12 giugno 2024 Translated by Deepl
La sfida del futuro è l’identificazione di nuove tecnologie per la produzione piani con l’uso del rottame. Ne sono convinti in Consorzio RICREA, il Consorzio nazionale per il riciclo e il recupero degli imballaggi in acciaio. Che per questo, dopo il record assoluto delle proprie performance del 2023 (riciclato l’87,8% dell’immesso al consumo, ben al di sopra degli obiettivi europei al 2030), ha avviato un’attività di “fine tuning” per superare le difformità della raccolta e migliorare la qualità.
Da un lato, si vuole intervenire in quelle aree non all’altezza della media (come Sicilia, Calabria e Puglia), anche per ovviare alla mancanza di impianti, «spesso non costruiti anche per motivi demagogici» spiega Federico Fusari, direttore generale di RICREA. «La selezione, la lavorazione e l’avvio al riciclo devono avvenire il più possibile vicino al luogo della raccolta perché il processo sia efficiente. Non può essere che il materiale raccolto in Sicilia venga lavorato in Lombardia. Le emissioni vanificano i vantaggi del riciclo». Dall’altro, si lavora all’ulteriore miglioramento della raccolta, guardando anche alle «tecnologie di selezione, che spesso privilegiano il materiale prevalente della raccolta, quindi la plastica e il vetro».
Un lavoro lungo decenni, che ha permesso al Consorzio di far diventare la cessione del materiale la propria prima fonte di ricavo: il 75% del totale; la quota restante è costituita dal contributo ambientale di Conai, passato dai 31 agli attuali 5 euro la tonnellata. «Prevediamo che questo contributo possa essere mantenuto per il 2024 e il 2025, grazie al perseguimento delle politiche di vendita del rottame» spiega il direttore Fusari, con cui abbiamo parlato anche di mercato del rottame e della sperimentazione sulla frantumazione che RICREA sta portando avanti per migliorare ancora la qualità.
11 ottobre 2024
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