18 gennaio 2023 Translated by Deepl
Italia e Unione europea tra la stagnazione e la recessione. Acciaio tra lo stabile e il rallentamento, con prezzi probabilmente al di sotto dei livelli toccati nel 2022. Stando ai dati oggi a disposizione, sono queste le previsioni per il 2023 illustrate oggi dall’Ufficio Studi siderweb nel webinar MERCATO & DINTORNI.
«Le prospettive macroeconomiche sono tra la stagnazione e la recessione» ha spiegato il responsabile, Stefano Ferrari. La World Bank ha recentemente rivisto al ribasso le proprie previsioni per il 2023: per l’area euro si stima per il Pil una crescita zero, con una perdita di circa 2 punti percentuali rispetto alle precedenti ipotesi formulate a giugno 2022. E pressoché tutte le previsioni di variazione del Pil sono state ridimensionate. Quanto all’Italia, per quest’anno la Banca d’Italia stima una crescita dello 0,4%, favorita dalla crescita degli investimenti nei settori più "steel intensive" (beni strumentali, +3,5%, e costruzioni, +2,2%): dopo il +3,8% del 2022, si va verso il ritorno a una bassa crescita nel prossimo biennio.
Tra i potenziali rischi per la crescita figurano «il Covid-19, le politiche monetarie restrittive, la possibile recessione in Usa e Ue. E ancora – ha elencato Ferrari – l’esplosione dei contagi in Cina a seguito dell’allentamento delle misure di contenimento e le possibili interruzioni delle catene di fornitura e la carenza di manodopera».
In questo contesto, «le prospettive per l’acciaio – secondo Ferrari – non sono particolarmente brillanti». La produzione mondiale, secondo i dati della World Steel Association, da fine 2021 a settembre 2022 è stata tra lo stabile e il ribasso in termini tendenziali. La Cina ha avuto una dinamica sempre inferiore alla media mondiale fino ad agosto; ora è il Dragone che accelera, mentre l’Ue ha perso circa il 20% della propria produzione.
Anche l’output nazionale di acciaio è in calo. Negli ultimi 12 mesi, aprile escluso forse per un anticipo di domanda seguito allo scoppio della guerra in Ucraina, il dato mensile tendenziale è stato negativo per 11 volte secondo i numeri di Federacciai. Quanto al consumo apparente (produzione più import, meno export), ha illustrato ancora Ferrari, gli unici mesi positivi del 2022 sono stati gennaio, febbraio, aprile e giugno. Ad agosto e settembre (ultimi dati disponibili) c’è stato un crollo del 30-40%. «Stando a quanto riportato a siderweb dagli operatori – ha anticipato Ferrari – anche il resto del 2022 non è stato brillante. Per gennaio siamo ancora in attesa: sembra esserci una certa lieve ripresa di prezzi e consumo, ma siamo in una fase preliminare».
Infine, il 2023 delle materie prime potrebbe vedere sgonfiarsi i prezzi, tranne rari casi. «Quindi è probabile che anche il prezzo medio dell’acciaio – ha spiegato Ferrari – potrebbe risentire dell’andamento generale della congiuntura non favorevole», posizionandosi al di sotto dei valori del 2022 anche a causa dell’atteso ridimensionamento, o quantomeno della stabilità, delle quotazioni dell’energia.
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