9 novembre 2023 Translated by Deepl
RIMINI – Un percorso ancora lungo e ricco di incognite. Ma che sta prendendo sempre più piede all'interno delle aziende, coinvolgendo tutte le divisioni. È il percorso verso le zero emissioni della siderurgia nazionale ed europea, che è stato il tema discusso nella tavola rotonda, moderata da Francesca Morandi, content manager siderweb, che ha animato il convegno «Acciaio: transizione ecologica tra materie prime, mercato e CBAM», organizzato oggi da siderweb in collaborazione con RICREA.
Secondo Francesco Semino, chief sustainability officier di Acciaierie Venete, la strada verso il «green» rischia di provocare delle asimmetrie sia all'interno dell'Ue, dove i Paesi meno indebitati (come Francia o Germania) potranno aiutare in misura maggiore dal punto di vista finanziario le acciaierie rispetto ai Paesi più indebitati, sia all'interno della stessa industria, dove i produttori da altoforno, che partono da un livello di impatto ambientale più alto, potranno beneficiare di aiuti maggiori rispetto a quelli da forno elettrico. Per quanto concerne le tecnologie per la riduzione delle emissioni, Semino ha spiegato che «la carbon capture è stata poco sviluppata in Italia, mentre credo che sia necessario approfondire la ricerca per poter impiegare anche queste tecniche». Inoltre, sempre dal punto di vista tecnologico, «l'elettrificazione dell'altoforno genererà stress sul mercato del rottame, per cui si sta ragionando su cariche metalliche alternative, in particolare con l'evoluzione degli smelter e con l'utilizzo di DRI». Proprio quest'ultima materia prima «il consorzio CEIP sta cercando opportunità di investimento per realizzare un impianto per la produzione di preridotto, in Italia o all'estero. Per fare ciò – ha concluso Semino – bisognerà però trovare luoghi che, oltre a garantire gas e minerale in abbondanza, possano garantire una stabilità geopolitica almeno per i prossimi 20 anni. In questo particolare momento storico, questo elemento appare particolarmente delicato».
Si è invece concentrata su temi più "interni" e relativi all'organizzazione aziendale Alessandra Barocci, responsabile della sostenibilità del Gruppo Arvedi, che ha spiegato il processo che ha portato il gruppo siderurgico con sede a Cremona ad arrivare alla creazione di "Arvzero". «Abbiamo iniziato questo percorso nel 2018 – ha detto –, portando i temi della sostenibilità, che precedentemente erano appannaggio dell'ufficio ambiente, ad essere protagonisti dell'intera vita aziendale». Oltre a questo cambio culturale, «il percorso verso la sostenibilità ha portato ad una serie di scelte strategiche, come quella di ridurre l'impiego di ghisa nelle fusioni e incrementare l'uso di rottame, che hanno portato a scelte industriali impegnative, come l'installazione di impianti di trattamento del rottame per fornire il materiale nella forma e pezzatura necessaria al funzionamento ottimale delle nostre linee di fusione». Ma il percorso di Arvedi non finisce qui: «Stiamo tracciando tutto ciò che produce Arvedi, partendo dall'acciaieria per arrivare sino agli impianti di finitura, per calcolare il carbon footprint e cercare di ridurre ulteriormente l'impatto ambientale dei nostri prodotti».
Il presidente di RICREA, Domenico Rinaldini, si è invece concentrato sui risultati raggiunti dal consorzio, che «nel 2022, a fronte di un'immissione al consumo di 520mila tonnellate di imballaggi in acciaio in Italia, è riuscito a recuperarne l'80,6%, centrando con 8 anni di anticipo l'obiettivo europeo al 2030». Questo risultato «rappresenta un'eccellenza della quale andare fieri, la conoscenza della quale stiamo contribuendo a diffondere nelle scuole italiane, con oltre 850mila studenti coinvolti nei nostri progetti dalla nascita del consorzio ad oggi, e con anche il coinvolgimento delle scuole italiane all'estero».
Stefano Ferrari
7 ottobre 2024
Ogni settimana l'analisi di domanda, offerta e prezzo dell'acciaio sulla piazza commerciale italiana.
Lascia un Commento