20 settembre 2022 Translated by Deepl
È a rischio la regionalizzazione del mercato dell’acciaio, cominciata nella metà degli Anni ’10 con il forte aumento dell’export cinese e la progressiva chiusura dei mercati, soprattutto dell’Ue e degli Usa. «L’Ue in questi ultimi mesi è diventato il mercato più caro al mondo per quel che riguarda l’acciaio. E la Salvaguardia è sostenibile finché il differenziale di prezzo tra il prodotto europeo e quello importato è inferiore al 25%, cioè l’ammontare del dazio superato il contingente. Oggi per alcuni prodotti si sono aperte delle possibilità all’import. Possibilità che al momento sono frenate dalla scarsa domanda, ma bisognerà tenerne conto nel prossimo futuro. È da vedere, poi, quale sarà la decisione della politica, sulla spinta delle associazioni, per affrontare questa situazione che, se i prezzi dell’energia resteranno ancora elevati, potrà diventare non proprio strutturale, ma continuativa».
E non c’è solo questo macro trend a essere messo a rischio dall’attuale congiuntura economica mondiale. A passare in rassegna come sta cambiando il futuro a breve termine della filiera siderurgica è stato il responsabile dell’Ufficio Studi siderweb, Stefano Ferrari, aprendo il webinar “Siderurgia: parlano i fornitori”.
Innanzitutto, «il lungo periodo di grande accesso alla liquidità a condizioni molto positive potrebbe essere finito», a causa dell’inflazione galoppante in Italia e in Europa, come non si vedeva da oltre 30 anni, e il conseguente processo di graduale aumento dei tassi di recente annunciato dalla Bce, «mettendo quindi anche qualche punto di domanda sugli investimenti» ha spiegato Ferrari.
Altro aspetto, legato agli investimenti, è la green economy. «Con il caro energia e la mancanza di gas e altri combustibili fossili in Ue, sembra si sia fatto passo indietro, almeno nel breve periodo, con, per esempio, la ripresa della produzione di energia elettrica da carbone – ha ricordato Ferrari –. I fondi accantonati saranno sufficienti a garantire la transizione verso un’economia verde, visto che i costi dell’energia e l’inflazione sono nettamente superiori a quanto prognosticato pochi mesi fa» con il NextGenerationEU?
Costi del gas e dell’energia che potrebbero rallentare anche il processo verso la produzione dell’acciaio verde e all’obiettivo zero emissioni nel 2050. La strada principale tracciata per la decarbonizzazione, ovvero il passaggio graduale dall’altoforno al forno elettrico e l’uso di DRI come materia prima in entrambi i cicli, è fortemente energivora. «Non dimentichiamo che per produrre 1 tonnellata di DRI servono oltre 200 metri cubi di gas. Con i prezzi europei attuali – ha sottolineato Ferrari – questa soluzione è poco praticabile. Si potrebbero posticipare gli obiettivi o ridurre le emissioni tagliando la produzione, ma ciò causerebbe gravissimi problemi di reperibilità dei prodotti per alimentare la filiera. Saranno certamente necessari interventi di sostegno» per la transizione ecologica dell’acciaio.
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