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Marcegaglia, bilancio record anche nel 2022

Fatturato vicino ai 9 miliardi di euro e utile netto oltre i 411 milioni di euro

RHO (Mi) - Chi pensava che i numeri straordinari del 2021 non potessero ripetersi, verrà smentito dagli indici di bilancio che Antonio Marcegaglia, presidente e Ceo, dell'omonimo gruppo mantovano ha anticipato a margine della decima edizione di Made in Steel. 

«Abbiamo chiuso il bilancio come tradizione a fine aprile e con piacere posso affermare che ha superato non solo le nostre aspettative ma anche i numeri già eccezionali del 2021, abbiamo un fatturato consolidato di Marcegaglia Steel di quasi 8,6 miliardi di euro a cui si devono aggiungere altri 300 milioni circa di Marcegaglia Investment, per cui possiamo dire che come gruppo siamo effettivamente molto prossimi all'obiettivo 9 miliardi». 
Ad essere stato molto buono però non c'è solo il fatturato ma anche gli indicatori di redditività.
«L'Ebitda è stato di 727 milioni di euro, in pratica quasi 100 milioni di euro in più rispetto all'anno precedente - ha spiegato Marcegaglia -. L'utile netto si è quindi assestato attorno ai 411 milioni di euro, anch'esso di quasi 100 milioni di euro superiore al precedente. Abbiamo inoltre ridotto la posizione finanziaria netta a 182 milioni di euro. Peraltro è il saldo algebrico di un debito a lungo termine (circa sei anni) da 900 milioni di euro sottoscritto quando i tassi non erano ancora esplosi, e che va ad aggiungersi a più di 700 milioni di euro di liquidità di cassa».
Numeri importanti raggiunti nonostante i volumi di vendita abbiano subito una flessione nell'ordine del 6% legato soprattutto ad «una flessione del mercato negli ultimi mesi del 2022 che abbiamo deciso di assecondare senza cercare di intervenire con forzature per salvaguardare la marginalità».
Al bilancio dei risultati economici vanno poi a sommarsi altri 153 milioni di euro di investimenti «30 milioni di euro spesi per Trafital e la partecipazione in Tunisacier con Sideralba. Un saldo da cui sono però escluse le spese per rilevare gli asset di Outokumpu e l'ultima operazione in Lettonia conclusa solo poche settimane fa», conclude Marcegaglia.
Un percorso che l'imprenditore Mantovano va nella direzione di aggiungere gli obiettivi del piano 10 1 0 0 annunciato nei mesi scorsi, vale a dire 10 miliardi di fatturato, 1 miliardo di Ebitda, zero debiti, zero emissioni.

Volgendo invece lo sguardo al 2023 Antonio Marcegaglia ha evidenziato che il primo trimestre ha avuto un'evoluzione migliore rispetto alle previsioni «i volumi sono migliorati del 3% rispetto ai primi tre mesi del 2022, per effetto dell'andamento dei prezzi medi il fatturato è però di un 15% inferiore ad un anno fa anche se l'Ebitda si è assestato attorno all'8%. l'attesa per l'anno in corso è però del mantenimento dell'indice nell'ordine del 6,5%-7%. Alla luce delle nuove acquisizioni le proiezioni di fatturato sono nell'ordine dei 9 miliardi».

Nuove acquisizioni che procedono a passo spedito nell'integrazione all'interno del gruppo soprattutto per la parte inossidabile, «abbiamo già aumentato la produzione di bramme per cercare di raggiungere la saturazione degli impianti e un incremento di almeno 100mila tonnellate anno. Trovarsi dalla parte del produttore è senza dubbio un'esperienza interessante. Ovviamente anche in questa avventura l'efficienza rappresenta un elemento cruciale. Confidiamo che con i nuovi investimenti sul sito di Sheffield si possa raggiungere un ulteriore livello di efficienza. Mi sento di riportare che siamo già soddisfatti del nuovo impianto e soprattutto delle competenze e dell'atteggiamento orientato al ritorno alla crescita che abbiamo messo in campo».

Rivolgendo lo sguardo sull'ultima acquisizione Marcegaglia, quella fatta in Lettonia, l'imprenditore la indica come strategica dal punto di vista commerciale.
«L'operazione va a rafforzare la nostra presenza nei Paesi del Nord e ci permetterà di fornire meglio aree come penisola scandinava e Danimarca. Questi centri di servizio acciai al carbonio lavoreranno in sinergia con la nostra unità in Polonia rendendo la presenza più capillare. Inoltre storicamente erano meta stabile di esportazioni di acciaio russo, e quindi con la nuova configurazione geopolitica e le sanzioni che hanno seguito l'attacco all'Ucraina sono dei mercati che avranno bisogno di nuove fonti di approvvigionamento. Pertanto le nostre acquisizioni del 2023 possono essere viste per l'inox con un presidio della filiera a monte e un completamento della gamma, con prodotti come ad esempio la vergella e il filo che mancavano alla nostra proposta. Entrambe vanno a farci completare la presenza territoriale, Usa, Uk  e Paesi del Nord, e infine ci fanno crescere sul fronte dei prodotti specialties per dare maggiore valore aggiunto e poter servire anche gli end user».

Guardando ai prossimi mesi l'imprenditore non si sbilancia, pur conservando una componente di ottimismo che da sempre lo contraddistingue.
«Ad un primo trimestre superiore alle attese, si sono aggiunti anche dei buoni ordinativi per i secondi tre mesi dell'anno, per cui credo potremo parlare di un più che discreto primo semestre del 2023 - ha spiegato Marcegaglia-. Nelle ultime settimane abbiamo constatato anche noi una sorta di pausa di riflessione della domanda, in parte attribuibile a un rifiato del consumo reale, ma in gran parte dovuta ad un calo della componente apparente anche in relazione alla volatilità dei prezzi ed allo spread che si è andato a creare tra il prezzo europeo e quello dei mercati internazionali, in particolare asiatici. Il fenomeno si spiega con una serie di carenze produttive che hanno fatto mancare l'acciaio in Europa, diversamente che all'estero. Pertanto credo che se è vero che il prezzo europeo possa assestarsi al ribasso, è plausibile che il prezzo internazionale possa fermarsi o persino rimbalzare andando ad accorciare il livello attuale dello spread. Vista la fase permanente di incertezza questa è più un'aspettativa che una previsione, mi sento però di non essere pessimista vista una dinamica di domanda e possibili prospettive di crescita date dai piani europei che sono ancora ben presenti». 

 


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