
Gordienko (Celsa): consumo mondiale di acciai lunghi in calo
Dall'Irepas, il manager segnala: volumi in flessione del 9% rispetto al 2020. Vola intanto l'export cinese
29 settembre 2025 Translated by Deepl
MONACO DI BAVIERA (Germania) – Consumi in rallentamento, sovraccapacità crescente e la Cina che domina con le proprie esportazioni. Questo, in estrema sintesi, lo scenario tracciato da Alex Gordienko, direttore export del Gruppo Celsa, intervenuto come relatore durante l'evento SteelOrbis Fall 2025 Conference & 93rd Irepas Meeting, attualmente in corso a Monaco di Baviera.
Nel luglio di quest'anno, il Fondo Monetario Internazionale ha rivisto al ribasso le stime di crescita del Pil mondiale, dal 3,3% al 3%. Una riduzione che, ha spiegato Gordienko, implica una perdita stimata di 25 milioni di tonnellate di domanda potenziale di acciaio a livello globale.
Nonostante ciò, le economie avanzate sono attese in crescita dell'1,5%, mentre i Paesi emergenti dell'Asia dovrebbero registrare un aumento di almeno il 5%. L'88% della crescita del Pil mondiale, ha sottolineato Gordienko, avviene oggi al di fuori della Cina, con numerosi nuovi Paesi emergenti che si stanno affermando come motori economici.
Il settore delle costruzioni, tradizionale driver della domanda di acciaio, mostra segnali contrastanti. In Europa, si registra una ripresa, ma limitata alle infrastrutture: l'edilizia abitativa rimane bloccata da ostacoli burocratici. Negli Stati Uniti, l'edilizia residenziale è in netto calo: -19% dal 2019. In Cina, il quadro è molto più drammatico, con una domanda di acciaio per il settore abitativo crollata del 45% rispetto al 2019. Gordienko ha parlato chiaramente di «assenza di speranze di ripresa» nel breve periodo.
Le esportazioni cinesi rimangono l'«elefante nella stanza», secondo Gordienko. II Dragone, infatti, rimane protagonista indiscusso del mercato siderurgico mondiale: nei primi sette mesi del 2025 le esportazioni totali di acciaio sono cresciute del 10%, quelle di prodotti lunghi del 50% e quelle di semilavorati addirittura del 310%.
«Sarà un anno da record per le esportazioni cinesi», ha dichiarato Gordienko, sottolineando come questa ondata stia esercitando una pressione enorme su tutti i mercati globali.
Analizzando i livelli di consumo, la situazione delineata dall'export manager di Celsa è apparsa piuttosto negativa: il consumo globale di acciai lunghi è diminuito del 9% nel 2025 rispetto al 2020, e l'utilizzo della capacità produttiva è destinato a scendere al 73% entro il 2027.
In particolare, il consumo di tondo per cemento armato è cresciuto dell'1% rispetto al 2019, mentre la vergella ha subito un calo del 3%.
Un passaggio «simbolico» è atteso nel 2026, quando l’India supererà l’Ue nel consumo di tondo, spostando ulteriormente il baricentro siderurgico verso il Subcontinente asiatico.
Nonostante il contesto complesso, i prezzi dell'acciaio sono rimasti sorprendentemente stabili rispetto a settembre 2024. Tuttavia, il divario tra rottame e tondo – pari a 200 dollari la tonnellata – segnala una domanda ancora fiacca.
Alle difficoltà si aggiungono colli di bottiglia logistici sulle rotte marittime, instabilità geopolitica e un'ondata di misure protezionistiche: 400 nuovi casi di salvaguardia e dazi antidumping solo nel 2025. Nel frattempo, tra il 2025 e il 2027 entreranno in funzione 165 milioni di tonnellate di nuova capacità produttiva.
Tornando alla Cina, Gordienko ha evidenziato come molti player cerchino nuovi sbocchi all'estero, minacciando di distruggere le catene di approvvigionamento globali. La Cina ha raggiunto un surplus commerciale record di 1.200 miliardi di dollari. Nell’automotive, per esempio, produce 55 milioni di veicoli, più del doppio del mercato mondiale delle esportazioni (stimato in 25 milioni).
Infine, resta l’incognita del Meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (Cbam), altro fattore di forte incertezza per le aziende siderurgiche, ancora in attesa di capire i reali effetti sulle esportazioni e sulla competitività del settore.
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