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Gozzi: l'acciaio italiano ha tenuto nel 2022, output di 21,6 milioni di t

Confermati i segnali di moderato ottimismo in questo avvio di 2023

Il presidente di Federacciai conferma, in questo avvio di 2023, il moderato ottimismo che aveva mostrato in chiusura dello scorso anno. 

Ospite del primo webinar dell'anno di siderweb, MERCATO & DINTORNIAntonio Gozzi ha ribadito che l’evoluzione della congiuntura economica «si colloca in una dinamica di raffreddamento di un sistema surriscaldato dalle forti spinte alla crescita viste per tutto il 2021 e nella prima parte del 2022». Un raffreddamento che, però, non implica necessariamente catastrofismi. «Chiaramente fare previsioni con una guerra in corso, di cui non si intravede ancora il temine, non è facile e lo scenario può cambiare in ogni momento. Tuttavia, ci sono elementi che portano all’essere positivi, primo fra tutti il calo dell’inflazione e dei costi energetici, del gas in particolare».

Gozzi ha rimarcato come il calo delle quotazioni del gas potesse essere previsto; sicuramente un inverno mite e un consumo più oculato di famiglie e imprese hanno consentito un minor calo delle scorte, andando a calmiere i prezzi. «Bisogna vedere cosa succederà al momento di ripristinare le scorte – ha precisato -, ma anche in questo caso dipenderà dai consumi».

Nonostante una congiuntura sfidante, il presidente di Federacciai ha sottolineato come la manifattura stia tenendo e anche la produzione italiana abbia chiuso il 2022 con un -11,5% per 21,6 milioni di tonnellate di output. Un gap che però, se si sterilizza il dato dal crollo produttivo dello stabilimento di Taranto, scende al 5%, evidenziando come il sistema abbia tenuto nonostante «un’attività di soli dieci mesi di produzione, se si sommano tutte le pause resisi necessarie per fronteggiare il caro energia con quelle tradizionali».

Tornando al nuovo anno, a preoccupare il presidente di Federacciai sul fronte domanda sarà sicuramente il calo dei consumi legato al termine dei bonus fiscali, anche se dovrebbe essere compensato dalla messa in cantiere delle opere previste dal PNRR che dovrebbe favorire ancora una volta i prodotti lunghi. «Per i piani, più esposti alla competizione internazionale, sarà ancora un anno complicato – ha detto Gozzi -. Mentre il risveglio degli investimenti sul settore oil & gas dovrebbe sostenere i consumi di questa tipologia di prodotti siderurgici».

«Un’ulteriore fronte di preoccupazione rimane sulla competitività internazionale, se non si farà un mercato energetico unico europeo. Attualmente abbiamo un gap competitivo di quasi 100 euro con i francesi, di 50/60 euro con i tedeschi, persino gli svizzeri pagano l’energia meno di noi. Continueremo a ribadire al Governo la necessità di interventi significativi, altrimenti diventerà molto difficile reggere la competizione. Allo stato attuale competitor che sono in Paesi con un bilancio statale migliore rischiano di poter beneficiare di aiuti di Stato che potrebbero minare alla base il mercato unico».

Sul fronte europeo, Gozzi ha espresso perplessità non tanto sugli obiettivi ambientali ribaditi a Davos dalla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, ma piuttosto sulle metodologie di raggiungimento: «Confido che l’Ue abbandoni l’atteggiamento idealista per uno più realista», ad esempio sul tema del CBAM che, per il presidente, rischia di introdurre un meccanismo ipercomplesso che potrebbe minarne l’efficacia.

Chiudendo il proprio intervento, Gozzi ha ribadito come i siderurgici italiani abbiano dato prova di una lodevole capacità di collaborazione con iniziative come Interconnector, consorzio DRI, consorzio biogas e accordo Federacciai-Ansaldo Energia sul nucleare in Slovenia. «Per rispettare gli obiettivi 2030 di un acciaio a zero emissioni abbiamo bisogno di un base load decarbonizzato, le rinnovabili coprono circa 2.000 delle 8.000 ore di attività annua, il resto dobbiamo riuscire ad ottenerlo da centrali turbogas con captazione delle emissioni e l’import di energia nucleare. Per questo abbiamo avviato l’accordo con Ansaldo».

Un pensiero finale Gozzi l’ha lasciato anche agli imprenditori alle prese con il passaggio generazionale: «Non abbiate paura di mettere i giovani sulla linea del fronte, abbiate fiducia a dare spazio il prima possibile. Lanciamo i ragazzi nella mischia subito, perché è un gesto saggio per la sopravvivenza delle nostre aziende. Loro hanno una capacità migliore di stare al passo con la velocità dei cambiamenti con cui ci confrontiamo ogni giorno. Diamogli fiducia».


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