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Ducoli (siderweb): nel Q1 la Cina traina l'aumento dei volumi, l'Italia accelera sulle importazioni

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Un comparto alle prese con un contesto instabile, ma con segnali di vitalità che arrivano soprattutto dal commercio internazionale e da alcuni settori industriali più resilienti. È questa la fotografia dell’acciaio inossidabile emersa dalla presentazione di Arianna Ducoli, analyst & project officer di siderweb, durante il webinar “Mercati inossidabili”.

A livello globale, la produzione di acciaio inossidabile nel primo trimestre dell’anno ha segnato un incremento del 6,6%, raggiungendo circa 15,6 milioni di tonnellate. A guidare la ripresa è stata la Cina, con un robusto +11,97%, seguita dagli Stati Uniti (+8,64%). L’Europa ha mostrato un lieve recupero (+3,21 punti percentuali) con circa 50.000 tonnellate in più rispetto allo stesso periodo del 2024, che era stato complicato dagli scioperi che avevano interessato Outokumpu e Acerinox. In controtendenza gli “altri Paesi asiatici” (esclusi Cina e Corea del Sud) e altre regioni emergenti, che hanno segnato un arretramento dopo i forti rialzi dello scorso anno.

Nel primo quadrimestre del 2025, le importazioni europee di inox da Paesi extra Ue – tra materie prime, semilavorati e prodotti finiti – hanno raggiunto le 806.000 tonnellate, con un incremento di circa il 30%. L’unica eccezione è il rottame inox, che ha visto un crollo degli acquisti extra-Ue del 44%.

Sul fronte opposto, le esportazioni europee hanno registrato un calo del 4,3%, fermandosi a 420.000 tonnellate. Sono aumentate tuttavia le spedizioni di rottame (+15.000 ton) e di semilavorati, mentre sono calate quelle dei prodotti finiti, confermando una domanda esterna più debole.

Più marcata la dinamica dell’Italia, che nel primo trimestre 2025 – secondo i dati Istat – ha visto le importazioni di acciaio inossidabile crescere di oltre il 70%, superando persino i volumi del 2022 (oltre 636.000 tonnellate). A trainare l’aumento sono stati in particolare bramme e coils.
Sul versante dell'export, la crescita è stata più contenuta: +26.000 tonnellate rispetto allo stesso periodo del 2024. In aumento le esportazioni di rottame, billette e prodotti piani, mentre sono risultati in calo i prodotti lunghi e i tubi.

Ducoli ha poi analizzato i settori industriali che trasformano l’acciaio inox, evidenziando una netta distinzione tra comparti «resilienti» e comparti in difficoltà. Farmaceutico e alimentare, pur non brillando, hanno mantenuto un valore vicino ai livelli del 2019. Al contrario, chimico, energetico, elettrodomestico e automotive hanno mostrato una produzione ancora inferiore ai livelli pre-pandemia, con un impatto diretto sulle dinamiche della domanda e del commercio.

L’analisi si è chiusa con uno sguardo sull’andamento dei prezzi, basati sulle rilevazioni settimanali di siderweb. Per il 304 laminato a freddo, dopo il minimo toccato a luglio 2023 (il più basso da fine 2020), i prezzi sono risaliti fino a luglio 2024, per poi avviare una nuova fase di discesa, con l’ultima quotazione a 2.600 €/t.
Simile l’andamento del 316 a freddo, con prezzi più elevati ma dinamica sovrapponibile (ultimo valore: 4.032 €/t). Meno dinamico il comparto dei prodotti lunghi, che ha visto un calo iniziale ma poi una sostanziale stabilità, con poche oscillazioni significative da un anno a questa parte.

Infine, uno sguardo ai risultati trimestrali dei principali produttori europei di inox: Outokumpu, Aperam e Acerinox. Nonostante fatturati simili, le performance variano: Acerinox si distingue per il miglior Ebitda (102 milioni di euro) e l’unico utile netto positivo, grazie soprattutto ai buoni risultati ottenuti negli Stati Uniti; Outokumpu segna una ripresa dell’Ebitda del 27%, ma resta in perdita; Aperam, infine, registra un calo del margine operativo e un risultato netto negativo, mostrando le difficoltà più marcate tra i tre player.


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