22 novembre 2012
Nell’istanza presentata alla Procura di Taranto l’ILVA ha chiesto il dissequestro degli impianti senza il quale per l’azienda non ci può essere futuro.
È netta la linea indicata dall’ILVA (dissequestro o chiusura) ma non ha alternative.
Ogni impresa, ogni attività economica deve essere sostenibile sotto tre profili: quello economico/finanziario, quello sociale e quello ambientale. Rendere compatibili queste tre priorità non è sempre compito dello stesso soggetto.
Ricordiamo i numeri: l’ILVA dal 1995 ad oggi ha investito 4,6 miliardi di Euro, di cui 1,1 nell’ambiente.
Oggi, un’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) molto stringente impone un investimento di circa Euro 3,5 miliardi in tre anni.
Inoltre l’AIA appena licenziata impone da subito l’applicazione delle BAT (Best available technologies) che avrebbero dovuto entrare in vigore dal 2016 (mentre in Germania, i produttori tedeschi hanno richiesto una proroga per la sua applicazione).
Tre miliardi e mezzo di euro sono più del patrimonio netto dell’azienda, poco meno di quanto investito in 17 anni e, ricordiamolo per chi se lo fosse dimenticato, in un contesto di mercato completamente diverso.
Secondo la Magistratura l’azienda dovrebbe fare tutto ciò senza la disponibilità degli impianti, senza produzione, senza poter fatturare, senza generare cash flow.
“Il sonno della ragione genera mostri”, diceva Francisco Goya (anche se in contesto diverso).
Emanuele Morandi
Redazione siderweb
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