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Lamierino magnetico: mercato europeo in crescita a doppia cifra

Tosini (Ufficio Studi siderweb): «C’è l’opportunità per l’Italia di avere un produttore nazionale»

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Con un import di oltre 721mila tonnellate nel 2022, l’Italia – che non ha una produzione propria - è il primo importatore mondiale di lamierino magnetico.

È un «mercato in grande sviluppo: per la crescita economica che si prevede piuttosto robusta nei prossimi anni, nei Paesi emergenti in particolare dove la popolazione è in salita e c’è bisogno di aumentare la produzione di energia elettrica; per gli investimenti dei Governi in risparmio energetico e fonti rinnovabili; per la grande transizione dal motore a combustione interna al motore elettrico in atto nella mobilità; nello sviluppo tecnologico delle transizioni di potenza». Secondo le previsioni illustrate da Gianfranco Tosini (Ufficio Studi siderweb), il mercato mondiale del lamierino magnetico dovrebbe crescere dai 33,7 miliardi di dollari del 2022 ai 62,4 miliardi del 2030 (tasso medio di crescita annuo dell’8%) e dai 20,7 milioni di tonnellate ai 38,9 milioni (+8,5% medio annuo).

Prospettive e struttura di questa nicchia di mercato (circa 1% della produzione globale di acciaio) sono state illustrate oggi nel webinar di siderweb dal titolo “Lamierino magnetico oggi e domani”.

Produzione e commercio mondiale
Sul mercato globale, i principali produttori sono Cina e Taiwan (China Baow Steel Group; Shagang Steel Group; Ansteel Iron & Steel Group; China Steel; Valin Group; Tianjin Blueprint Iron & Steel). Seguono Giappone (Nippon Steel & Sumitomo Metals e JFE Holding) e Corea del Sud (POSCO-Pohang Iron and Steel).  

Nel 2022, i primi tre Paesi importatori di lamierino magnetico sono stati: Italia (721mila tonnellate, di cui l’87% di lamierino a grani non orientati, con una quota del 16%); India (677mila tonnellate, 15%); Turchia (346mila tonnellate, 7,6%). Questi i tre principali esportatori: Cina (1,29 milioni di tonnellate, di cui il 65% di lamierino a grani non orientati, con una quota del 30%); Giappone (584mila tonnellate, 14%); Germania (540mila tonnellate, 13%).

Produzione e commercio europeo
Se nel 2022 il mercato europeo del lamierino magnetico valeva 6,4 miliardi di dollari per 3,5 milioni di tonnellate, nel 2030 si stima che le sue dimensioni raggiungano i 12,7 miliardi di dollari per 7,5 milioni di tonnellate, con un tasso medio di crescita annuo del 9-10%.

La quota di mercato maggiore, secondo l’analisi illustrata dal professor Tosini, è quella della Russia (circa 40%); seguono la Germania e l’Italia. Il lamierino magnetico viene utilizzato in Europa soprattutto per produrre motori (circa 50%), trasformatori e poi induttori. Ad assorbire la maggior parte dei volumi è il settore manifatturiero (circa 43%), seguito da energy e automotive.   

La produzione interna ammonta a circa 2 milioni di tonnellate. Tra i principali produttori europei figurano Voestalpine, ArcelorMittal, thyssenkrupp. «In Italia – ha ricordato Tosini – il gruppo Arvedi ha annunciato la ripresa della produzione di lamierino magnetico (AMSI, ARTE) a Terni, che però non è ancora cominciata».

Nel 2022, i maggiori Paesi Ue importatori di lamierino magnetico, dopo l’Italia che ha una quota del 39,4%, sono stati a grande distanza Francia (183mila tonnellate, 10%) e Repubblica Ceca (146mila tonnellate, 8%). Quanto all’export, al primo posto c’è la Germania (540mila tonnellate e una quota del 36%), seguita da Austria (206mila, 14%) e Francia (167mila, 11%).

Produzione e commercio nazionale
Nel 2022, come detto in apertura, l’Italia ha importato circa 722mila tonnellate di lamierino magnetico, per la maggior parte a grani non orientati (586mila tonnellate); l’export è stato di 77mila tonnellate. Le stime per il 2023 dicono di un import di poco inferiore alle 600mila tonnellate, tornando sui livelli del 2021.

Al primo posto tra i Paesi fonte di approvvigionamento c’è la Cina con 157mila tonnellate e una quota del 26%. Seguono Germania (126mila tonnellate), Taiwan (70mila tonnellate) e Austria (58mila tonnellate).

«Mentre altri Paesi hanno ancora un’industria automobilistica interna che sarà interessata dalla transizione ecologica – ha sottolineato Tosini -, l’Italia ormai non produce più di 700-800mila veicoli l’anno, quindi non avremo un’impennata della domanda da parte di questo settore. Probabilmente cresceranno di più la componente manifatturiera extra automotive e nel comparto energetico. Credo, però, che ci sia l’opportunità per un eventuale produttore nazionale di lamierino magnetico – ha detto Tosini -. Il Gruppo Arvedi, avendo acquisito AST, può sicuramente riattivare l’attività produttiva, anche nel breve termine. Resta la partita di Acciaierie d’Italia a Taranto, ma in questo caso si andrebbe molto più in là nel tempo, perché gli impianti oggi sono interessati da un intenso processo di trasformazione industriale».


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