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Eurometal: «Estendere le nuove misure a derivati e prodotti a valle»

Julius a Bruxelles: senza correttivi, la nuova difesa Ue rischia di aggravare la crisi dell'industria manifatturiera

Translated by Deepl

Forte preoccupazione di Eurometal, la federazione europea del commercio e della distribuzione di acciaio, per il nuovo pacchetto di misure proposto dalla Commissione europea contro l’overcapacity mondiale. In una lettera indirizzata a Stéphane Séjourné e Maroš Šefčovič, rispettivamente vicepresidente esecutivo e commissario per il commercio, Eurometal avverte che, senza un’estensione dell’ambito di applicazione, le misure rischiano di accelerare la crisi dell'industria manifatturiera.

Il presidente Alexander Julius, pur ribadendo il sostegno all’impegno della Commissione nella lotta all’eccesso di capacità, sottolinea un nodo critico: la protezione si concentra solo sull’acciaio primario, escludendo i derivati, ossia i manufatti che contengono acciaio.

Per le aziende trasformatrici, già messe a dura prova dalla concorrenza internazionale, un aumento dei prezzi interni del 10% – considerato plausibile con le nuove condizioni – sarebbe sufficiente a spingerne molte fuori dal mercato. Allo stesso tempo, la riduzione delle importazioni creerebbe un rischio di supply shortage e di rialzo dei prezzi per i distributori indipendenti. Ciò avverrebbe in un contesto segnato da riduzioni e chiusure produttive (come quelle di Liberty e di Acciaierie d'Italia), carenze di competenze dovute ai tagli occupazionali degli ultimi anni, produzione limitata di alcune qualità specializzate e costi strutturali che ostacolano la competitività europea.

Secondo Eurometal l’esclusione dei derivati rappresenta una falla pericolosa. Se da un lato le restrizioni sull’acciaio primario spingono al rialzo i prezzi interni, dall’altro l’assenza di vincoli su prodotti trasformati lascia le imprese manifatturiere europee esposte alla concorrenza sleale, facilitando l’ingresso di importazioni a basso costo che già da tempo hanno già iniziato a sostituire la produzione interna.

Julius sottolinea inoltre che i semilavorati (come bramme e billette) restano esclusi dalle restrizioni, garantendo agli stabilimenti integrati dell'Ue un accesso privilegiato a input più economici, non disponibili agli operatori indipendenti. Inoltre, «I centri servizio di proprietà delle acciaierie, che ora superano il 50% della quota di mercato, sono in grado di internalizzare i costi
e proteggersi dalla volatilità, un lusso che i centri servizio indipendenti non possono permettersi». Il risultato, osserva, è una concentrazione del potere di mercato, con effetti negativi sulla trasparenza dei prezzi e un aumento dei costi per le imprese manifatturiere.

«Sebbene la necessità di proteggere i derivati sia evidente da tempo, l'ultima proposta di salvaguardia ha trasformato questa esigenza da priorità strategica a questione di sopravvivenza immediata», dichiara Julius. Se l’ambito delle misure non sarà esteso, aggiunge, l’Ue rischia di trasformarsi nella «discarica globale» di prodotti siderurgici a basso costo, con lo spostamento della produzione manifatturiera fuori dai confini comunitari.

Per Eurometal la soluzione passa dall’estensione delle misure di difesa anche a derivati e a prodotti a valle contenenti acciaio, insieme a una rapida valutazione d’impatto sugli operatori europei (in particolare trasformatori, distributori e piccole e medie imprese). La federazione chiede inoltre il mantenimento degli strumenti di flessibilità della Salvaguardia (come il meccanismo di riporto o carry-over), un accesso equo a materiali a prezzi competitivi per distributori e imprese manifatturiere indipendenti e quote specifiche per Paese, per garantire una stabilità contrattuale. «L’eliminazione di strumenti come il carry-over, combinata con dazi fuori quota del 50%, crea una volatilità che minaccia la stabilità dell’approvvigionamento necessaria a migliaia di produttori a valle», spiega Julius.

«Saremmo lieti di avviare uno scambio ad alto livello con il vicepresidente Séjourné, il commissario Šefčovič e i servizi competenti nel quadro dei dialoghi sull'attuazione, in cui potremmo contribuire alla definizione finale di un sistema di salvaguardia equilibrato e completo», conclude il presidente di Eurometal.

La prospettiva della piena applicazione del Cbam da gennaio 2026 e quella dell'introduzione di nuove misure di difesa entro giugno stanno già influenzando il mercato europeo, in particolare quello dei coils. Diversi produttori europei stanno infatti rimandando la formulazione di nuove offerte di prezzo per il primo trimestre del prossimo anno, adottando un atteggiamento prudente in attesa sia dell'avvio della fase definitiva del Cbam sia di indicazioni più chiare sui tempi di entrata in vigore delle misure che sostituiranno l'attuale Salvaguardia. 
Nel frattempo, si prevede che il fermo di ArcelorMittal Fos-sur-Mer ridurrà la disponibilità di coils nelle prossime settimane, supportando il trend rialzista dei prezzi. A livello europeo, il gruppo offre attualmente coils a caldo a un prezzo base di 630 euro la tonnellata con consegna a dicembre e a 650 euro la tonnellata per gennaio, con altri produttori allineati su valori simili. Diverse fonti vedono questi livelli come ancora sostenibili per l'industria manifatturiera, mentre ritengono che ulteriori incrementi rischierebbero di eroderne la competitività.


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