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2022 un anno di grande volatilità per il settore siderurgico

Nuovi trend sui mercati internazionali potrebbero far pensare ad una stabilizzazione in vista

Il 2022 è stato un anno caratterizzato da grandi incertezze per il mercato siderurgico internazionale. Dopo un 2021 molto positivo, le economie occidentali avevano ottime aspettative per il 2022, grazie al superamento delle problematiche relative all’epidemia di Covid e alla buona liquidità disponibile nel mercato. L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia a fine febbraio ha però portato il mondo nuovamente (e per molti versi inaspettatamente) sull’orlo di un conflitto mondiale, frenando bruscamente la crescita economica e portando alla luce ancora più fortemente le problematiche legate al futuro energetico e alla disponibilità di materie prime. Mentre l’Occidente, però, si preoccupava della situazione geopolitica ed energetica, in Cina continuavano le incertezze legate alla volontà di tenere sotto controllo il Covid-19, con lockdown localizzati in molte aree del Paese e un impatto diretto sull’economia e la domanda siderurgica.

Ora che l’anno volge al termine è possibile tirare le somme e confermare che quelli passati sono stati dodici mesi molto difficili da interpretare per il comparto siderurgico.Guardando alle materie prime principali, minerale di ferro e rottame ferroso, si nota che la volatilità nel corso del 2022 è stata molto elevata.

Per il minerale di ferro si è confermata (seppur in maniera leggermente inferiore) la volatilità del 2021, con movimenti nel corso del 2022 che hanno portato il prezzo a salire di quasi il 30% nella prima parte dell’anno, per poi scendere in maniera vertiginosa registrando quasi un -50% dal picco annuale fino ad inizio novembre. Nell’ultimo mese alcuni segnali positivi provenienti dalla Cina hanno fatto stabilizzare il prezzo del minerale di ferro al di sopra dei 100 dollari la tonnellata CFR Cina, ma nel complesso nel 2022 il prezzo medio è stato vicino ai 120 dollari la tonnellata, ben al di sotto dei quasi 160 dollari medi registrati nel 2021.

Per il rottame, invece, il 2022 è stato un anno di eccezionale volatilità. A marzo, a seguito dell’incertezza creata dalla guerra in Russia, si è toccato un record storico a circa 650 dollari la tonnellata per l’HMS 1/2 importato in Turchia. Nel corso dell’anno il prezzo del rottame ha visto una salita nella prima parte di oltre il 40%, seguito da un crollo delle quotazioni di circa il 50%. Nel secondo semestre dell’anno il prezzo del rottame ha continuato ad essere molto volatile, ma in un range più contenuto che sembra indicare nuovi livelli di normalità per il prossimo futuro (350-400 dollari la tonnellata). Il 2022 si chiuderà con un prezzo medio per il rottame di circa 450 dollari la tonnellata, poco al di sotto del record registrato nel 2021 a oltre 460 dollari la tonnellata.

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La grande volatilità dei prezzi delle materie prime ha avuto un impatto diretto anche sui prezzi dei prodotti finiti siderurgici in tutte le aree geografiche. A livello globale, però, i prezzi dei prodotti lunghi hanno sofferto meno di quelli dei prodotti piani durante il 2022. Mettendo a confronto, per esempio, il prezzo FOB Cina degli HRC con quello del tondo FOB Turchia (entrambi indicatori internazionali per i rispettivi comparti), si nota che il tondo turco nella seconda parte del 2022 ha mantenuto prezzi molto superiori rispetto agli HRC cinesi. Storicamente gli HRC cinesi hanno goduto di un premium rispetto al tondo turco. Questo nuovo elemento si spiega con tre fattori:

1) la crisi del comparto auto su scala globale a fronte di una migliore performance del settore costruzioni,

2) le grosse difficoltà vissute dall’economia cinese e dal settore siderurgico locale nel 2022,

3) la relativa maggiore tenuta e forza del prezzo del rottame rispetto a quello del minerale di ferro.

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Andando a guardare i movimenti del mercato siderurgico europeo si può notare anche qui la relativa forza dei prezzi dei prodotti lunghi rispetto alla debolezza dei prezzi dei prodotti piani. Il prezzo degli HRC in Europa nel 2021 aveva toccato dei livelli record e si pensava che il mercato fosse entrato in una nuova fase, con prezzi medi molto al di sopra dei livelli pre-Covid. Il 2022 da un lato ha confermato elevati costi di produzione, ma dall’altro ha anche ricordato al mercato che la domanda finale e la disponibilità di prodotti nel mercato internazionale rimangono i principali driver del prezzo. Contro ogni aspettativa, nella seconda parte del 2022 i prezzi degli HRC in Nord Europa sono scesi molto al di sotto dei prezzi del tondo, a causa della persistente crisi del settore automotive e della competizione forte per i produttori europei da parte di nuovi fornitori asiatici come il Giappone o la Corea del Sud. Per il settore dei lunghi, invece, continua la fase di apprezzamento iniziata nel 2020. Quest’anno, infatti, il tondo in Nord Europa ha registrato un prezzo medio di oltre 1.050 euro la tonnellata, al di sopra del prezzo medio registrato dagli HRC di circa 950 euro la tonnellata. È ancora presto per dire se questa superiorità del prezzo del tondo su quello degli HRC sarà una costante anche per il 2023; quello che però è certo è che ad oggi ancora non si vede una vera ripresa forte del settore automotive. L’incertezza nel mercato dell’auto caratterizzerà certamente anche i primi mesi del 2023, tanto che alcune fonti tedesche hanno confermato che le negoziazioni per i contratti annuali di fornitura al settore automotive di acciaio per il nuovo anno sono ancora in fase di negoziazione.

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