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Forze contrastanti portano lo Steel Stock Index in pareggio

Continua la flessione americana ed europea, non conosce ostacoli l’avanzata cinese

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Continua la fase di stabilizzazione dello Steel Stock Index di siderweb che negli ultimi sette giorni si rende protagonista di un risultato di pareggio. Lo -0,11% registrato è una variazione impercettibile della performance. Come vedremo però in seguito nell’analisi dettagliata dei titoli, vi sono picchi che creano squilibri all’interno del paniere. In settimana sono state 24 le azioni che hanno guadagnato valore, mentre poco più della metà ha subito un ribasso. Torna a rappresentare il benchmark l’Iron&Steel Index che si ferma a -0,35%. Il settore siderurgico non ha subito nel complesso oscillazioni di grande entità.

I principali indici globali mostrano invece variazioni in valore assoluto maggiori rispetto a quelle degli indici siderurgici. L’Asia continua a farla da padrona e l’SSE Shanghai è rappresentativo di questi ottimi risultati con un +2,24% (quarto rialzo consecutivo). L’indicatore cinese è però anche l’unico in positivo. Vi sono infatti ribassi non indifferenti per FTSE MIB (-2,12%), DJ (-1,82%), Eurostoxx (-1,78%) e NYSE (-1,68%). 

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Euro, Dollaro e Yuan cinese

Rimangono sempre quasi impercettibili le oscillazioni tra le tre divise principali del nostro paniere. In settimana il cambio euro/dollaro rimane stabile fino alle prime due cifre decimali; si apprezza leggermente la valuta cinese nei confronti delle altre due.

Non escono dalla fase di ribassi che stanno attraversando le aziende quotate in dollari che mostrano un calo medio dell’1,20%. Sono infatti tredici i titoli che perdono valore, mentre solo tre crescono. Di questi tre solamente uno appartiene ad un’azienda degli USA. In settimana il dollaro colleziona anche due posizioni nella classifica dei peggiori.

Leggera e timida ripresa invece per l’euro che non poteva fare peggio dell’ultima rilevazione. Sono quattro su dieci i titoli in positivo, ma ciò non basta a portare il rendimento sopra lo zero. Il tasso medio si ferma infatti a -0,72%.

Fuori da ogni logica, i titoli quotati in yuan cinese incrementano il loro valore ad un tasso medio del 10,18%. Sei su sei titoli in positivo di cui due in doppia cifra. Anche aggiungendo le aziende quotate in dollari di Hong Kong e Taiwan non vediamo titoli in negativo. Grazie a queste performance, la Cina monopolizza la «top3» settimanale.

Le 32 aziende quotate nelle tre principali valute del paniere sono in crescita ad un tasso medio dell’1,22%. Entrando però nel dettaglio delle variazioni è palese come i rendimenti delle aziende occidentali siano inferiori a quelli del nostro indice, mentre gli exploit finanziari delle sei cinesi compensano portando il risultato ad una situazione di pareggio.

Top & Flop

Se guardassimo le due classifiche settimanali prima di leggere l’articolo, potremmo pensare che lo Steel&Stock Index abbia fatto registrare un risultato positivo di 4/5 punti. La situazione, invece, è totalmente sbilanciata causa eccellenti risultati delle aziende cinesi che con i loro picchi si impossessano della «top3» settimanale. Se non considerassimo queste ultime potremmo parlare di cali leggermente più accentuati degli incrementi senza particolari picchi né positivi né negativi.

Non cambia il discorso fra i primi tre titoli della settimana: la «top3» non ne vuole sapere di spostarsi dall’Asia. Nella rilevazione odierna, il cerchio si stringe attorno alla Cina che monopolizza la graduatoria e non lascia spazio a nessun altro Paese. Prima posizione per distacco appartiene a Xinjiang BaYi Iron & Steel che aumenta il suo valore di quasi un terzo (+27,09%). Già la scorsa settimana l’azienda era stata il secondo miglior rialzo e sull’onda delle ottime performance finanziarie cinesi oggi raggiunge la vetta della classifica. Per la prima volta il valore delle azioni ha superato i 10 yuan, cifra doppia rispetto alla quotazione della scorsa primavera, raggiungendo il massimo storico. Per il secondo posto ci spostiamo verso il sud della Cina dove il produttore Hunan Valin cresce del 10,65%. Il valore del titolo non è ancora a livelli di massimo, ma si sta avvicinando al record registrato nel mese di aprile poco sopra i 9 yuan ed è in un periodo di graduale crescita così come per il resto delle società cinesi. Chiude la classifica Baoshan Iron&Steel (+9,77%), azienda parte del gruppo che è diventato il maggior produttore globale di acciaio superando Arcelor. Proprio come Xinjiang Bayi, le azioni hanno superato la soglia dei 10 yuan per la prima volta ed in settimana sono salite ad una quotazione di 11,24.

Per la «flop3» settimanale serve viaggiare verso occidente, spostandoci tra Europa ed America. Nonostante questa tendenza prosegua da diverse rilevazioni, anche oggi non vi sono particolari picchi negativi ed il calo più marcato è del 4,25%. Si tratta della brasiliana quotata in dollari americani Vale che sembra risentire della situazione instabile attuale del mercato minerario. Le compagnie del settore sono in balia dei prezzi e dell’incertezza del futuro e definire una strategia per contrastare questo scenario è veramente un terno al lotto. Restiamo sempre in America per la seconda posizione occupata da Schnitzer Steel Industries (-4,05%) che non avevamo mai incontrato nelle nostre graduatorie. La società sta seguendo da diversi mesi alti e bassi che mantengono il valore del titolo in un range compreso tra i 40 e i 55 dollari. Chiude la «flop3» l’austriaca Voestalpine (-3,65%) che, così come Schnitzer, sta vivendo un periodo di volatilità del valore azionario che però si mantiene sempre tra i 35 e i 40€ circa. Per l’azienda europea siamo oggi al secondo calo consecutivo.

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Su chi investire? I consigli degli esperti

Mentre secondo investing.com Cleveland Cliffs sta soffrendo dei ribassi a causa dei risultati del secondo trimestre inferiori alle aspettative e della lenta ripresa cinese, ci sarebbero altre aziende più appetibili in questo periodo storico. Il produttore dell’Ohio ha notevolmente incrementato il valore delle sue azioni nell’ultimo anno e sta cercando di azzerare l’indebitamento netto utilizzando le disponibilità liquide, ma resta in attesa dei risultati del disegno di legge bipartisan sulle infrastrutture che spera venga a breve tradotto in legge. Nel frattempo, quali sono i titoli da acquistare?

  • NUCOR: dopo l’acquisto del produttore di scaffalature in acciaio Hannibal Industries, l’azienda ha ampliato ulteriormente la propria gamma secondo una strategia d’investimento mirata alla diversificazione di prodotto per coprire sempre più fette di mercato. Gli straordinari risultati trimestrali di fatturato, marginalità e utili hanno dato una grande spinta alla società sui mercati finanziari. In attesa dell’approvazione del piano di Biden, Nucor non è stata a guardare e si è mostrata intraprendente sul mercato.
  • COMPANHIA SIDERURGICA NACIONAL: la società brasiliana di San Paolo che opera su cinque divisioni (acciaio, miniere, cemento, logistica ed energia) ha incrementato nel secondo trimestre le vendite del 147% portando il reddito operativo da 1,3 a 7,1 miliardi di dollari. La crescita sembra solo agli inizi, visto che gli analisti si aspettano un terzo trimestre con performances ancora migliori. Il gruppo ha stipulato un accordo di 12 anni con un gruppo di banche giapponesi per la continuità della fornitura di minerale ferroso ai principali clienti del Giappone. Il valore dell’investimento ammonta a 350 milioni di dollari e CSN mira ad assicurarsi un’ampia fetta del mercato del minerale ferroso nipponico proponendosi come principale fornitore.
  • ACERINOX: nonostante i non brillanti recenti risultati dei produttori siderurgici europei, l’azienda spagnola ha saputo aggiustare i conti nel secondo trimestre presentando un aumento di fatturato del 50% ed una marginalità quasi triplicata. In febbraio, Acerinox ha stipulato un accordo con la società di servizi finanziari Banco Sadabell per un prestito di 80 milioni di euro da utilizzare per ridurre drasticamente le emissioni nella produzione. La mossa è stata ben vista dai mercati finanziari ed a lungo andare potrebbe fare dell’azienda una delle prime a raggiungere i propri obiettivi di sostenibilità.

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