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Bregant: «Necessari strumenti di difesa sempre più aggiornati»

Per il direttore generale di Federacciai, sull'import serve impedire distorsioni. Preoccupa anche il tema export rottame

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Per l’ingegner Flavio Bregant, direttore generale di Federacciai, è apparsa chiara nelle scorse settimane la grande capacità della Turchia di riprendersi in modo veloce ed efficace dalla tragedia del terremoto. La reazione, anche grazie al fatto che il Paese «non è una democrazia bloccata da una burocrazia enorme», sarà rapida; la produzione interna sarà orientata alla ricostruzione e quindi i tempi di ripresa saranno «più corti di quelli a cui siamo abituati in Italia». Nel prossimo periodo crescerà non solo la domanda di prodotti lunghi, per la costruzione di nuovi edifici, ma anche la domanda di piani, «per la realizzazione di moduli abitativi di emergenza che, forse, diventeranno anche soluzioni a lungo termine». Ma Bregant si aspetta una crescita dell’economia turca «al di là di questi due, tre mesi di riassestamento. Alla spinta data dalla ricostruzione si aggiungerà una spinta espansiva che la Turchia aveva già in programma» e che è dimostrata dalle previsioni sui consumi elettrici interni: 380 TWh nel 2025, 455 TWh nel 2030 e 510 TWh nel 2035. Questo per il direttore generale di Federacciai si tradurrà «anche in un maggior utilizzo di materiale siderurgico».

Sugli effetti del terremoto sulla geografia dei flussi internazionali, Bregant vede delle maggiori possibilità di esportazione in alcuni Paesi tradizionalmente importanti per la Turchia, come Israele, Yemen e Usa. «Non mi aspetto invece che cambino molto i flussi verso i Paesi che rappresentano grandi clienti per i produttori turchi, vale a dire quelli dell’area mediorientale. Parliamo di grandi contratti, grandi richieste. Potrebbero essere reindirizzati sul mercato interno turco alcuni flussi minori ma la cui somma potrebbe essere importante, ossia le spedizioni verso Paesi come quelli dell’Africa».

Flavio Bregant non ha mancato di porre l’accento su quella che da tempo rappresenta una preoccupazione per i produttori siderurgici europei, ossia l’export di rottame. Un tema che per il direttore generale di Federacciai è diventato ancora più caldo dopo il sisma, perché la domanda è destinata a crescere sulla scia dei processi di decarbonizzazione in atto in numerosi paesi e, ora, anche a fronte degli sforzi per la ricostruzione in Turchia. In Cina, ha aggiunto Bregant, «è in programma entro il 2030 l’entrata in funzione di sedici nuovi forni elettrici ad arco. La richiesta di rottame sarà dunque sempre maggiore e per questo bisogna ragionare con logiche di più lungo periodo. Già una quarantina di Paesi nel mondo ha imposto barriere all’export di rottame. Questa per noi è una materia prima critica. L’Italia è prima in Europa per capacità da forno elettrico, gli altri Paesi ci seguiranno, ma noi siamo già importatori netti di rottame».

Per quanto riguarda le importazioni di prodotti finiti in Europa, Bregant ha voluto sottolineare che «i volumi in valore assoluto sono diminuiti ma questa diminuzione non deve ingannare, perché se guardiamo il tasso di penetrazione ci accorgiamo che è incrementato. La pressione insomma resta anche quando l’economia è in peggioramento». Il terremoto in Turchia «è arrivato in un momento in cui l’economia europea e quella turca erano in netta discesa», dunque «ha solo accentuato un momento di particolare calma sui mercati». Mercati che, tuttavia «si riassestano sempre». Per Bregant ci sono già nuovi attori, come l’Algeria, che «viene da un lungo programma di investimenti e da importatore di acciaio ne è diventato esportatore», ma anche Paesi come Egitto e Albania «che hanno iniziato ad affacciarsi sul mercato con prodotti che prima non offrivano. Che questo derivi da produzioni proprie o, forse più facilmente in alcuni casi, da distorsioni dei flussi, è tutto da studiare, ma ci sono già nuovi Paesi, nuovi produttori». Questo per il direttore generale di Federacciai implica che le misure di Salvaguardia dovranno essere a mano a mano adeguate.

A proposito di misure di difesa commerciale, per Bregant nei prossimi anni bisognerà pensare a strumenti sempre più aggiornati. «La Cbam entrerà in funzione, se lo farà, tra diversi anni con una complessità applicativa notevole ed una facilissima aggirabilità ed elusività», mentre la salvaguardia «ha dei limiti, andrebbe aggiustata, per il Wto non potrebbe restare in vigore nonostante le condizioni originali per la sua costituzione rimangano tuttora in piedi. Dovremo quindi trovare modalità con cui impedire le distorsioni e la concorrenza sleale». Il rischio è infatti che le aziende europee e italiane si trovino «enormemente svantaggiate sul piano competitivo nei mercati esteri».


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