nei primi cinque mesi di quest’anno la produzione mondiale di acciaio si è attestata a 673,2 milioni di tonnellate, con una contrazione del 2,2% rispetto allo stesso periodo del 2015. Il calo della produzione è significativamente rallentato rispetto ai primi mesi dell’anno e il tasso di utilizzo della capacità produttiva globale è così aumentato al 71,3% dopo aver toccato un minimo del 68% nel primo bimestre.

Tutti i principali Paesi produttori, tranne la Turchia e l’India, hanno ridotto i loro volumi. A livello di macro aree, l’Africa è quella che ha subito la maggiore riduzione della produzione (-19%), seguita dall’America Latina (-14,8%), dall’UE (-6,4%), dal Medio Oriente (-3%), dall’Asia (-1,4%) e dal Nord America (-0,7%). La produzione nella Comunità degli Stati Indipendenti (CIS) è ritornata a crescere grazie al forte incremento dell’Ucraina (+14,7%). La Cina, primo produttore mondiale di acciaio, ha accelerato i ritmi produttivi portando a -1,4% la variazione negativa tendenziale dei primi cinque mesi rispetto a -6-7% dei primi mesi dell’anno.

Nell’UE la riduzione della produzione ha interessato 23 dei 28 Stati membri, con percentuali significativamente superiori alla media in Ungheria (-39,9%), Regno Unito (-37,5%), Francia (-12,8%), Svezia (-9,9%), Spagna (-8,7%) e Austria (-8,2%).


La siderurgia italiana
Nei primi cinque mesi del 2016 la produzione di acciaio in Italia è risultata pari a 10,1 milioni di tonnellate, con un aumento del 2,9% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il tasso tendenziale di crescita del solo mese di maggio è stato del 9,3%, confermando l’accelerazione della produzione nei confronti dei primi mesi dell’anno. Il gap rispetto al picco pre-crisi si è così ridotto al 28% (- 9 milioni di tonnellate). Il tasso di utilizzo della capacità produttiva si è attestato intorno al 56%, 16 punti in meno rispetto alla media mondiale.
L’aumento dell’output ha riguardato esclusivamente la produzione di acciaio con ciclo integrale grazie alla ripresa della produzione dell’ILVA. La produzione di laminati piani a caldo è stata pari a 4,7 milioni di tonnellate, con un aumento del 7% rispetto allo stesso periodo del 2015. La produzione di laminati lunghi si è attestata a 4,8 milioni di tonnellate, con un calo del 4,5%.


Le esportazioni
Nei primi cinque mesi del 2016 (ultimo dato disponibile), le vendite all’estero di prodotti siderurgici sono ammontate a 5,8 milioni di tonnellate, con un aumento del 2,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Le esportazioni nei Paesi dell’UE, pari al 72% del totale, sono cresciute dell’11%, mentre quelle verso i Paesi extra UE sono diminuite del 14,4%. Le vendite all’estero di laminati piani sono aumentate di circa il 15%, mentre quelle di laminati lunghi sono diminuite del 7%. Le esportazioni di semilavorati (lingotti, billette e bramme) sono diminuite di circa l’1%, mentre quelle di tubi hanno registrato un incremento dell’1,3%, imputabile ai tubi saldati. Le esportazioni di i tubi senza saldatura sono invece calate a causa della diminuzione degli investimenti nel settore dell’oil & gas.


Le importazioni
Nei primi cinque mesi di quest’anno le importazioni di prodotti siderurgici si sono attestate a 8,3 milioni di tonnellate, con un aumento del 4,9% sullo stesso periodo del 2015. Tale incremento è dovuto totalmente  agli acquisti dai Paesi terzi che sono cresciuti  del 9,8%, contro una diminuzione dell’1,2% di quelli dai Paesi comunitari. L’incremento più consistente è stato registrato dai laminati piani (+11,5%), in particolare dai Paesi extracomunitari (+18%). Le importazioni di laminati lunghi sono state sostanzialmente le stesse dello scorso anno. Le importazioni di tubi sono cresciute del 23%, ma rappresentano neanche un terzo delle esportazioni. Infine gli acquisti all’estero di semilavorati sono aumentati di circa il 10% rispetto allo stesso periodo del 2015.


Le previsioni a breve termine
Le previsioni per i prossimi mesi sono leggermente peggiorate rispetto a quelle del secondo trimestre a causa del rallentamento dell’economia in generale, indotto anche dagli effetti dell’esito referendario sulla Brexit. Il consumo reale di acciaio dovrebbe comunque continuare a crescere, sebbene a ritmi inferiori a quelli dei mesi passati, mentre il consumo apparente continuerà ad evidenziare segni di crescita negativi. Ciò sta a significare che anche nei prossimi mesi la crescita della domanda reale continuerà ad essere soddisfatta con la riduzione delle scorte.
Per quanto riguarda le esportazioni, il rallentamento della crescita economica nei principali paesi emergenti avrà un effetto depressivo sulla domanda di acciaio mondiale, quindi sulle esportazioni da parte dei paesi sviluppati. Al contrario, l’eccesso di capacità produttiva in alcuni paesi emergenti, soprattutto la Cina, manterrà elevato il livello delle esportazioni di acciaio verso i paesi sviluppati, con un effetto di compressione sui margini delle imprese siderurgiche di questi paesi.


Prezzi: inversione di tendenza nella seconda metà di maggio
A maggio, i prezzi dell’acciaio in Italia cambiano direzione. Il recupero delle quotazioni, in atto da inizio febbraio, si è infatti interrotto a partire dalla parte conclusiva del mese scorso, quando il mercato ha invertito la rotta. Lo si può notare dalla curva descritta dal grafico del Siderindex (ovvero l’indice che misura il prezzo medio alla tonnellata dell’acciaio al carbonio sul mercato italiano) che è tornato a puntare verso il basso.
Entrando maggiormente nel dettaglio, a maggio il valore del Siderindex si è attestato a 340,55 euro la tonnellata, con un forte incremento rispetto al livello di aprile (+21,6%), tornando su livelli che non si vedevano da settembre 2014. Nell’ultima rilevazione di maggio, però, l’indice è sceso a 339,49 euro la tonnellata rispetto ai 345,57 euro la tonnellata della rilevazione precedente, confermando il calo anche nella prima rilevazione di giugno (331,31 euro la tonnellata). Dal picco massimo del 18 maggio, la riduzione dei prezzi è del 4,1%, mentre l’indice all’8 giugno rimane del 43,1% superiore al livello di inizio 2016.
A maggio, per quanto concerne i prodotti piani, le quotazioni medie mensili dei coils sono cresciute di circa 60 euro la tonnellata rispetto alla media del mese precedente, mentre le lamiere da treno sono rincarate di circa 75 euro la tonnellata. Nei lunghi, il tondo e la vergella da trafila recuperano circa 75 euro la tonnellata, mentre travi e laminati limitano il guadagno a 45 euro la tonnellata.
Infine, il rottame si posiziona su livelli più elevati rispetto ad aprile: il mese scorso il valore medio registrato per la materia prima delle categorie 01-E3, 33-E40, 50-E8, 41-E5M (le quattro principali qualità di rottame vendute sul mercato nazionale) è stato di 220,4 euro la tonnellata, contro i 192,5 euro la tonnellata di aprile, per un incremento del 14,5%.

150716


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