25 marzo 2020
TARANTO – Non è stato risolutivo l’incontro in prefettura tra il Prefetto Demetrio Martino e le organizzazioni sindacali di Fim, Fiom, Uilm e Usb.
Nell’incontro i sindacati hanno ribadito le loro richieste: ovvero «un assetto di marcia a minimo regime (salvaguardia impianti) ed inoltre la necessità dello stesso trattamento per i lavoratori delle ditte dell’appalto».
Il Prefetto durante l’incontro, secondo quanto riportato dai sindacati, «ha ribadito che un eventuale assetto di marcia sarà consentito solo per preservare gli impianti assieme all’incolumità dei lavoratori. Inoltre ha preso atto delle nostre rivendicazioni ivi compreso l’abuso delle “comandate” allargate e si è riservato una decisione entro la giornata di domani. Per quanto ci riguarda, la salute dei lavoratori e delle loro famiglie viene prima della produzione», hanno concluso i sindacati, che oggi alle 16 incontreranno nuovamente l’azienda.
In realtà l’ex Ilva non fermerà del tutto i suoi impianti. I motivi risiedono nel dover mantenere in sicurezza degli impianti e nella gestione ambientale del siderurgico. Come sta avvenendo da diversi giorni, la produzione sarà al massimo di 8.500 tonnellate di ghisa al giorno. Un minimo sindacale che permette la gestione della rete che alimenta gli impianti con il gas dei forni, alla quale non può venir meno il bilanciamento di cui ha bisogno, visto che tra l’altro non ha l’autorizzazione integrata ambientale per procedere a metano.
Discorso simile per quanto attiene la gestione delle “comandate”. Regolate dall’accordo del 1989 e riconfermate in quello del 6 settembre 2018, vengono utilizzate in casi eccezionali, ad esempio in presenza di scioperi. Certamente una “comandata” per procedura di raffreddamento non può coprire una situazione emergenziale come quella attuale che rischia di andare anche oltre dieci giorni consecutivi. Dunque anche immaginare di affidarsi solo ad esse è irrealistico.
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