27 ottobre 2022
MILANO - La proposta della costituzione di un tavolo che coinvolga tutti gli attori della filiera dell’acciaio da una parte; dall’altra, l’invito a costruire condizioni di competitività per difendere il settore. Sono rispettivamente gli appelli che Riccardo Benso, presidente di Assofermet, e Antonio Gozzi, presidente di Federacciai, hanno lanciato dal palco di Bilanci d’Acciaio 2022, evento tenutosi oggi nel Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci.
Emanuele Morandi, presidente di siderweb, ha aperto i lavori sottolineando l’importanza della ragioneria, perché «anche la creatività e l’ingegno umano hanno bisogno di essere rappresentati da numeri». Quelli di questa edizione di Bilanci d’Acciaio, la quattordicesima, «ci raccontano di un finale di 2020 e un 2021 straordinari, ma ora siamo entrati nel tunnel dell’incertezza: in un mondo passato all’improvviso da decenni di deflazione all’inflazione galoppante; dai tassi zero a tassi che salgono come mai avevano fatto in passato; da materie prime tutto sommato a buon mercato a rincari violenti, con costi di energia e gas insostenibili per famiglie e imprese. Iniziamo a sentire i primi preoccupanti scricchiolii della gigantesca impalcatura che sostiene le nostre economie».
Difficoltà alle quali Riccardo Benso non ha potuto non accennare durante i suoi saluti ai partecipanti all’evento. «Nessuno – ha affermato – si aspettava di incontrare ostacoli così gravosi come quelli che ci troviamo ad affrontare in questo momento. La nostra capacità straordinaria di adattamento ci consentirà di superarli, ma la fase che ci porterà a quel punto potrebbe non essere rapida in quanto ci confrontiamo con una realtà che è cambiata strutturalmente. La fase è critica, i produttori, i distributori e gli utilizzatori stanno vivendo una fase complicata». Tuttavia, secondo il presidente di Assofermet, le nubi all’orizzonte potrebbero portare ad «una discontinuità che potrebbe generare una condizione strutturale, un nuovo domani del quale dobbiamo essere protagonisti». Da qui, l’invito di Benso alla costituzione di un tavolo permanente al quale partecipino tutti gli operatori della filiera, dai produttori agli utilizzatori finali. La proposta, che già era stata presentata all’ex ministro dello Sviluppo economico Gincarlo Giorgetti, il quale l’aveva accolta favorevolmente, è nata «dall’osservazione soprattutto dell’anello finale della filiera, quello che più di tutti rischia di scomparire se i mercati girano contro e non vengono gestiti in maniera responsabile e seria da tutto il sistema, politica in primis. È l’utilizzatore finale che va messo al centro, perché senza i nostri clienti le nostre attività nostre si spegnerebbero».
Anche Antonio Gozzi nel suo discorso alla platea di Bilanci d’Acciaio ha sottolineato l’eccezionalità della congiuntura economica attuale, «che ha due elementi di grande novità rispetto agli anni relativamente tranquilli che abbiamo vissuto: un’inflazione a tassi che non vedevamo da trent’anni e l’attenuarsi del processo di globalizzazione». Una situazione che la comunità dell’acciaio «non può ignorare e che impone attenzione e sforzo di comprensione, perché l’unico modo per governare il cambiamento è comprenderne i fondamentali e individuarne i rimedi». Gozzi ha affermato che la siderurgia italiana è «un campione nel mondo» sotto il profilo della decarbonizzazione e della circolarità. Ciò significa tuttavia che la carenza di rottame, che è destinata ad acuirsi con la conversione dei processi siderurgici a livello europeo, rappresenta per la siderurgia italiana un pericolo. «Siamo convinti assertori della necessità di decarbonizzare i processi – ha precisato – ma crediamo anche che questi percorsi debbano essere razionali, non ideologici, non faziosi». Un altro problema è rappresentato dall’energia elettrica, perché «spostare la fonte energetica dal carbone all’elettricità non fa che esacerbare il problema dell’energia». Sarà fondamentale quindi risolvere queste due criticità nel perseguire la via della decarbonizzazione. «Tutti stiamo investendo in fonti rinnovabili – ha affermato –, ma lavoriamo 8mila ore all’anno e con le fonti rinnovabili riusciamoo a coprirne 2.000-2.500 nel migliore dei casi. Sulle cariche metalliche abbiamo appena costituito un consorzio che ha il compito di lavorare sulla fattibilità di impianti DRI in Italia o, più probabilmente, all’estero». Questo perché «abbiamo bisogno di prepararci a compensare lo shortage sullle cariche metalliche interne con fonti di approvvigionamento esterne. Pariamo di impianti che vanno costruiti principalmente in Paesi nei quali il gas ha un costo di estrazione molto basso e che siano compatibili con un trasporto non facile di DRI verso l’Italia».
«Costruire condizioni di competitività – ha concluso il presidente di Federacciai – è fondamentale per la difesa della siderurgia, perché se l’acciaio europeo non è competitivo è a rischio la sopravvivenza di tutti: produttori, distributori e utilizzatori».
Lascia un Commento