6 marzo 2014
«Il settore delle trafilerie è diviso in moltissimi segmenti – ha spiegato durante la tavola rotonda del Siderweb Outlook Giovanni Bajetti (Lucchini) -. Se poniamo il consumo del complesso delle trafilerie italiane uguale a 100 nel 2004, quest’ultimo è salito a 140/150 nel 2007/2008, mentre oggi siamo su valori molto più bassi. La rete elettrosaldata è a 40, i trafilati per l’edilizia sono a 55-60, mentre la bulloneria tiene meglio (86) e gli altri settori della trafila variano tra il 72 e l’80. Il diverso andamento di questi sotto-settori è dato dalla propensione all’export: chi esporta poco ha dovuto far fronte ad un fortissimo calo del lavoro. Attualmente i volumi di vergella italiani sono di circa 3,8 milioni di tonnellate annue, contro i circa 5 del top pre-crisi». Ma quali sono le attese di Bajetti sul futuro? «Come in tutti i momenti in cui la domanda è debole – ha risposto -, le materie prime sono un elemento cruciale. Per ciò che concerne il rottame mi attendo una lieve riduzione dei prezzi a marzo, ma un aumento per aprile e maggio. Dati i margini, oggi molto assottigliati, delle acciaierie, queste ultime procederanno poi a rialzi anche sui prezzi dei finiti, e quindi anche della vergella». Anche per il minerale «l’andamento è simile a quello del rottame: siamo al punto di minimo prima del rimbalzo».
Franco Polotti, ad di ORI Martini, invece, punta l’attenzione sull’assetto industriale della produzione italiana di acciaio. «Nel comparto del tondo per cemento armato credo che almeno due milioni di tonnellate di capacità produttiva siano destinate a sparire – ha affermato -. Le aggregazioni sono inevitabili». Per ciò che concerne la vergella, «credo che ci sia una disparità di condizioni sul mercato europeo, con le aziende sane costrette a sobbarcarsi una serie di costi mentre quelle in difficoltà, come per esempio alcune imprese spagnole, di fatto esentate dagli stessi. Anzi, queste imprese sono aiutate, distorcendo i mercati». Per ciò che concerne le prospettive per le prossime settimane, Polotti ha rilevato «scorte basse in Italia ed una domanda che diviene via via meno timida. I consumi sono più regolari, c’è maggior ottimismo».
Un altro tema trattato durante la tavola rotonda moderata da Diego Minonzio (direttore de “La provincia di Lecco”) è stato quello politico. Un tema delicato, e che lascia poche speranze agli imprenditori intervenuti. «Dopo tutte le promesse disattese dai governi precedenti – ha confessato Angelo Cortesi, presidente di Co.El. -, ormai non mi aspetto più nulla. Credo che gli imprenditori debbano tornare a fare esclusivamente gli imprenditori, cercando di concentrare i propri sforzi in azienda, senza sperare in un aiuto politico, che troppo spesso si è rivelato inconsistente». Diversa la visione di Andrea Beri (ad di ITA), almeno per quanto riguarda gli organismi europei. «L’Ue si è dimostrata in passato attenta alle richieste di dazi su alcuni prodotti. Credo che, se ci mettiamo insieme, ci presentiamo uniti a Bruxelles e puntiamo sull’aiuto di associazioni come Federacciai, possiamo ottenere dei buoni risultati e possiamo difendere i nostri prodotti in maniera più efficiente».
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