13 novembre 2023 Translated by Deepl
PALAZZOLO SULL'OGLIO (Bs) – Da capitale della cultura a capitale dell’impresa il passaggio è più breve di quanto si possa pensare. Lo ha reso evidente la prima assemblea annuale congiunta di Confindustria Bergamo e Brescia, un’assemblea particolarmente sentita ospitata dal tennis club Vavassori di Palazzolo sull’Oglio, adibito per una volta a maxi sala conferenze. Una serata articolata e ricca di spunti quella del 10 ottobre. Spunti arrivati sin dalle prime battute, con il video messaggio dedicato della premier Giorgia Meloni in apertura e con i saluti dei sindaci di Palazzolo (Gianmarco Cossandi), di Brescia (Laura Castelletti) e di Bergamo (Giorgio Gori).
Nel messaggio registrato, la presidente Meloni ha marcato il ruolo di Brescia e Bergamo «come pilastri dell’industria manifatturiera in Europa», aggiungendo che «il Governo è un alleato di chi vuole produrre e investire». Tra i provvedimenti citati da Meloni a favore delle imprese, c’è stata la delega fiscale «che riequilibra il rapporto tra fisco e imprese, spostando il focus sulla collaborazione e non più della contrapposizione». Ha detto che «la legge di bilancio si concentra su misure espansive per famiglie e imprese»; ha ricordato «le deduzioni del costo del lavoro per chi assume», la conferma della zona economica speciale nel Mezzogiorno, «un credito di imposta di 1,8 miliardi per le imprese con ricadute positive sull’intero Paese» e il rinvio della plastic tax e della sugar tax. La premier ha concluso l’intervento dicendo che «le porte del Governo sono aperte per chi fa proposte».
Dopo l’inno italiano e quello dedicato al percorso di Capitale della Cultura, è stato particolarmente articolato il discorso dei presidenti Giovanna Ricuperati per Confindustria Bergamo e Franco Gussalli Beretta per Brescia. Un discorso unico letto a due voci, a ribadire ancora una volta come l’esperienza e l’essenza dell’impresa non conosca differenze di territorio. Il suo cuore è contenuto nella frase di saluto: «La missione e la responsabilità più preziosa del fare impresa è il futuro, costruire il futuro, un futuro vero, concreto e soprattutto buono per tutti».
Ecco alcuni passaggi particolarmente sentiti: «Le organizzazioni, le aziende, vivono questi cambiamenti, che riguardano gli scenari, i mercati, e le persone, e devono essere sempre pronte ad adattarsi, a reagire. In questi mesi tutti noi abbiamo capito che le dinamiche globali definiscono immediate conseguenze economiche sulle imprese. Leggere in anticipo gli eventi, perciò, diventa un compito prioritario. È fondamentale misurare i rischi e prevedere i “piani b”. È una questione di sostenibilità e in taluni casi di sopravvivenza. La resilienza non si può comprare: si accresce con la pratica e con azioni preventive. E ci insegna che gestire le imprese con un orizzonte a lungo termine, ben oltre le nostre stesse esistenze significa agire secondo principi ESG con le persone al centro: i nostri dipendenti, i fornitori, i clienti, ma anche i nostri figli e noi stessi». Parlando di AI un passaggio cruciale è questo: «Non sarà l’intelligenza artificiale a “rubarci il lavoro”: ce lo ruberà invece chi userà l’intelligenza artificiale prima e meglio di noi. All’Europa spetta il compito di sviluppare la posizione di leadership fin qui guadagnata anche nella definizione dei principi etici delle regole che ne guidano l’utilizzo. Con una sola parola chiave in testa: formazione, formazione continua e formazione su misura per adeguare le competenze dei lavoratori». Non sono mancate le spallate all’Ue «L’Unione Europea ha i mezzi per giocare un ruolo simile (a quello degli Usa n.d.r..). Fatica, però, a trovare una governance orientata alla competitività. La principale difficoltà, oggi, non sta nel livello dei tassi di interesse, ma nell’incertezza del quadro regolamentare», oltre ad un’autocritica in materia di rappresentanza «Se siamo la seconda manifattura d’Europa, la nostra voce deve essere ascoltata, il nostro ruolo riconosciuto».
Passando al Governo nazionale: «Abbiamo la sensazione che solo a noi imprese venga chiesto di prendersi sulle spalle il peso della crescita, della sostenibilità, del cambiamento. La cosa più importante che chiediamo al nostro Governo è che ci metta nella condizione di affrontare la sfida imprenditoriale quotidiana, supportandola. Se guardiamo alle bozze della Legge di Bilancio, non troviamo granché. Solo l’8% è destinato all’industria: non si può certo dire che l’impresa sia centrale nell’impostazione che ne è stata data. Servirebbero, ad esempio, politiche per l’innovazione e per il trasferimento tecnologico, con una visione chiara su industria 5.0. La riduzione del costo del lavoro e quindi del cuneo fiscale sono senz’altro segnali positivi, ma chiediamo che diventino strutturali».
Discorso che ha poi puntato sulle iniziative da poter attuare per proseguire nel dialogo tracciato dalle esperienze di Capitale della cultura guardando appunto ad un «futuro buono per tutti».
Dopo l’economista Franco Mosconi è stata la volta del ministro per gli Affari Europei Raffaele Fitto: «Partiamo da uno scenario nazionale e internazionale complesso», ha spiegato incalzato dalla giornalista di Sky Francesca Baraghini. Ci sono i conflitti, l’Europa sta discutendo il ritorno al Patto di stabilità, c’è l’impatto negativo del superbonus sui conti dello Stato, la spesa pubblica è in aumento, così come i tassi. I soldi sono pochi. Dei 220 miliardi del Pnrr 150 sono a debito e «solo migliorando la qualità della spesa - ha sottolineato Fitto - possiamo crescere e ripagare i debiti». Il Governo sta discutendo con l’Ue la revisione di 144 obiettivi del Pnrr su 349 e ha chiesto il pagamento della quarta rata. Nell’ambito della revisione del Pnrr, ha annunciato Fitto, si vuole indirizzare 10 miliardi alle imprese come credito di imposta per gli investimenti sull’innovazione.
Prima dell’editorialista del Corriere della Sera Federico Rampini, Carlo Bonomi ha parlato alle due Confindustrie per l’ultima volta da presidente. Un saluto in cui ha rimarcato nuovamente la necessità del Paese di continuare ad investire e crescere, e l’orgoglio che dopo la Pandemia è stata l’impresa ad aver mostrato le potenzialità di aziende che si sono rafforzate dalle crisi che si sono succedute dal 2008. Infine, sulla rispondendo alla domanda su cosa farà dopo l’esperienza di presidenza ha risposto: «Io tornerò a fare il mestiere più bello del mondo, quello dell’imprenditore».
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