6 marzo 2014
La ripresa ci sarà, ma sarà debole. E, per tornare in equilibrio, il sistema produttivo italiano dovrà tagliare ancora parte della sua capacità produttiva. Questa l’opinione di Gianfranco Tosini, responsabile dell’Ufficio Studi di Siderweb, espressa durante il convegno Siderweb Outlook. Secondo Tosini, infatti, «la recessione in Italia è tecnicamente finita con il +0,1% del Pil nell’ultimo trimestre. Ma il 2013 si è chiuso comunque con un -1,8% del prodotto interno lordo, le condizioni del credito rimangono tese e nei prossimi mesi il problema occupazionale si manifesterà appieno». L’Italia, quindi, non è ancora fuori dal pantano, anche perché «nel manifatturiero c’è ancora un 30% di capacità produttiva inutilizzata, che andrà tagliata». I modelli vincenti, in quest’ambito, sono rappresentanti dalle imprese «più grandi, internazionalizzate, con una maggiore propensione all’investimento e con una quota elevata di export». Chi, invece, è troppo concentrato sul mercato interno «registra crescenti difficoltà».
Tornando al settore produttivo, «dal 2000 al 2013 la produzione industriale italiana ha ceduto il 24,1%, mentre la Germania è cresciuta del 21,4% e l’Ue del 3%, con dei settori, come la moda, che oggi sono al -50% - 60% rispetto ad inizio del millennio e nel quale non verranno mai recuperati i volumi precedenti». In questo panorama, «l’acciaio si comporta meglio della media, con una contrazione dell’output del 10,1% dal 2000 al 2013, contro il -8% tedesco e il -14,3% dell’Ue. Per le trafilerie, invece, le perdite sono più elevate, con un -17,5% tra il 2007 ed il 2013, ma il comparto tiene meglio della media europea (-27,4% nel medesimo periodo). Approfondendo il discorso sul comparto della trafila, si può notare che l’export è rimasto stabile sui volumi pre-crisi (-0,9% rispetto al 2007), mentre le importazioni hanno ceduto più del 40%. «Il prodotto di importazione è stato sostituito da quello nazionale – ha spiegato Tosini -, mentre nel contempo gli operatori italiani sono riusciti ad incrementare le esportazioni. È stato un comportamento estremamente virtuoso». Per ciò che concerne le vendite all’estero, emerge però un fattore di debolezza: «il 69% dei volumi sono destinati all’Ue ed il 15% agli altri Paesi europei, mentre siamo quasi assenti nei Paesi emergenti e nel nord America. Questi sono elementi su cui riflettere».
Così come è necessario riflettere sulla contrazione del fatturato delle trafilerie, sceso da 2,673 miliardi di euro del 2007 a 2,148 miliardi di euro nel 2012 (-19,6%), con il comparto lecchese, che assomma circa il 30% del settore italiano e che si contrae del 26%. Nello stesso periodo, però, la redditività per le trafilerie italiane è scesa in maniera ben più consistente (-49,5%), mettendo alla corda moltissime imprese.
Per il 2014 Tosini si aspetta un miglioramento del 3,6% del Pil globale (rispetto al 2,8% del 2013), con un +2,2% per i Paesi sviluppati, un +1% per l’Ue ed un +0,7% per l’Italia. Tra i settori utilizzatori di acciaio, le costruzioni si ridurranno del 2,5% rispetto al 2013 (a meno dell’approvazione di una serie di interventi che potrebbero portare il comparto al +1,2%), la meccanica salirà del 3,2%, l’automotive dell’1,5%, gli elettrodomestici dello 0,5%, i prodotti in metallo del 2,5%, gli altri mezzi di trasporto del 2,3% ed i tubi del 2,5%. «Certamente la crescita è un elemento positivo – ha concluso Tosini -, ma nel complesso sarà piuttosto debole, insufficiente per recuperare i cali degli anni precedenti».
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