29 maggio 2020
Quante volte ci è capitato di presentarci dal meccanico con la nostra automobile a seguito di inspiegabili problemi e, al quarto tentativo di sostituzione del pezzo, ci viene comunicato dalla casa madre che "si tratta di un problema software?". Ad oggi, "everything is software", soprattutto per chi mastica il digitale si può dire che sia diventato quasi un mantra.
Lo riscontriamo nella nostra vita quotidiana dove, se per qualche ragione il digitale viene meno, ci troviamo spesso spiazzati. Ci siamo infatti abituati al navigatore sull’automobile che quasi più non ci impegniamo nel memorizzare le strade perché, dopotutto, ci segnala anche eventuali rallentamenti. Nelle case ormai si sente sempre più spesso "ok Google" o "ehy Alexa" all’insorgere di ogni nostro dubbio, dal come cucinare qualcosa alle curiosità sul meteo. Vale sicuramente la pena citare anche le case ormai completamente gestite via software dove le luci si accendono in modo programmato ed il riscaldamento si attiva efficacemente prima del nostro arrivo a casa.
Così come lo stiamo raccontando è tutto davvero futuristico, allettante e curioso, ma tutto ciò che è connesso ad internet è vulnerabile e se non lo è, può diventarlo con il tempo. Proviamo ad immaginarci uno scenario in cui un Cyber criminale riuscisse ad avere accesso, anche semplicemente al mio impianto di riscaldamento. Potrebbe surriscaldare e danneggiare la caldaia.
Se potesse invece forzare lo spegnimento delle luci o dell’allarme per facilitare un furto? Può sembrare assurdo ma ci sono diversi articoli che trattano questo tema. Kaspersky, per molti nota come la casa produttrice dell’"antivirus", ha per esempio condotto dei test molto interessanti su questo tema: come hackerare la casa del nostro capo e come hackerare una casa intelligente.
Se questo vale per le nostre abitazioni vale sicuramente anche per il "mondo fabbrica" dove ormai l’IIoT si è incredibilmente insediato. Cos’è? È l’Industrial Internet of Things, l’internet delle cose applicato all’industria. Un’incredibile e vastissima gamma di dispositivi digitali che gestiscono le nostre realtà produttive.
Ho letto alcuni articoli che dichiaravano che entro il 2030 si prevedono 75 miliardi di dispositivi connessi. Inutile sottolineare come sia inevitabile, per un’azienda, migrare verso questo processo di digitalizzazione. Secondo il Politecnico di Milano, nel 2018 il 58% delle aziende ha avviato un progetto di Industrial Internet of things. Questi oggetti tecnologici dopotutto elaborano tutti i dati delle macchine industriali e sono largamente utilizzati per migliorare il processo produttivo. Si torna però a dover citare la parola "rischio" che, come è logico immaginare, aumenta proporzionalmente al numero di dispositivi interconnessi.
Come sottolineato in tutti gli articoli scritti per siderweb, questi rischi possono essere gestiti ed evitati se oltre alla strategia di crescita della propria realtà aziendale si affianca un altrettanto valida strategia di cybersecurity. (quattro di quattro).
di Giancarlo Gervasoni
VP Sales, Marketing, R&D, Purchasing
Zerouno Informatica spa
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